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L’atroce addio a Gazzillo, sarto campione del mondo morto nella casa in fiamme

Melania Carnevali
L’atroce addio a Gazzillo, sarto campione del mondo morto nella casa in fiamme

Carrara, con ago e filo era un maestro. Vinse i mondiali di sartoria, dai grandi a Pitti le sue creazioni erano rinomate

31 dicembre 2021
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CARRARA. I vigili del fuoco lo hanno trovato steso sul letto, carbonizzato. Non è ancora chiaro se sia morto prima o dopo l’incendio che ha distrutto la sua casa ad Avenza, frazione di Carrara, ma in ogni caso Stefano Gazzillo, 84 anni, l’ultimo grande sarto, se ne è andato così, in mezzo alle fiamme.

Il nipote, Niccolò, avrà il duro compito di portare avanti l’eredità dell’elegante atelier (attualmente chiuso) con le sale affrescate del 1700, aperto dal nonno al primo piano del palazzo del Medico nel centro storico della città ai piedi delle Alpi Apuane, dove sono stati cuciti gli abiti dei più grandi luminari della medicina di Pisa e di industriali come l’imprenditore Lombardi, quello della Star, i dadi per intenderci.

Ma non sarà facile, perché Stefano Gazzillo non era un sarto qualunque. Era un maestro, un’enciclopedia di sapere e manualità che nessun corso di formazione potrà mai dare. Faceva parte dell’Accademia nazionale dei sartori, una vera e propria corporazione fondata nel 1575 da Papa Gregorio XIII. Originario di Caserta, a sei anni, non giocava a pallone: cuciva. A 12, era tutto scuola e sartoria.

Arrivò a Carrara nel 1955, dopo un lungo tirocinio nella sartoria Caraceni a Roma, e iniziò lavorando nello studio di Marietta Gabrielli. Poi aprì il suo atelier che si spostò di quartiere in quartiere fino ad arrivare, nel 1998, in quel palazzo gioiello nel centro storico. Fu il figlio, anche lui sarto, specializzato in moda femminile, a trovare il fondo, ma l’anno successivo morì in un incidente stradale, a 36 anni. L’unico strappo, quel lutto, che non era mai riuscito a ricucire.

Per il resto, non c’era forma che Gazzillo non riuscisse a modellare. Riusciva a scovare sempre l’abito giusto, accontentando l’incontentabile. C’erano clienti che da lui facevano incetta di vestiti, ordinando dai sei ai dieci capi per volta. Le sue stoffe erano tutte pregiate, la maggior parte di cachemire pettinato inglese firmato Loro Piana. I suoi abiti avevano una particolarità che era una chicca per gli appassionati del fatto a mano: un’etichetta, ben nascosta all’interno, con la data di confezionamento e il suo nome. E voilà l’autografo.

Nel 1997 riuscì a portare la moda carrarese a Pitti uomo, accanto ai colossi della moda di lusso made in Italy come Gianni Versace a Giorgio Armani.

L’anno successivo vinse i mondiali di sartoria ad Amburgo e subito dopo iniziò a far sfilare le sue creazioni all’Hilton di Roma e nel Parco dei Principi. Vestiva industriali del marmo, imprenditori, medici come Aldo Pinchera che veniva apposta a Carrara, da Pisa, solo per le sue giacche. Anche il critico d’arte Philippe Daverio, durante la sua visita in città per Marble weeks, si innamorò dello stile Gazzillo e iniziò a farsi confezionare da lui giacche e panciotti con il suo marchio inconfondibile. Un lavoro che lo ha portato a essere insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica. Eppure Carrara, la Carrara comune, lo snobbava e lui se ne faceva un cruccio.

Nel 2013 minacciò per la prima volta di chiudere baracca e burattini e di andarsene. «Da 15 anni lavoro qui – disse – e non ho mai fatto un paio di pantaloni a un carrerese». Diceva che i carraresi non capivano il valore degli abiti artigianali, che preferivano i capi griffati ma che quelli «sono molto più costosi» ma «sono semplicemente incollati pezzo per pezzo». In ogni caso non lo fece mai, di lasciare Carrara, e chissà perché? Forse amava troppo questa città che era diventata la sua.

Anche il sindaco Francesco De Pasquale si fece fare un abito da lui, nel giugno del 2018. Voleva valorizzare gli artigiani locali che lui rappresentava più di chiunque altro.

Da tempo era malato e chiuso nella sua casa di Avenza. Ieri mattina, alle otto in punto, la badante ha aperto la porta di casa ed è uscito fumo. Le fiamme – partite probabilmente da una sigaretta caduta sul letto – avevano già divorato la casa e lui era morto.

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