«Salvini e Di Maio hanno fatto un disastro», Renzi scalda la platea Pd
L’ex premier alla Festa dell’Unità di Pistoia annuncia un possibile rientro in campo «Io ci sono, mi spenderò fino in fondo. Preoccupato dell’odio seminato da Salvini»
PISTOIA. «Salvini è l’uomo più pusillanime d’Italia. Perché ha deciso di far la crisi proprio ora? Si è accorto adesso che Di Maio non è uno statista? No, è che ha paura della legge di bilancio che dovrà fare. Perché noi abbiamo governato facendo degli errori, ma loro hanno fatto un disastro».
Il popolo di Renzi, riunito a Santomato, poco fuori Pistoia, per un inatteso fuori programma della festa dell’Unità finita mercoledì, si spella le mani. Renzi non aveva trovato il tempo di capitare da queste parti in tre settimane di festa, nonostante che Santomato sia la fortezza dei renziani pistoiesi. Aveva annunciato l’altro ieri una visita fuori programma, giusto per salutare i cento volontari della festa. Invece la drammatica accelerazione della crisi del governo giallorosso ha scaraventato l’appuntamento di ieri sera al centro della bufera politica. Zingaretti (vedi a fianco) lancia un appello all’unità del Pd e lui risponde: «Io ci sono e mi spenderò fino in fondo».
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Renzi arriva alle 21,40, quando il giardino in cui si svolge la festa è già gremito da mezz’ora e gli organizzatori si dannano l’anima a mantenere gli spazi di sicurezza. Arriva a bordo di una Mini, abbraccia i suoi fedelissimi, si concede ai selfie dei sostenitori più accesi, poi sale deciso sul palco. «Scusate il ritardo – dice – ma finalmente il popolo italiano ha capito con che razza di governo abbiamo a che fare».
Poi partono le bordate ad alzo zero, nutrite dalla collezione di sassi nelle scarpe che l’ex premier deve aver collezionato in questi mesi. «Ma vi ricordate il 4 dicembre - dice, spendo di parlare ad una platea che più amica non si può - ci dissero che se si votava quella riforma istituzionale si portava il paese verso una deriva totalitaria. Lo diceva Salvini, capite, quel sobrio uomo delle istituzioni. E ce lo diceva anche qualcuno dei nostri che quel giorno ha brindato, senza rendersi conto che stavano consegnando il paese alla destra peggiore».
Ad ascoltare Renzi i dirigenti pistoiesi, il consigliere regionale Baldi, l’ex deputato Edoardo Fanucci, il presidente del consiglio regionale Eugenio Giani. Assenti i dirigenti zingarettiani: un’immagine dello stato attuale del Pd, spaccato in due anche sotto i pini di Santomato.
Intanto Renzi continua la sua filippica contro Salvini e Di Maio: capaci di promettere tutto e di non realizzare nulla. «Ma la situazione economica che lasciano non è la cosa che più mi preoccupa – continua Renzi – quello che è davvero terribile è il clima di odio che soprattutto Salvini ha seminato nel paese. E’ un clima di odio che hanno creato per chi ci sta accanto e che sarà la cosa più difficile da rimediare. La cosa più triste da leggere oggi sono le lettere delle mamme dei ragazzi di colore che vengono minacciati e hanno paura. Ma in Italia non c’è una emergenza immigrazione, ci sono dei problemi creati anche dai nostri errori, ma l’emergenza è quella della criminalità, indipendentemente dal colore di chi compie reati».
Ma allora qual è l’antidoto? «Matteo, quando torni?» chiede qualcuno dal pubblico. Ma non è questa la serata per annunci clamorosi. «Mi sono imposto di non discutere del Pd. Voglio ripartire dalla cultura. Dal 21 al 24 agosto facciamo con alcuni ragazzi una scuola di politica. E dal 18 al 20 ottobre dobbiamo fare una Leopolda che pensi a cosa fare per i prossimi dieci anni». Al resto, per ora, c’è tempo per pensare. —