La misura
Resiste la moda dei finti selfie
Certe notizie ti fanno sentire spaesato come Alain Elkann sul treno per Foggia: pare infatti che il mezzo di trasporto più usato dagli italiani per andarsene in vacanza non sia l’aereo, il treno, il traghetto o l’automobile ma l’immaginazione.
Stando alle statistiche il combinato disposto di mitomania, aumento dei prezzi, diminuzione del potere d’acquisto, ha incrementato l’esercito (secondo le statistiche erano già due milioni nel 2017) dei furbetti del selfie taroccato. Parliamo di quelli che postano foto di se stessi con alle spalle una spiaggia delle Maldive o il ponte di Brooklyn, mentre in realtà sono ospiti per una settimana di un’anziana zia in Molise.
Si è colti da una vertigine all’idea delle fatiche che il contraffattore deve affrontare pur di stare al passo con le dispendiose vacanze del vicino di casa o del collega d’ufficio. E sorge un moto di compassione per questo sfigato.2 dell’era digitale, contrapposto allo sfigato analogico dei vecchi tempi: quel tipo che si procurava cartoline di Parigi e le spediva dall’ufficio postale di Rimini, venendo immancabilmente tradito dal timbro sul retro. O il povero Fantozzi che arrivando a Cortina proclamava “Sono stato azzurro di sci”, e si schiantava alla prima discesa.
Oggi per inventarsi una finta versione di se stessi in vacanza bisogna avere dimestichezza con la tecnologia, munirsi di app sofisticate e saperle usare; essere al contempo un designer digitale, un art director e un aspirante romanziere. Una volta falsificata la geolocalizzazione grazie all’apposita app, e postato il selfie davanti alla scritta “Hollywood” sul monte Lee, a Los Angeles, ecco entrare il taroccatore dentro un complicato meccanismo che sarebbe difficile da maneggiare anche per il conte Cagliostro o per Frank Abagnale, il geniale truffatore interpretato da Leonardo DiCaprio in “Prova a prendermi”. Vietato innanzitutto farsi beccare mentre si fa la spesa al discount sotto casa, e questa è la parte più facile. Una volta tornati dalle vacanze immaginarie bisogna inanellare, al seguito della bugia madre, una serie di bugie accessorie, per rispondere alle curiosità di parenti e amici sulla terra del cinema, sui selfie (farlocchi) con Tom Hanks o Angiolina Jolie, sugli hotel a cinque stelle in cui non si è dormito e sui ristoranti per vip in cui non si è cenato. La gaffe è sempre pronta a scappare e lo smascheramento un rischio imminente. E dunque la domanda è: vale davvero la pena rischiare di perdere la faccia per mettersi al pari con quelli che a Los Angeles ci vanno davvero e non sanno resistere alla tentazione di farlo sapere a tutto il mondo. Ridicolo non è chi trascorre le vacanze dalla zia in Molise, ma chi cerca di apparire ciò che non è. Parola di Giacomo Leopardi.