In Toscana sistema idrico tra i migliori ma le perdite d’acqua sono alte
La relazione di Ait: «Oscillano tra il 21,4% di Nuove Acque e il 53% di Gaia». La nostra regione ai primi posti negli investimenti con 327 milioni, di cui 34 pubblici
Quello toscano, è il sistema idrico integrato che più si avvicina alle migliori performance dei paesi nord europei. Lo dicoo i dati dell’Autorità idrica regionale che ha fotografato la situazione dei 34.285 chilometri di rete di acquedotto al 2022. È questa la relazione annuale per l’anno trascorso, firmata dal direttore generale dell’Autorità idrica Alessandro Mazzei, presentata all’assemblea annuale dei sindaci toscani. Resta comunque alto il volume delle perdite d’acqua, soprattutto in alcune zone della regione come quella della Versilia-Apuane.
Le perdite reali, infatti, oscillano tra il 21,4% di Nuove Acque e il 53% di Gaia, con perdite di rete di metri cubi al giorno per km di acquedotto che vanno dai 6 metri cubi di Acquedotto del Fiora ai 19,47 metri cubi di Publiacqua.
Ma è altresì vero, come fanno notare all’Ait, che fra il 2018 e il 2021 «è stato calcolato un risparmio sulle perdite di oltre 32 milioni di metri cubi». L’“oro bianco”, l’acqua, risorsa che acquista ormai connotati sempre più importanti di fronte ai cambiamenti climatici, si fa sempre più cara, sia nei costi di gestione sia in quelli di depurazione e erogazione nelle abitazioni civili e nelle industrie della regione.
L’intera rete fognaria pubblica ad oggi ammonta a complessivi 13.844 chilometri, registrando inoltre 1.214 impianti di depurazione dislocati su tutto il territorio della Toscana.
A livello regionale, nel 2022 dall’ambiente e dal sottosuolo sono stati prelevati oltre 400 milioni di metri cubi di acqua, di cui il 43% deriva da pozzi, il 32% da fiumi e laghi, il 25% da sorgenti e solo lo 0,32% dal trattamento di acque marine. Un dato quest’ultimo, come dicono all’Ait, «fortemente influenzato da Publiacqua che preleva dall’Arno oltre l’88% dei volumi derivanti da acque superficiali».
Di fatto, sembra che in Toscana il sistema idrico integrato, pur registrando uno dei costi più alti sull’utente finale, sia in buona salute; Toscana, Lombardia e Puglia sono, infatti, le regioni italiane dove il sistema di gestione, depurazione e erogazione dell’acqua, risulta il migliore. E che si avvicina, in alcuni casi anche superandolo, ai più virtuosi sistemi integrati dei paesi europei.
Con 2.800 dipendenti suddivisi fra i vari gestori pubblici della regione, nel 2022 in Toscana sono stati realizzati oltre 327 milioni euro di investimenti nella rete dell’acquedotto e in quella fognaria, di cui circa 34 milioni realizzati con contributi pubblici.
I gestori hanno investito soprattutto in manutenzione straordinaria di reti e impianti, e in attività collegate alla ricerca e riduzione delle perdite. Dal confronto con il dato medio nazionale, la Toscana si conferma una regione dove gli investimenti pro-capite realizzati sono stati superiori a quelli realizzati mediamente in Italia. Per la prima volta, la relazione annuale del direttore Alessandro Mazzei ha analizzato anche gli sforzi effettuati dai gestori del servizio idrico in termini di sostenibilità ambientale e di strategie di efficientamento energetico. Gaia, gestore dell’area della Versilia, dal 2022 è risultata “Carbon neutral” azzerando le emissioni connesse all’energia elettrica attraverso l’acquisto di un mix energetico costituito al 100% da fonti rinnovabili. Ed è sempre Gaia che ha poi provveduto, ad acquistare crediti di carbonio per compensare la parte residuale più difficilmente colmabile. Di contro, le tariffe su famiglie e cittadini in Toscana sono alte. «Soprattutto a causa dei maggiori investimenti effettuati – si trova scritto nella relazione di Ait – le tariffe toscane si confermano piuttosto elevate, se confrontate, a parità di metri cubi teorici consumati con quelle nazionali. Sulla base dei consumi effettivi misurati per gli utenti residenti, una famiglia media toscana spende 320 euro all’anno, a fronte di un consumo medio di circa 100 mc/anno».