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le autorità in visita sull’isola 

«L’Italia ha riscattato l’errore di Schettino»

Francesca Ferri
Franco Gabrielli e Gregorio De Falco
Franco Gabrielli e Gregorio De Falco

Gabrielli ricorda le operazioni per rimuovere la maxi nave e De Falco dice basta al gigantismo delle crociere

14 gennaio 2022
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ISOLA DEL GIGLIO. «Cosa ci insegna la tragedia della Concordia dieci anni dopo? Ci insegna che si possono fare degli errori tragici, anche sistemici, ma che è possibile riscattarsi, porre rimedio».

È appena sbarcato sul molo del Giglio, Franco Gabrielli. Papalina scura per ripararsi dalla Tramontana, mascherina, impermeabile beige, sciarpona al collo. Potrebbe essere un gigliese qualunque. È un gigliese esemplare, che si è guadagnato sul campo la cittadinanza e l’affetto degli isolani. «Ciao Franco», lo saluta con una pacca e un abbraccio il sindaco Sergio Ortelli. Dieci anni dal naufragio, sono dieci anni di ricordi e di bilanci per chi, all’epoca, sbarcò sull’isola per dare una mano e ieri ci è tornato – con qualche ruga in più e nuovi ruoli – per onorare la memoria delle vittime.

Per 30 mesi commissario all’emergenza Concordia, dal gennaio 2012 al luglio 2014, l’ultima volta che l’ex capo della Protezione civile ha lasciato il Giglio è stata con la partenza del relitto, tornato nave galleggiante anche grazie a lui.

Un nuovo prestigioso incarico – oggi è sottosegretario di Stato alla presidenza del consiglio – ma sentimenti che, dopo dieci anni, non si cancellano. «La mestizia di chi è stato partecipe di una tragedia e la soddisfazione di chi ha portato a casa un onorevole riscatto», dice Gabrielli. Primo degli operativi tra gli uomini e le donne operativi del Paese – la Protezione civile – i ricordi di Gabrielli non sono quelli tecnici, ma quelli del cuore. L’affetto dei gigliesi, «i più affidabili compagni di strada – ricorda – il mio approdo sicuro». E «gli strazianti incontri con i familiari delle vittime». Proprio per loro Gabrielli ha voluto esserci, ieri al Giglio. «Non si può mai dare il giusto risalto alle cose dei vivi se non si ricordano e onorano i morti. È il fondamento della nostra cultura».

Oggi a capo della Protezione civile c’è Fabrizio Curcio, all’epoca responsabile dell’ufficio Emergenze del dipartimento. Fu proprio lui a telefonare a Gabrielli quella sera per avvisarlo. E anche lui ieri era sull’isola. «Dal 2012 a oggi il sistema di Protezione civile è molto cambiato – spiega –. Nel 2018 abbiamo avuto un codice della Protezione civile e credo che oggi siamo in una fase in cui potremmo rivedere alcuni aspetti, attualizzarli». Anche l’emergenza Concordia ha consentito di migliorare alcuni aspetti. «Molte cose si sono fatte sul percorso procedurale, è nata una filiera di ricerca e soccorso a mare, molto è stato fatto nelle relazioni internazionali».

Tra i lasciti di quella tragedia c’è sicuramente la nuova legge che vieta il transito delle grandi navi a Venezia. Ci sono voluti dieci anni, ma è arrivata. E tra chi si è battuto per averla c’è Gregorio De Falco, ieri il risoluto capitano di fregata della Capitaneria di porto di Livorno del «Vada a bordo, c...» – intimato a Francesco Schettino – e oggi senatore. «Ma è il gigantismo navale che dovrebbe essere disincentivato – dice sul molo del Giglio – prevedendo che l’armatore si faccia carico di eventuali emergenze e dell’assistenza. Questo non può stabilirlo l’Italia: deve venir fuori da un procedimento internazionale che porti a regole nazionali». La tragedia della Concordia non smette ancora di insegnare.

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