Il Tirreno

L'intervista

Brachetti, attore e trasformista, porta a Livorno il suo adattamento di “Pierino e il lupo”: «Vi meraviglierò»

Claudio Marmugi
Brachetti, attore e trasformista, porta a Livorno il suo adattamento di “Pierino e il lupo”: «Vi meraviglierò»

L'artista fa tappa in Fortezza Vecchia, domenica 21 agosto alle ore 21, accompagnato dall’Ensemble Symphony Orchestra, diretta dal maestro Giacomo Loprieno e si cimenterà col capolavoro di Sergej Prokofiev

14 agosto 2022
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Basta il nome. Arturo Brachetti. Non ci sarebbe bisogno di aggiungere altro. Trasformista, illusionista, regista, attore, Brachetti ha reso tangibile la dimensione della Meraviglia sui palchi di tutto il mondo. Ha portato in scena l’arte del sogno, dando una dimensione allo stupore. Nessuno come lui riesce a far tornare bambini gli spettatori di tutte le età, giocando al grande gioco del teatro. In tournée con il concerto “Pierino, il lupo e l’altro”, Arturo Brachetti fa tappa a Livorno, in Fortezza Vecchia, domenica 21 agosto alle ore 21, nel cartellone di spettacoli curato da Luca Menicagli su mandato dell’Autorità di sistema portuale del mar Tirreno settentrionale, ente gestore del bene. Accompagnato dall’Ensemble Symphony Orchestra, diretta dal maestro Giacomo Loprieno, Brachetti si cimenterà col capolavoro di Sergej Prokofiev (con musiche anche da Wagner, Faurè e Nino Rota) per uno show di due ore che ha tutti i tratti del vero evento imperdibile dell’estate 2022 (biglietti su TicketOne da 27 a 32 euro, più diritti di prevendita). L’arrivo di Arturo Brachetti in Toscana è stata l’occasione per scoprire qualcosa in più sul suo modo di lavorare e la sua visione della realtà circostante.

Maestro, come si è adattato la favola musicale di “Pierino e il lupo” per farla diventare “Pierino, il lupo e l’altro”?

«È importante partire dal fatto che stiamo parlando di un concerto e non di uno spettacolo. È il concerto classico di “Pierino e il lupo” con l’orchestra sinfonica e me lo sono adattato alla maniera di Arturo Brachetti. Cercherò di coinvolgere il pubblico facendolo tornare bambino. Di solito, all’inizio, faccio questo gioco con gli spettatori: è la prima cifra della nostra età che conta – se hai sessant’anni, togli l’ultima e ne hai sei; a quaranta ne hai quattro e così via. Quello a cui assisterete è un insieme molto allegro, ludico, con tante gag. Per quanto sia possibile fare gag in un concerto di musica classica».

C’è una seconda parte oltre a “Pierino e il lupo”. Cosa accade dopo la favola?

«Ci sono dei momenti di divertissement con l’orchestra. È il sogno di molti poter dirigere una grande orchestra sinfonica. È un ruolo di potere, quindi stare sul quel podio fa sognare. Mi metto, allora, a fare le parodie di tutti i tipi (e tutti gli stereotipi) di direttori d’orchestra in circolazione. Questo spettacolo si rivolge anche e soprattutto a chi non va ai concerti di musica classica. Li vuole avvicinare. È un evento che nasce per essere divulgativo. Le anticipo anche che a un certo punto disegno con la sabbia, su una musica di Nino Rota. Non anticipo altro per non sciupare le sorprese».

Nella sua carriera ha divertito milioni di persone in tutto il mondo. Si diverte ancora a fare questo mestiere?

«Assolutamente sì. La voglia di divertirsi e giocare rimane sempre, perché fa parte in maniera intrinseca del mio lavoro. Non a caso “recitare” in inglese si dice “to play”, in francese “jouer”. Pensi che in questo momento sono a Salisburgo a fare un ruolo inventato ad hoc dal regista messicano Rolando Villazon nel “Barbiere di Siviglia”, con un cast quasi tutto italiano tra cui Cecilia Bartoli, Nicola Alaimo e Alessandro Corbelli. Sono stati due mesi di prove intense, ma ci stiamo divertendo da pazzi. Diciamo, semmai, che dopo una certa età, ho un po’ la sindrome della prestazione: cerco di non deludere mai le aspettative del pubblico.

Può darci un consiglio per affrontare meglio questo momento storico non roseo?

«Bisogna prendere sempre il lato buono della vita perché in qualsiasi momento della storia, anche nei periodi più neri, per fortuna, l’uomo ha sempre saputo rifugiarsi nell’umorismo o nella leggerezza, per sopravvivere. Questo non vuol dire che non bisogna pensare, far finta di niente o non rimboccarsi le maniche. Visualizzare, però, solo un’ombra scura davanti a noi ci deprime e non ci fa rimbalzare verso un futuro migliore. Il rimbalzo è la voglia di cielo, il desiderio di volare che mi porto sempre dietro nei miei lavori».

Lei è piemontese. c’è un luogo della Toscana a cui è particolarmente affezionato?

«Principalmente dove ho degli amici che mi fanno scoprire una Toscana nascosta, inedita. Per esempio a Pitigliano e a Firenze. A Pisa e Livorno sono stato quando ho fatto la regia all’illusionista Gaetano Triggiano, sono rimasto per un periodo nella zona. Purtroppo, quando si lavora, non sono mai permanenze lunghe. Ma torno sempre molto volentieri. Infatti, nella stagione 2022-2023 porterò il mio spettacolo “Solo” a Firenze». l


 

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