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Moby verso il salvataggio, dai creditori l’ok al piano

Mauro Zucchelli
Moby verso il salvataggio, dai creditori l’ok al piano

Dopo il sì degli obbligazionisti arriva un altro passo in avanti

21 giugno 2022
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LIVORNO. Stavolta il colpo di scena con effetto thrilling non c’è stato: l’adunanza dei creditori ha detto sì al piano di salvataggio. La notizia non ha ancora i crismi dell’ufficialità ma rimbalza negli ambienti degli addetti ai lavori, a cominciare dalle fonti vicine al dossier in casa della compagnia della Balena Blu della famiglia Onorato. Risulta che siano state raggiunte le maggioranze che la legge pone per poter passare all’approvazione del concordato preventivo.

Manca ancora l’analoga assemblea riguardante la compagnia “sorella”, la Tirrenia, in agenda per lunedì prossimo e poi il “bollo tondo” del tribunale che, al termine di tutta la procedura, chiuderà la procedura sulla base del piano previsto.

Il segnale l’aveva già dato pochi giorni fa il comitato dei detentori dell’obbligazione da 300 milioni di euro al 7,75% scadenza 2023 collocata presso la Borsa del Lussemburgo: proprio il fronte dei fondi ad alto rischio che aveva rastrellato le quote del bond e nella seconda metà del 2019 aveva dato fuoco alle polveri con la richiesta di fallimento.

Nell’interminabile elenco di oltre 1.600 creditori di Moby, pubblicato da Shipping Italy, figurano anche pezzi di rilievo dell’economia marittima livornese e toscana: a cominciare dall’Autorità di Sistema Portuale di Livorno-Piombino in lista per un credito di 780mila euro, osì come il Palumbo Group (477mila) e Bunkeroil (564mila), la coop labronica Uniport (210mila), Labromare (321mila), il cantiere Montano (736mila) e via elencando compresi il Corpo dei piloti di Livorno (97mila) e quello di Piombino (35mila), gli Ormeggiatori di Livorno (158mila), di Piombino (167mila) e dell’Elba (94mila), solo per citarne alcuni...

Ma queste sono solo le ultime scene: a mettere tutta questa lunghissima storia su un piano inclinato era stata la scesa in campo di Gianluigi Aponte, il patron di Msc, la flotta numero uno al mondo, originario della penisola sorrentina, a meno di mezz’ora di macchina dal quartier generale della scuola di vela di Mascalzone Latino, la “creatura” di Vincenzo Onorato, quasi quanto il Moby. A tirar via del baratro le sorti della famiglia della Balena Blu è stata la decisione di Msc di entrare nel gruppo Onorato con una forte iniezione di liquidità: quanto basta per saldare il debito con i commissari dell’ex Tirrenia. Non solo: se inizialmente il “peso” di Msc nel gruppo Onorato è valutabile attorno al 25%, c’è già l’idea che possa salire fino al 49%. E stiamo parlando di un colosso che è il numero uno del pianeta nel settore container, ha una forte compagnia di navi da crociera, sta saldando altri pezzi della catena logistica e si è messo in trattativa per rilevare l’ex Alitalia.

Resta da capire cosa vorrà fare Aponte di questa partecipazione: sta di fatto che di punto in bianco entra con un ruolo di rilevo anche sul mercato dei traghetti in posizione tutt’altro che trascurabile.

L’appoggio di Msc sarà essenziale anche per portare a casa i due traghetti che il gruppo Onorato ha in costruzione in Cina: si sa già che, qualora vi fossero intoppi finanziari, sarà Aponte a rilevarli. Si tratta di due traghetti di nuova generazione che verranno impiegati sulla Livorno-Olbia. Peraltro, proprio a Livorno l’alleanza fra la famiglia Aponte e la dinastia Onorato viene da lontano: Marinvest (Msc) è socio di minoranza degli Onorato nella società che ha conquistato il porto passeggeri vincendo la sfida nella privatizzazione della Porto 2000.

All’esperienza della vela di Mascalzone Latino è legata anche l’ascesa del figlio Achille che si è ritrovato al debutto come timoniere del gruppo nel bel mezzo di un mare in tempesta: per ora riuscendo a far galleggiare la barca in condizioni pur difficilissime.l

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