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La bella lezione che arriva dal 25 aprile

ALBERTINA SOLIANI*
La liberazione delle città dal fascismo
La liberazione delle città dal fascismo

27 aprile 2021
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25 aprile 2021, è stato il settantaseiesimo. Il tempo di una vita, come la mia. Nata sotto le bombe, cresciuta nella Costituzione e grazie alla democrazia che ha dato alla mia vita dignità, valore, opportunità: l’istruzione, la salute, il lavoro, il pensiero critico, la cultura, l’esercizio della sovranità, la pace e la solidarietà con il resto del mondo, il rispetto per ogni identità e cultura.

Questa è la Liberazione che ha cambiato le nostre vite, che ha cambiato la storia. Dopo i decenni dell’oppressione nazifascista, l’orrore dell’Olocausto, la tragedia della guerra, la notte dello spirito.

La democrazia nasceva tra le macerie come un virgulto e apriva una strada nuova. La strada della Repubblica, della Costituzione, della ricostruzione, del cambiamento dell’Italia. Avrebbero camminato su quella strada le nuove generazioni, donne e uomini insieme. Questo aveva immaginato e voluto la Resistenza.

Nell’ultimo anno della scuola superiore, un mio tema fu scelto in tutta la scuola per un concorso nazionale: era sull’unità dell’Europa. L’Unione Europea era appena nata, era il sogno di un continente lacerato dai conflitti. E la scuola ne parlava. Di lì a poco Erasmus avrebbe formato la nuova generazione degli europei.

Nulla di questo ci sarebbe stato senza il 25 aprile. Questo è il 25 aprile: la memoria della generazione che ha dato la vita per un futuro diverso, libero e giusto, e l’impegno dei contemporanei per continuare a realizzare oggi quel mondo libero e giusto che essi hanno voluto.

È il 25 aprile del presente, quello che possiamo decidere noi. La liberazione del mondo dalle guerre, dall’ingiustizia, dalle disuguaglianze, dalle paure, dai razzismi, dalle chiusure culturali, dai muri, dal potere dei pochi sui molti, dalle violenze, dalle oppressioni. Da tutto questo dobbiamo liberarci oggi, non diversamente da allora. Cerchiamo per le strade di oggi il 25 aprile. Il 25 aprile è oggi. Nelle coscienze che si interrogano, prendono posizione, si ribellano. Nelle coscienze consapevoli e vivaci come quelle di Giulio Regeni e di Patrick Zaki. Il 25 aprile è nella dignità umana che viene difesa, nei diritti che vengono tutelati, nel lavoro che viene moltiplicato, nella democrazia che viene protetta, conquistata, vissuta. Abbiamo di fronte a noi lo stesso pianeta di allora, gli stessi continenti, gli stessi popoli. Ancora più connessi, con il destino inevitabile dell’unità. "Fratelli tutti", semplicemente. Chiamati a incontrarci, a parlarci, qualunque sia la lingua che usiamo, la nostra condizione sociale, la nostra religione, la nostra provenienza. Tutto questo i Fratelli Cervi l’avevano capito, alzando sul trattore il mappamondo.

Questa è l’umanità chiamata a liberarsi di nuovo bandendo la violenza, praticando il diritto, affrontando con coraggio le nuove sfide: le migrazioni, il clima, una nuova economia, la salute globale e i vaccini per tutti.

Abbiamo bisogno di uno spirito nuovo, abbiamo bisogno di fiducia. Dello spirito del 25 aprile che nasceva dalle coscienze, dalla lotta per il bene contro il male, da grandi sofferenze e sacrifici, dal valore umano che si era salvato dopo tanta devastazione, morale e materiale. Lo spirito nuovo che attraversava quel 25 aprile, cantava per le strade e ballava sulle piazze, metteva le ali all’Italia.

Vi è un popolo, oggi, che di fronte al mondo sta lottando per la libertà, a mani nude, contro il golpe militare che è piombato come una tempesta sul giardino, il Myanmar, che Aung San Suu Kyi stava coltivando con amore. Questi giorni in Birmania somigliano straordinariamente alla Resistenza che oggi noi ricordiamo. È il popolo birmano, sono i giovani che manifestano cantando, si muovono con la disobbedienza civile, come nuovi partigiani. Decisi ad andare fino in fondo.

Vinceranno, andranno incontro al loro 25 aprile e ricorderanno per sempre gli eroi, le donne, i bambini che in queste settimane hanno dato la vita per la democrazia. La loro, la nostra democrazia. Perché oggi noi siamo tutti birmani, e la democrazia è ancora la principale scommessa dell’umanità in questi primi anni del XXI secolo. Mingalaba, amici del Myanmar. Viva il 25 aprile. --

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*vicepresidente nazionale Anpi

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