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"La minoranza no-vax deve poter parlare": la lettera di un avvocato di Pisa e la risposta del direttore

"La minoranza no-vax deve poter parlare": la lettera di un avvocato di Pisa e la risposta del direttore

31 agosto 2021
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Ecco la lettera di Andrea Callaioli, avvocato di Pisa.

"La minoranza no-vax deve poter parlare"

Caro Direttore, sapevamo dall’inizio che non sarebbe andato tutto bene, e non per chi, imbonito da Tv e spinto da retorica di governo, pensava di consolare i concittadini suonando sui balconi, ma perché fin dall’inizio, proprio da quei giorni, tutta l’informazione si accodava nella costruzione del nemico invincibile, del virus imbattibile, della grande paura cui si poteva sfuggire solo restando chiusi in casa, facendo la spia, chiamando i carabinieri per chi correva sulla spiaggia, guardando in cagnesco chi si toglieva la mascherina per respirare, e soprattutto, violando le regole fondamentali del nostro ordinamento con uno stato di emergenza che la Costituzione non prevede.

Voi giornalisti avete collaborato nella costruzione di quel clima di terrore, parlando solo di morti e di malattia incurabile, oscurando le notizie su chi poneva dubbi e avviava cure che davano risultati pur stando al di fuori della medicina ufficiale, recependo passivamente le veline ministeriali anche quando gli atti di governo erano palesemente illegittimi e incostituzionali, proponendo sconosciuti come "esperti" tuttologi da cui assumere scienza, ma soprattutto coscienza.

Pochi fra Voi, coraggiosi quanto isolati, parlavano di piano pandemico mai aggiornato, evidenziavano conflitti di interesse fra controllati e controllori nel mondo dei farmaci e dei ministeri, ricordavano l’azione di sistematico smantellamento della medicina di prossimità e del Servizio sanitario nazionale, con immiserimento dei medici di famiglia e demonizzazione della medicina alternativa.

Le vostre pagine traboccavano di numeri macabri, sfornati senza controllo né contesto, amplificavano le grida governative con autocertificazioni mutanti, sbeffeggiavano quei medici che, silenziosamente, fuori dal mainstream sperimentavano positivamente cure con farmaci conosciuti da decenni, di basso costo e di effetti già testati, mentre il nostro ministero della Salute propinava solo «tachipirina e vigile attesa».

E siete stati complici di questa grande azione di scaricamento sui cittadini di responsabilità che gravano su chi ha il dovere politico e costituzionale di operare nel loro interesse; ben pochi articoli su ritardi e inefficienze delle varie amministrazioni e molti su chi si assembrava o portava fuori troppo spesso il cane! Avete rinunciato a fare informazione, megafoni del potere e solerti esecutori del ministero della paura. E così il mancato rispetto delle regole, il "rutto libero", il "me ne frego" per definire sbrigativamente coloro che pensano che le regole, appunto, siano quelle della nostra Costituzione, che pone e impone criteri e procedure sin qui violate dalla nostra politica, coloro che fanno della critica al Green pass un’occasione per sottolineare che in una democrazia gli obiettivi di tutela della salute pubblica si raggiungono rispettando i principi fondamentali dell’ordinamento.

Se il Green pass fosse quello che Lei descrive non dovrebbe essere stato introdotto - come hanno espressamente detto autorevoli esponenti della politica e del governo nazionale e regionale - per spingere le persone a vaccinarsi. Per ottenere questo risultato, considerate le ricadute etiche, lo si fa con la Legge, con una discussione fra forze politiche e società civile, confrontandosi con chi la pensa diversamente, in ogni settore, dal diritto alla scienza, e non oscurando chi sta fuori dal coro, silenziando le manifestazioni di dissenso e discriminando nel godimento di diritti chi pone problemi e dubita delle cure ufficiali, magari dopo aver letto ed essersi informato, forse restando un "troglodita", come Lei lo definisce, ma almeno pensando col proprio cervello anziché ragionare con il "comune buon senso" foraggiato dalle case farmaceutiche che - quelle sì - spargono gran flussi di soldi con la pubblicità sulla Vostre pagine, nonché sui vari comitati tecnici.

Il troglodita si chiede come mai, in nazioni con tassi di vaccinati che vanno oltre l’80% indicato come salvifico dai nostri imbonitori, il virus continua a circolare e a infettare, ma di questo la Grande Informazione non ci dice niente, come poco ci dice sul fatto che anche chi si è vaccinato con due dosi si infetta e trasmette l’infezione, anche se in tasca porta un bel Green pass fresco fresco. E lo stesso troglodita si chiede come, nell’arco di una notte, per opera del Gran Consiglio Tecnico Scientifico, l’efficacia immunizzante della vaccinazione sia potuta passare magicamente da nove a dodici mesi.

