Il Tirreno

Toscana

Scuola2030
Violenza contro le donne

Crescere con la paura: storie di ragazzine e di molestie quotidiane

di Marta Brizzi e Julia Stettler*
Crescere con la paura: storie di ragazzine e di molestie quotidiane

Bloccate nei bagni o forzate dai propri partner. Le voci di chi ogni giorno fa i conti con la violenza. L'articolo di due studentesse del liceo classico Repetti di Carrara che aderisce al progetto del Tirreno "Scuola 2030"

30 novembre 2022
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La violenza contro le donne è un fenomeno che affligge almeno una donna su tre nella nostra società, da violenze sessuali, a violenze psicologiche e fisiche.

Spesso le donne sentono la necessità di sminuire le proprie esperienze, forse per tutelare se stesse, oppure perché la società insegna loro ad arrendersi all’eventualità che la violenza accada.

In occasione del 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, abbiamo raccolto testimonianze da ragazze della nostra età, dai 16 ai 18 anni, sperando di poter fare luce sulla diffusione e sulla gravità di questo fenomeno tra donne di tutte le età.

«Uscendo dal bagno, ha tentato di rinchiudersi all’interno insieme a me, strattonandomi. Fortunatamente la mia amica è riuscita a tirarmi fuori», ci ha raccontato una ragazza. «Ci ha seguite fino a casa della mia amica, ho avuto paura per giorni», ha proseguito.

Un’altra ragazza ci ha confidato: «Sono stata costretta dal mio ex ragazzo a togliermi il reggiseno».

Un’altra ancora ci ha riportato varie esperienze di quel fenomeno detto cat calling, per il quale alle donne vengono rivolti commenti o gesti non richiesti che hanno riferimenti sessuali.

Ci ha quindi parlato di come senta la pressione dell’essere donna nella nostra società: «Oltre alla violenza fisica – ci ha detto – c’è una violenza psicologica che ci fa sentire costrette a soddisfare gli uomini in qualsiasi caso».

Ha poi aggiunto: «Sin da piccole veniamo preparate a un mondo di cui dobbiamo avere paura, in quanto ci potrebbe sempre capitare qualcosa, forse perché abbiamo abiti troppo “suggestivi”, oppure perché siamo da sole, oppure ancora perché ci esprimiamo in modo troppo “provocatorio” quando in realtà stiamo solo cercando di difenderci. Servirebbero figure che guidino le ragazze più giovani e facciano capire che hanno la possibilità di scegliere e di dire di no».

Prendendo in considerazione quanto ci è stato riferito, riteniamo che si parli tanto di questo fenomeno, ma che non sia mai abbastanza. Le nostre voci non vengono ascoltate, e quando lo sono, vengono sminuite oppure ridicolizzate.

È inaccettabile che le azioni di chi commette una violenza non vengano punite e, se punite, non lo siano sufficientemente. Nessun risarcimento in denaro potrà mai cancellare il trauma che un evento del genere comporta, e i soldi non valgono nulla se il reato rimane impunito.

In una giornata così importante come quella del 25 novembre chiediamo di riflettere su una questione che affligge le donne di tutto il nostro Paese e del resto del mondo.

Al momento in Iran è in atto il caso più eclatante di violenza degli ultimi tempi. La lotta delle donne è resa impossibile da un regime oppressivo e intollerante, e ragazze nostre coetanee stanno venendo stuprate e uccise mentre cercano di combattere per i loro diritti.

Rivolgiamo le nostre priorità alla difesa di tutte le donne, indipendentemente da cosa hanno subito: ogni violenza è grave, ogni «no» andrebbe rispettato. Vivere nella paura non può essere un’opzione.

*Studentesse di 17 anni, del liceo classico Repetti di Carrara


 

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