Pensioni, come evitare di perdere i contributi. Quello che c’è da sapere sul rischio prescrizione
Come evitare che si perdano quelli non versati fino al 31 dicembre del 2018. Dipendenti e collaboratori con “buchi” previdenziali devono sollecitare gli enti
Si avvicina la fine dell’anno e, con essa, anche il termine dell’inapplicabilità della prescrizione per i contributi dovuti dalle pubbliche amministrazioni per le prestazioni lavorative di dipendenti e collaboratori antecedenti al 31 dicembre 2018. La legge 14/2023 stabilisce infatti che, a partire dal 1° gennaio 2024, tutti i periodi contributivi fino al 31 dicembre 2018 che non risultino ancora versati, o che non si sia iniziato a versare in modalità rateale entro la fine del 2023, vengano prescritti. In tal caso, le pubbliche amministrazioni perderebbero l’inapplicabilità delle sanzioni per i ritardi di pagamento, e i lavoratori interessati perderebbero invece la quota di contributi in questione, che non andrebbe così a sommarsi a quelli già versati per determinare il futuro importo della pensione, ma verrebbe erogata sotto forma di rendita vitalizia integrativa.
Per fare in modo che questo non accada, toccherà agli stessi lavoratori esortare il soggetto presso cui hanno lavorato (o lavorano) a versare quanto dovuto oppure a presentare all’Inps una domanda per la definizione di un piano di versamento rateizzato.
Chi riguarda
Come già accennato, la scadenza in questione riguarda tutte le pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165/2001, ovvero: le amministrazioni dello Stato (compresi scuole ed istituti educativi); le aziende e le amministrazioni dello Stato a ordinamento autonomo; le università, comprese quelle non statali riconosciute come enti pubblici non economici; le amministrazioni locali (Regioni, Provincie, Comuni, Unioni dei Comuni, Comunità Montane, Unioni e Consorzi di questi soggetti); le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni; gli enti pubblici non economici di cui alla legge 70/1975; gli ordini e i collegi professionali e le relative federazioni, i consigli e collegi nazionali, gli enti di ricerca e sperimentazione; amministrazioni, aziende ed enti del Servizio sanitario nazionale; l’Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni); le Agenzie di cui al decreto legislativo 300/1999; le Aziende sanitarie locali, ospedaliere e le strutture sanitarie istituite dalle Regioni; gli Istituti pubblici di assistenza e beneficenza (Ipab) e le Agenzie di servizi alla persona (Asp) istituite dalle Regioni; le Autorità indipendenti che sono qualificate amministrazioni pubbliche (come Banca d’Italia e Consob).
Quanto tempo c’è
Questi soggetti hanno tempo fino al prossimo 31 dicembre per provvedere al versamento dei contributi spettanti, a presentare la richiesta per un pagamento rateizzato di questi, o almeno a valorizzare la posizione assicurativa dei lavoratori interessati, inviando una comunicazione contenente tutti gli elementi necessari a quantificare la contribuzione dovuta. In questo modo si determina l’interruzione della prescrizione e i contributi, una volta versati, andranno a sommarsi agli altri già presenti nella posizione previdenziale dell’interessato.
I lavoratori possono verificare che tutti i contributi per i periodi in cui hanno lavorato siano stati correttamente versati attraverso il sito dell’Inps, consultando il loro estratto conto contributivo/previdenziale, oppure tramite il contact center dell’Istituto (chiamando l’803.164, gratuito da rete fissa, o lo 06.164.164 da rete mobile). In alternativa, è possibile rivolgersi a patronati o ad intermediari dell’Inps.
Nel caso in cui i contributi non fossero presenti, è consigliabile che sia lo stesso lavoratore ad effettuare una richiesta di rivalutazione della posizione assicurativa, per poi sollecitare la pubblica amministrazione per cui ha lavorato ad effettuare le dichiarazioni dovute e saldare il debito. Nell’ipotesi in cui questo non dovesse bastare, il lavoratore può presentare un formale sollecito/diffida.
Cosa significa prescrizione
Nei casi in cui una pubblica amministrazione non abbia ottemperato in tempo agli obblighi per la regolarizzazione della posizione previdenziale dei lavoratori, i periodi contributivi interessati vengono mandati in prescrizione. Per i lavoratori questo significherà dover attendere che l’Inps ottenga dai rispettivi datori di lavoro la documentazione necessaria per accertare l’esistenza del rapporto di lavoro e i relativi contributi. Solo dopo questo passaggio, l'Istituto provvederà a costituire una rendita vitalizia riversibile pari alla pensione o alla quota di pensione adeguata dell'assicurazione obbligatoria che spetterebbe al lavoratore in relazione ai contributi omessi, ai sensi dell’articolo 13 della legge 1338/1962.
L’eccezione è data dai lavoratori iscritti alla gestione Cassa pensioni insegnanti (Cpi), i quali, nel caso in cui il datore di lavoro non potesse versare i contributi prescritti, dovranno provvedere a versarli personalmente, per poi aprire un contenzioso per il rimborso degli stessi.