Nello spazio con Ferrara: sul palco di Eliopoli Summer il cosmologo della Normale
«Quanto vivrà il sole? Ancora a lungo, ma quando comincerà a spegnersi saranno guai: nel tentativo di sopravvivere, infatti, tenderà ad espandersi e arriverà fino alla Terra, liquefacendo il pianeta». Beninteso, non accadrà domani. E neppure fra qualche secolo, ma in un tempo talmente lontano da far quasi evaporare questa prospettiva dall’orizzonte dell’umanità. «Eppure succederà, anche se più o meno fra cinque miliardi di anni», sorride Andrea Ferrara, professore ordinario di cosmologia alla Scuola Normale superiore di Pisa e volto noto della divulgazione scientifica grazie alle sue partecipazioni televisive a Superquark. È stato lui, giovedì sera sul palco di Eliopoli Summer a Calambrone, il protagonista di “Tirreno Blu”, la serata organizzata dalla nostra testata dedicata al passato, al presente e al futuro dell’universo, della terra e, in ultima analisi, dell’umanità.
Un viaggio nel tempo e nello spazio in cui talvolta la realtà supera anche la più fervida delle fantasie. «Lo spegnimento del sole coinciderà con la fine del mondo? Direi di sì, ma non per forza con la fine dell’umanità», sorride Ferrara, incalzato dalle domande dei giornalisti Giuseppe Boi e Massimo Marini. «Il sole è una stella attorno a cui ruota una decina di pianeti – prosegue – Poiché in tutto l’universo ci sono cento miliardi di miliardi stelle, vi sono milioni e milioni di possibilità che, nello spazio, ci sia un altro pianeta con condizioni simili al nostro e abitabile per l’uomo: si tratta di trovarlo e di capire come fare per arrivarci».
La ricerca di “un’altra Terra” ha fatto passi in avanti enormi: «In alcuni pianeti abbiamo già trovato la presenza di acqua, il che significa che c’è vita – prosegue Ferrara- Anzi, grazie alle nuove tecnologie e a strumenti come il telescopio spaziale James Webb, che è stato lanciato nello spazio un anno e mezzo fa e attualmente si trova 1, 5 milioni di chilometri alle spalle della Terra, credo che al massimo fra dieci o venti anni sapremo, non solo se esistono altri pianeti abitabili, ma anche se ci sono altre forme di vita nell’universo». La seconda questione, invece, è assai più complicata: «Non è solo un problema tecnologico ma anche biologico perché il corpo umano ha dei limiti – sottolinea il professore – Basti pensare che un viaggio interstellare relativamente breve come quello verso Marte, che ha una durata di sei mesi, è già di per sé rischiosissimo per l’esposizione alle radiazioni»
Intanto, però, sul piatto ci sono i problemi stringenti dell’oggi. A cominciare dall’inquinamento spaziale: «Il cosmo già adesso è molto affollato ed è destinato a diventarlo sempre di più: basti ricordare il progetto di Elon Mask di lanciare altri 12mila satelliti a quota relativamente bassa per soddisfare le necessità di chi gioca on line per i quali un problema importante è la durata troppo lunga del cosiddetto periodo di latenza, ossia il tempo che intercorre fra una mossa e la contromossa dell’avversario», dice Ferrara. Poi il diritto del cosmo: «Come si fa a stabilire se un paese può lanciare o meno un determinato satellite in un certo punto dello spazio? Ad oggi vige una sorta di far west: si fa e basta, a patto che lo spazio prescelto sia libero. Ma anche questo andrà normato», conclude.