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La testimonianza

Enrico, Maria, Silvia e tutti gli altri: così porto gioia nella casa famiglia

di Giulia Lorenzetti*
Enrico, Maria, Silvia e tutti gli altri: così porto gioia nella casa famiglia

Una studentessa di 17 anni del liceo Vallisneri di Lucca racconta la sua esperienza con gli anziani: «Il progetto mi ha davvero aiutata a staccare un po’ dalla routine e ad apprendere cose che sui banchi di scuola non si imparano»

01 dicembre 2022
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Negli ultimi anni, soprattutto a causa della pandemia, le interazioni tra giovani e anziani sono notevolmente diminuite. Considerati come soggetti più vulnerabili, questi ultimi sono stati invitati a limitare i contatti con l’esterno chiudendosi in una realtà apparsa spesso monotona, ripetitiva e priva di svaghi. Fortunatamente, con l’abbassamento della curva dei contagi, la paura di poter contrarre il virus è diminuita ed è stato possibile riprendere, con le dovute attenzioni, quelle attività che mirano a concedere distrazioni agli anziani.

Molti di questi, infatti, per motivi economici oppure familiari sono portati a rivolgersi alle case famiglia in grado di aiutarli.

Benché all’interno di questi centri abitino più persone, non sempre la convivenza è semplice e tende a risultare manchevole quella compagnia, da parte di giovani o esterni, in grado di consentire loro la possibilità di distrarsi da una quotidianità che generalmente, per forza di cose, non dipende dalla loro volontà.

Col fine di allietare i loro pomeriggi sono stati promossi progetti che portano i ragazzi volenterosi a mettere a disposizione qualche ora della loro giornata, da trascorrere nelle relative strutture. È un’iniziativa poco conosciuta e pubblicizzata, soprattutto a seguito della pandemia, che ne ha comportato l’interruzione per due lunghi anni.

Adesso che è stato possibile riprenderla, io stessa sono venuta a contatto con una realtà, la casa famiglia “Serena”, gestita dalla Croce Verde di Lucca, alla quale non mi sarei mai avvicinata, se non mi fosse stata proposta come progetto dalla scuola.

Inizialmente non sapevo bene cosa aspettarmi ma, in seguito a qualche incontro, posso confermare che è stata e continua a essere, settimana dopo settimana, un’esperienza formativa e piacevole.

Nella struttura dove sono stata mandata, a Lucca, vivono in cinque, tre donne e due uomini. La prima volta che mi sono stati presentati avevo paura di non essere in grado di instaurare facilmente un rapporto con loro e di essere considerata un’intrusa. Inoltre non sono mai stata troppo estroversa e questo aspetto del mio carattere non avrebbe di certo giocato a mio favore in questa circostanza.

In realtà sono stata accolta da subito dalla maggior parte di loro e non mi ci è voluto molto a trovare argomenti di cui parlare, dai più ai meno seri.

Il primo ospite che ho conosciuto è stato Enrico, un uomo ironico in grado di sdrammatizzare su tutto strappando una risata. Al nostro primo incontro non mi si è presentato col suo vero nome, ma come Giorgio, facendo venire sui volti dei presenti un’espressione interrogativa, sfociata in una bella risata generale. Dietro al suo carattere autoironico e talvolta riservato, c’è un uomo dolce e molto colto, amante della musica e disponibile quando si tratta di fare qualcosa tutti insieme.

Oltre che con lui, ho fatto subito amicizia con la signora Maria, dolce, piacevole e sempre aperta a qualsiasi attività o argomento io proponessi. È molto socievole e la sua inimitabile parlantina mi ha aiutata a integrarmi in men che non si dica, evitando momenti di silenzio imbarazzanti.

Infine Silvia. La dolcissima e premurosissima Silvia. Incontro dopo incontro si è rivelata piena di talenti. Oltre a primeggiare in qualsiasi gioco si decida di fare, ha sempre una risposta pronta o una frase su cui farti riflettere. Nell’ultimo incontro abbiamo scoperto che è anche molto brava a cantare, benché all’inizio lei lo negasse, così come Enrico a suonare la fisarmonica. Rivelati questi loro talenti, abbiamo passato il pomeriggio ad ascoltarli ed è stato molto piacevole.

Il mio obiettivo è riuscire a stringere i rapporti anche con gli altri, senza forzarli a stare tutti insieme e confido piano piano di riuscire nel mio intento.

L’attività in sé perciò si è rivelata uno scambio di conoscenze tra vecchie e nuove generazioni. Queste ultime, possono apprendere moltissimo, sia per quanto riguarda il passato, ma anche circa l’attualità, che non sempre risulta essere facile per tutti. Allo stesso modo i giovani possono infondere la conoscenza dei nuovi strumenti tecnologici, spesso estranei agli anziani.

Il progetto, mi ha aiutata molto a staccare la mente dall’odierna consuetudine, appesantita da i vari impegni e dai ritmi scolastici e mi ha consentito di apprendere cose nuove, che non si imparano sui banchi.

La cosa più importante, infine, che mi ha resa fiera e mi ha fatta sentire appagata nell’aderire al progetto è stata vedere che la mia compagnia sia risultata piacevole e utile a persone che ne avevano e ne hanno bisogno.

Per questo ho pensato di dedicare il mio articolo a tale argomento, nel tentativo di spronare e invitare i miei coetanei a interessarsi all’iniziativa. Spero che il mio punto di vista sia condiviso e che le giornate degli anziani nelle case famiglia possano diventare meno monotone e colorarsi di nuovo, soprattutto per chi è, per forza di cose, costretto a quella realtà.

*Studentessa di 17 anni del liceo Vallisneri di Lucca
 

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