Caro Direttore, io non so quanti libri con rudimenti scientifici Lei ed i Suoi Colleghi della Grande Informazione abbiate letto, ma penso che non rilevi perché chi informa ha un altro compito, quello di raccontare la realtà, ospitare le diverse versioni, sentire tutte le campane, diffidare delle veline di regime, evidenziare le contraddizioni, gli errori e gli abusi di chi - a ogni livello - gestisce la Cosa Pubblica. Per questo serve indipendenza, passione, rigore morale e professionalità, non importa aver letto manuali di ogni branca dello scibile umano.

Lei ha ben ragione a biasimare quella politica cialtrona che per un clic o per un selfie si orienta come una banderuola e insegue la "pancia" dei cittadini, proponendo ricette facili per problemi difficili, oggi per il Covid come ieri per i flussi migratori o le scelte di politica criminale. Ma è proprio quella politica che, dal gennaio 2020, gestisce questa fase drammatica della storia, calpestando la Costituzione e la dignità di noi cittadini.

E ha ragione ad indignarsi per le parole di un boiardo di provincia che, fra tasse e balzelli, ha scritto assurdità siderali, offensive della nostra coscienza e del senso della Storia. Ma Caro Direttore, quei deliri trovano spazio sul Suo e sugli altri giornali per esser giustamente criticati, mentre le parole ponderate, frutto di riflessioni scientifiche, di esperienze concrete, di punti di vista alternativi, certo minoritari, ma non per questo meno degni di considerazione, quello spazio non lo trovano.

Questo il pericolo, caro Direttore, altro che la dittatura di una minoranza di trogloditi! Il pericolo sta nel fatto che chi è minoranza viene bollato come troglodita e che si ritiene legittimo annullare la libertà di coscienza. Chi sceglie di non vaccinarsi, come chi sceglie di farlo, lo deve fare non perché glielo dice un social o una star del calcio, ma perché si informa sulle differenti posizioni, valuta le proprie condizioni di salute, bilanciando costi e benefici; queste scelte, che hanno pari dignità, ambedue riflettono sulla tutela della propria salute e su quella della collettività; non c’è un Caino né un Abele. Chi sceglie di non vaccinarsi perché ritiene gli attuali vaccini non sicuri pensa sì a sé, ma anche alla collettività, perché non vuole che si diffondano nel corpo sociale malattie e infermità che potrebbero insorgere dalla vaccinazione, esattamente come chi - in altrettanta buona fede - pensa il contrario e si vaccina per sé pensando così di tutelare gli altri.

E quindi la si smetta di mettere le persone l’una contro l’altra, di alimentare l’odio sociale, di dare etichette e bollini a chi fa una certa scelta o la pensa in un determinato modo.

Caro Direttore, visto che anche Lei cita il buon De Gregori... spesso le persone si ribellano perché cercano giustizia e invece trovano la legge.

***

La risposta del direttore, Stefano Tamburini.

No, se diffonde false notizie

Caro avvocato, come vede non c’è alcuna comunicazione a senso unico. La sua lunga lettera è qui, sul giornale, per intero. C’è invece la comunicazione di buon senso, che non può essere considerata come una gigantesca bacheca dove appendere qualsiasi cosa. Sì, facciamo filtro perché è quello che dobbiamo fare. Non possiamo dare pari dignità a chi sostiene che uno più uno fa tre, che la Terra è piatta o a chi pretende che abbiano la stessa considerazione quelli che la notte vogliono dormire e quelli che nelle stanze accanto vogliono diffondere a tutto volume la musica più fastidiosa che ci sia. Le dico questo, perché certe teorie di quelli che io (e non solo io) definisco trogloditi sono esattamente questo. Non possiamo dare pari dignità a chi ha sentito dire che «questi non sono vaccini». Perché è falso, terribilmente falso, quelli che lo dicono si fidano di una colossale industria della diffusione di false notizie.

Ed è quello che stiamo fronteggiando, su questo e - per fortuna - anche su altri giornali.

Sul Tirreno non abbiamo mai fatto il tifo per gli sceriffi dei terrazzi, non abbiamo pubblicato foto con la prospettiva schiacciata per mostrare assembramenti che non c’erano. Ho scelto un titolo fra quelli di prima pagina nella fase di avvicinamento alla prima emergenza, al lockdown, e l’ho riprodotto in mezzo alla sua lettera. «Di coronavirus si guarisce», lo abbiamo scritto a tutta pagina il 28 febbraio del 2020, quando c’era chi diffondeva catastrofismo. Posso dire tranquillamente che è un gran bel titolo, perché in quel periodo non ero ancora il direttore di questo giornale; il merito di aver scelto di farlo è di Fabrizio Brancoli, il mio predecessore.

