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Botte, sputi e minacce, poi l’arresto: «Un peluche mi ha salvato la vita»

di Sabrina Chiellini
Botte, sputi e minacce, poi l’arresto: «Un peluche mi ha salvato la vita»

Pisa, l’angoscia di Chiara, 42 anni: «Il mio ex è in carcere, ma io non dormo più». Dall’incontro su Facebook alla violenze: il racconto del terrore

23 novembre 2023
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PISA. «Ora è stato arrestato ma da quando mi ha picchiato la prima volta, lo scorso giugno, non dormo più la notte, sono angosciata. Per mesi mi ha scritto di continuo, alternando momenti di rabbia a una finta calma. Ho sopportato di tutto: per lasciarmi in pace, dopo che è finita la nostra relazione, pretendeva dei soldi. Voleva una specie di Tfr, una buona uscita per tornarsene a casa sua, a Vecchiano, e lasciarmi libera». A raccontare il suo dramma è Chiara, nome di fantasia per non renderla riconoscibile, 42 anni, affittacamere a Firenze.

L’uomo, un operaio di 41 anni, è stato arrestato pochi giorni fa dopo avere violato il divieto di avvicinamento all’ex. Sarà sufficiente a fermarlo? Chiara non lo crede. Ha trovato il coraggio di denunciare. La prima volta a giugno dopo le violenze psicologiche. Parla, si sfoga, vuole tenere una luce accesa sulla sua storia. Così come ha fatto quando, il 27 settembre, lui l’ha riempita di botte, costringendola a rivolgersi al pronto soccorso (25 giorni di prognosi) con vari traumi. Emerge una storia di una “ordinaria” relazione malata.

I due si conoscono su Facebook un anno e mezzo fa, cominciano a frequentarsi. Dopo il primo periodo “rose e fiori” in casa di Chiara irrompe la paura. «Urla, offese, sputi in faccia – racconta – messaggi terribili, minacce, offese». Prevaricazioni, violenze psicologiche che la donna perdona, anche se la portano a firmare una prima denuncia. Fino al pestaggio del 27 giugno, quando lui la prende a calci e pugni. Sono in casa di Chiara, basta una domanda a scatenare l’inferno. «Gli ho chiesto spiegazioni quando ho capito che si stava scrivendo messaggi con la sua ex. Lui ha reagito con violenza inaspettata, mi ha picchiato. Ho deciso di denunciarlo di nuovo – racconta – ma l’incubo non è finito».

Lui lascia la casa della donna dopo cinque giorni e prima, stando alla denuncia, le ruba il passaporto, un orologio, monili d’oro, le chiavi di un camper e il libretto del camper e dell’auto. «Uscita dall’ospedale, sono andata a Milano Marittima e solo quando ho visto dalle telecamere di casa mia (a inizio ottobre) che se n’era andato, allora sono tornata. Sono le stesse telecamere che l’hanno ripreso mentre mi picchia. Se sono viva lo devo a un grosso peluche, l’ho afferrato, mi ha protetto mentre urlavo terrorizzata».

Dopo la denuncia, i carabinieri scrivono alla Procura e l’uomo viene raggiunto dalla misura cautelare del divieto di avvicinamento. Che lui non rispetta.

Le invia messaggi, le fa capire che la controlla, conosce gli orari di quando spegne la luce per dormire. Un copione visto mille volte. «Ho trovato la macchina danneggiata tre volte, con le gomme bucate con delle vite. Sul vetro c’era la scritta: “Ti amo”. Ne ho parlato con i miei avvocati, ci sono state altre indagini. Dalle celle telefoniche abbiamo visto che più volte si è avvicinato sotto casa mia».

Violando il primo provvedimento del giudice, l’operaio aggrava la sua posizione. «È finito in manette per questo, violazione del divieto di avvicinamento, stalking e violenza» racconta disperata. «Vorrei che fosse finita, ma certe persone sembrano non arrendersi mai».

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