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E-cig come le sigarette tradizionali: la stretta sul fumo alternativo. In Toscana gli “svapatori” soprattutto tra i giovani

di Sara Venchiarutti
E-cig come le sigarette tradizionali: la stretta sul fumo alternativo. In Toscana gli “svapatori” soprattutto tra i giovani

Il ministro alla Salute Orazio Schillaci annuncia l’intenzione di vietarle al chiuso. In Toscana solo tra i giovani negli ultimi 5 anni il loro uso è salito dal 15% al 20%

18 gennaio 2023
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In giro ci sono sempre più “svapatori”. Se avete aggrottato la fronte dubbiosi, si sta parlando dei fumatori di sigarette elettroniche. O e-cig. Attività che sta diventando sempre più di moda pure tra i giovanissimi. Tanto che in Toscana, secondo i dati dell’Ars (Agenzia regionale di sanità), il 21,82% di studenti e studentesse tra i 14 e i 19 anni (la vendita sarebbe consentita ai maggiorenni) utilizzano sigarette elettroniche. Solo cinque anni fa, nel 2018, erano il 15,33%.

Comunque lo “svapo” è in aumento un po’ ovunque. Così come in Italia sono triplicate, secondo l’Istituto superiore di sanità, le persone che usano le sigarette a tabacco riscaldato (il 3,3% degli italiani).

Fatto sta che il nuovo ministro alla Salute, Orazio Schillaci, sta pensando a nuove misure per entrambi. “Svapatori” e fumatori “tradizionali”. Senza distinzione. Anche perché distinguerli è difficile: secondo l’Iss l’81,9% di chi usa la sigaretta elettronica è contemporaneamente un fumatore. È quindi questa la novità, mentre l’intenzione ministeriale è di andare verso misure più stringenti. Lontani i tempi delle sale affollate “opache” di fumo.

Ma cosa cambierebbe? Il ministro Schillaci parla di un «aggiornamento» della legge Sirchia, che nel 2003 vietò di fumare in tutti i locali al chiuso. Intanto c’è la proposta di estendere le aree no smoking ad altri luoghi all’aperto se con minori e donne in gravidanza. Verrebbe poi eliminata la possibilità di attrezzare sale fumatori nei locali chiusi. E c’è l’intenzione di estendere il divieto anche sigarette elettroniche e ai prodotti a tabacco riscaldato, questi ultimi equiparati per il fumo al chiuso alle sigarette. Infine si vieterebbe di pubblicizzare anche i nuovi prodotti con nicotina.

Soddisfatto il Codacons, che nei giorni scorsi ha presentato un’istanza al ministero per formare un tavolo tecnico ed equiparare sigarette elettroniche e i prodotti al tabacco. Il la l’aveva dato il recente studio condotto dall’Istituto Mario Negri: le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato non aiutano a smettere di fumare. Anzi, porterebbero o a iniziare, o a riprendere in mano le sigarette. Ad ora, spiega il Codacons, è consentito fumare le e-cig «in alcuni specifici luoghi (al chiuso) salvo espressi divieti decisi dal soggetto responsabile. Tuttavia è sempre vietato in determinati contesti, come a scuola». Al lavoro decide l’azienda.

E il ministro sarebbe appunto d’accordo su una “stretta”. Nella nota in risposta ha chiarito infatti che si tratta di «un’esigenza per tutelare la salute pubblica» e che «presuppone altresì aspetti fiscali e commerciali». E adesso si aspetta anche la Commissione europea, che nel 2023 dovrebbe presentare la proposta di aggiornamento della “Raccomandazione del Consiglio del 2009 sugli ambienti senza fumo”. E l’obiettivo è proprio quello di includere l’uso del tabacco e dei prodotti correlati in determinati spazi all’aperto.

Provvedimenti che toccherebbero una bella fetta di popolazione. In regione il 22,4% dei toscani dai 14 anni in su fuma sigarette tradizionali. Nella fascia 14-19 anni si parla del 15,52%. Con 5.500 decessi ogni anno in regione per fumo di tabacco. Gli “svapatori” in Italia sono invece il 2,4% della popolazione (dati Iss ).

Non tutti però sono d’accordo con quanto prospettato dal ministero. Riccardo Polosa, fondatore del Coehar, Centro di ricerca per la riduzione del danno da fumo, suggerisce un’altra opzione: «La legge Sirchia va aggiornata e rivista, non ampliata. Il ministro propone un divieto nei luoghi pubblici anche per i prodotti a rischio ridotto per un principio di tutela dei non fumatori. Ma sulla base di quali evidenze? Non esiste un solo studio (a normali condizioni d’uso) che dimostri un reale rischio per lo svapo passivo».

Si schierano per il “sì” Altroconsumo, che chiede un incontro urgente, e la Società italiana di medicina ambientale, che afferma: «Le sigarette a tabacco riscaldato introducono i giovani al fumo». Pronta a collaborare con il ministero la Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti). «L’abitudine al fumo – ricorda – è la prima causa di morte prevenibile».l


 

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