Il Tirreno non ha affatto collaborato nella costruzione del clima di terrore, anzi. Le nostre collezioni sono a sua disposizione, può venire in redazione e consultarle per tutto il tempo che vuole: ci sono anche aspre critiche a misure prese in modo scellerato, quando ad esempio hanno imposto la chiusura dei ristoranti a pranzo il giorno prima di San Valentino. Abbiamo ospitato con grande evidenza le critiche delle categorie economiche meno tutelate. Abbiamo informato, tenendo conto di tutti i punti di vista. E abbiamo spiegato, attraverso fior di giuristi, che quegli atti di governo erano e sono perfettamente legittimi. Mi dispiace che lei sostenga il contrario, perché dovrebbe invece sapere che non è così.

Non abbiamo nascosto neanche gli errori commessi nello smantellamento del Servizio sanitario nazionale, questo anche prima dell’arrivo della pandemia. Quanto alla cura della "tachipirina e della vigile attesa" rientra negli errori - raccontati - di quella prima fase in cui nessuno poteva dire di sapere come curare qualcosa che allora era praticamente sconosciuto.

I vaccini ci hanno permesso di arrivare fino a qui. Anche quelli meno sofisticati e sicuri di quelli di oggi. Chi ha più di 45-50 anni il Green pass all’epoca ce lo aveva su un braccio, dove i segni di quella iniezione sono rimasti per sempre. Quelli contro il tetano, la malaria e il vaiolo erano vaccini un po’ grossolani ma funzionavano e se oggi di queste malattie possiamo fregarcene è grazie a chi in passato ha saputo agire in questo senso. Anche con l’obbligatorietà, che è consentita dalla nostra Costituzione.

Altro punto. Le pagine traboccavano di numeri macabri, sfornati senza controllo? Falso, tutto controllato e certificato. E non siamo complici di nessun scaricamento sui cittadini di responsabilità di altri. E, mi permetta, quando scrive che abbiamo «rinunciato a fare informazione, megafoni del potere e solerti esecutori del ministero della paura», non fa altro che diffondere una colossale sciocchezza, peraltro offensiva nei confronti di chi fa informazione seriamente come i colleghi di questo giornale.

Caro avvocato, fa confusione anche su quelli che pensano che le regole siano quelle della Costituzione e le calpestano. Chi viola la Costituzione non è chi combatte il virus ma chi va in giro a protestare senza mascherina, chi non si vaccina e pretende di essere trattato come chi lo ha fatto. Non siamo uguali, purtroppo: è vero che anche i vaccinati possono diffondere il virus ma possono farlo eventualmente con una bassa carica e le conseguenze sono sempre attenuate. Non tenere conto di questi fattori è delinquenziale, altro che appellarsi alla Costituzione. Sul piano giuridico è una pura bestemmia.

Pensavo che si fosse risparmiato almeno la favoletta del "comune buon senso" che per lei è "foraggiato dalle case farmaceutiche". Purtroppo, in mezzo a tanta eleganza di ragionamento e qualche elemento costruttivo, nella sua lettera trovo molto di ciò che viene diffuso nei peggiori profili social e nelle manifestazioni dei trogloditi no-vax, organizzati come un corpo paramilitare (vada a leggersi il reportage che oggi pubblichiamo a pagina 5).

Il pericolo purtroppo è la dittatura di una minoranza del quale spero lei non voglia far parte. Qui nessuno vuole annullare la libertà di coscienza. Se manca la consapevolezza che il nemico è il virus e non chi lo combatte, siamo fuori strada. Siamo all’"uno più uno uguale tre".

Non sto e non stiamo mettendo le persone l’una contro l’altra. Sto e stiamo difendendo un principio fondamentale: quello di poter vivere in salute senza che il rischio venga da chi - con la logica del rutto libero e del "me ne frego" - può anche scegliere di non vaccinarsi. Ma non può pensare di poter circolare liberamente, di poter infettare gli altri. E, anche, di farci precipitare in una terza stagione di chiusure. La nostra economia ne risentirebbe al punto di non assicurare un futuro a nessuno.

Questa è la giustizia ed è anche la legge. Chi sceglie di starne fuori abbia almeno il buon gusto di non sparlare di Costituzione e di diritti.

(s.t.)

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