Il Tirreno

Amarcord

Il Cd, quarantenne già vecchio: il boom nacque con Billy Joel

di Luca Trambusti
Il Cd, quarantenne già vecchio: il boom nacque con Billy Joel

Il 1° ottobre 1982 il primo album sul supporto digitale, oggi già sparito

01 ottobre 2022
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Il primo ottobre 1982 veniva commercializzato, in Giappone, il primo CD e i relativi lettori di questo, ai tempi, innovativo e rivoluzionario supporto fonografico. A dare il via all’era dei Compact fu l’ottimo “52Street” di Billy Joel, album pubblicato su vinile nell’ottobre del 1978.

A quell’uscita seguì in poco tempo una lunga lista di ristampe che raggiunsero il mercato. Pochi mesi prima, ad agosto dello stesso anno, “The Visitors” degli Abba fu il primo album originale masterizzato su CD. In Italia il primo viene venduto il 2 maggio 1983. Il nuovo supporto digitale nasce da una join venture tra Sony e Philips dopo un lungo sviluppo tecnologico iniziato nel 1974. La sua presentazione agli addetti avvenne l’8 marzo 1979.

La comparsa di questo nuovo supporto (che non era solo musicale) fu inizialmente accolta con un po’ di scetticismo, non si dava tanto credito e lunga vita a tale sviluppo. Ma si cambiò idea in fretta. Dal 1894 dominava il vinile, che già dal 1948 si era evoluto da 78 a 33 giri. Alla sua nascita la possibilità di riprodurre la musica su disco ha contribuito alla diffusione e allo sviluppo della stessa, che si è adattata al supporto sfruttandone tutte le potenzialità. Come ogni evoluzione, prima dal vinile 78 giri, a quello a 33 giri (senza dimenticare la forza del 45 giri), anche il passaggio a CD è stato inesorabile.

Il nuovo disco permetteva di contenere su un unico supporto ben 74 minuti e 33 secondi di musica (la durata della “Nona Sinfonia” di Beethoven nella versione di Wilhelm Furtwängler del 1951). Il tutto poi in un formato contenuto, tascabile, con una qualità sonora elevata e una resistenza al consumo idealmente illimitata (ma in realtà solo teorica). Basta fruscii, basta graffi sui solchi, basta puntine (costose e usurabili) ma soprattutto basta lato A e lato B, basta dover girare il disco.

Insieme alla praticità di ascolto arrivarono anche le perplessità dei puristi del suono: i fautori e appassionati del “calore” del vinile (al netto dei fruscii) accusavano il CD di “freddezza” sonora.

Tra le penalizzazioni del passaggio di formato va ricordato l’aspetto grafico. Con i vinili, viste le dimensioni, spesso la copertina era un’opera grafica anche di grande valore e fantasia (basti pensare al giornale che nel 1972 conteneva il 33 “Thick as a Brick ” dei Jethro Tull). Le misure del “jewel boxe” dei Cd non favorivano la grafica.

La contrapposizione di visioni ha accompagnato anche la nascita dell’Mp3, il passaggio alla musica “liquida”, quella su file. Di certo però il normale acquirente e fruitore di musica ha preferito la comodità e la qualità del CD premiando sul mercato tale supporto. Parlano i dati: 400 mila pezzi venduti nel primo anno. Non pochi, considerando che l’avvento del CD ha portato anche “l’obbligo” dell’acquisto dell’apposito lettore. Nel 1990 il vinile viene sorpassato nelle vendite e si stimano 200 miliardi di CD venduti nei primi 25 anni di “servizio”.

Oltre all’innegabile comodità il nuovo strumento ha permesso di aumentare il minutaggio dei dischi i quali spesso si sono “imbottiti” (soprattutto agli esordi) di materiale non sempre di buon livello. Inoltre diverse dinamiche acustiche, nuovi livelli sonori e aggiornamento delle tecnologie hanno influito anche sugli aspetti acustici della creazione.

La più grande opportunità per le case discografiche è arrivata proprio dal “catalogo”. Migliaia di LP sono stati re immessi sul mercato con un costo di produzione molto basso. Anche in questo caso alla track list originale sullo stesso supporto si sono aggiunti ulteriori brani (outakes, versioni alternative e/o live e altro) e versioni rimasterizzate per rendere una qualità maggiore, tipica del CD. Ora, dopo 40 anni di onorato servizio, i Cd (e non solo quelli musicali) sono arrivati a fine corsa. Dopo il top di vendite negli anni 2000, nei decenni successivi l’ascolto della musica si è spostato su altre forme, che hanno portato alla “smaterializzazione” della musica, trasformata in semplici file, meno costosi e più facili da distribuire sul mercato, ancora più facili da conservare, semplicemente manipolabili dagli utenti, ma anche facilmente soggetti a pirateria (da lì una grande crisi della discografia). Ma il Cd continua ancora, sebbene molto meno, a vendere ma è sempre più difficile da ascoltare: i computer e le auto non hanno più i lettori; restano quelli domestici ma il loro sviluppo è da tempo bloccato.

Con le piattaforme di streaming le modalità di fruizione sono ulteriormente cambiate, per pochi soldi (o addirittura gratis e in maniera flat) si può ascoltare ogni cosa prodotta, a portata di click o ancor più di un tap sul cellulare, senza andare in negozio. Al depotenziamento del CD ha fatto seguito una ripresa del vinile, apparentemente più per “moda” che per reale esigenza, vista anche la scarsa produzione di tale supporto.


 

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