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Nunzia, il gusto di votare a 101 anni: «Io ho sempre fatto il mio dovere»

di Alessandra Vivoli
Nunzia Borzani
Nunzia Borzani

«Fino a oggi non ho mai disertato le urne, per me è un dovere». La prima volta nel ’46: «Un giorno importante: scelsi la Repubblica»

26 settembre 2022
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CARRARA. Nunzia Borzani (all’anagrafe Annunziata), ieri mattina poco prima dell’ora di pranzo, ha messo il maglione “buono”, il cappottino e i guanti («perché sento sempre freddo e sto bene così») . I capelli grigio argento, erano già ben acconciati dalla sera prima. Ha indossato i guanti, il foulard nei toni del verde, quello delle occasioni importanti, e si è presentata alla scuola elementare Gentili di Fossola, a pochi chilometri di Carrara, nella sezione numero 16. Con la scheda elettorale e la carta identità in mano, in mano, per votare.

Nunzia il 31 ottobre compirà 101 anni, è una ex maestra elementare. La prima volta che ha votato, nel 1946 di anni ne aveva 25. Quando, ha camminato fra i morti e visto il suo paese, Vinca, in fiamme, non ne aveva ancora compiuti 23.

Nunzia dal 1946 quante volte ha saltato il voto?

«Non ho mai saltato un appuntamento alle urne, se non ero impegnata con i parti (Nunzia ha due figli) sono andata a votare sempre e ho voluto farlo anche questa volta».

Nunzia ricorda il suo primo voto?

«Certo, avevo 25 anni, ho votato a Vinca (la frazione di Fivizzano, in Lunigiana, dove fra il 24 e il 27 agosto 1944 le SS commisero uno degli eccidi della seconda guerra mondiale, ndr).

Allora abitavo ancora in paese perché mi sono sposata tre anni dopo. Lo ricordo come un giorno importante: ho votato per la Repubblica perché i Savoia si erano comportati molto male con l’Italia, ci hanno abbandonato, ci hanno lasciato da soli».

Lei, allora, quando si è presentata alle urne, da poco aveva vissuto l’orrore della strage di Vinca. Cosa ricorda di quei giorni?

«Ricordo un odore, un odore acre. Era quello del paese che andava in fiamme. Io mi ero rifugiata a San Giorgio, ero con le mie amiche quando abbiamo visto la macchina dei mai morti e siamo scappate per i boschi. Lo sa? Il giorno che sono ritornata in paese non pensavo che la strage fosse una cosa così grande, così terribile, che avesse lasciato tanti morti e distruzione. Il 24 agosto del 1944 i tedeschi sono scesi dal Sagro, io mi sono incamminata per Vinca. Ho visto una donna, che si chiamava come me, Nunzia. Aveva l’età di mia madre, era morta, stesa a terra e i figli la stavano trascinando alla porta del cimitero. Ho pensato a mia mamma, sono corsa in paese, la casa era spalancata. Un uomo si è affacciato alla finestra: Nu’ i tuoi sono salvi, sono scappati ai monti. Erano fuggiti al monte di Guardia con una capretta che ci avrebbe dato il latte per sopravvivere».

Lei è stata fra le donne che hanno votato per la prima volta nella storia d’Italia. Che ruolo hanno avuto le donne nella storia di Vinca?

«Le donne di Vinca sono quasi tutte morte, uccise durante l’eccidio. Le ho viste per strada, sdraiate bocconi, quando camminavo verso la salvezza. Le donne, quelle che sono rimaste, hanno fatto poi andare avanti il paese, hanno contribuito alla ricostruzione. A un ritorno, difficilissimo, alla normalità. Ma adesso, se ci penso, di quei giorni, delle donne del mio paese, ricordo soprattutto ancora tanto, troppo dolore».

Cosa rimane di quei giorni, per lei indelebili, nella Nunzia che oggi si è presentata all’appuntamento elettorale?

«Resta senza dubbio la consapevolezza di quanto sia importante votare. È un piccolo tassello, che insieme a moltissimi altri, determina la nostra democrazia. Lo so, io mi tengo aggiornata, leggo i giornali, guardo la televisione, e lo so che c’è tanta corruzione nel sistema. Ma proprio per questo bisogna avere fiducia nel voto, è attraverso il voto che possiamo fare per cambiare veramente le cose. Io, in tutti questi anni, non ho mai pensato di non votare per protesta, perché “tanto non cambia nulla”. Ho sempre preso la mia scheda elettorale e sono andata al seggio. A fare il mio dovere».

A una giovane donna come la Nunzia del 1946, che per la prima volta era stata chiamata al voto, cosa si sentirebbe di dire?

«Che ha fatto bene a votare e male se non ha votato. I giovani devono pensare al futuro, loro e dei loro figli. Loro devono essere consapevoli che con un voto si può fare tanto. Ci si può esprimere, con libertà e rispetto. Si può dare voce alla democrazia e fare in modo che quello che è successo a Vinca, e in molte altre parti d’Italia, non possa succedere mia più».

Nunzia lei per chi ha votato?

«Non glielo dico. Il voto è segreto e anche questo deve essere rispettato. Le posso solo aggiungere che sono contenta di avere votato, questo sì. Perché io lo so quanto è importante e dal 1946 ad oggi non me lo sono mai dimenticato». l




 

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