Il Tirreno

L’evento

La sacerdotessa e il capolavoro: emozioni rock sotto il David

Gabriele Rizza
La sacerdotessa e il capolavoro: emozioni rock sotto il David

La performance di Patti Smith alla Galleria dell’Accademia a Firenze

28 giugno 2022
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Patti Smith ritrova Firenze e il David. C’era un bel capannello di gente ieri sera in attesa davanti al museo dell’Accademia. Rimasto un po’ in sordina, l’evento era esploso dopo le polemiche sul rischio sopravvivenza del capolavoro di Michelangelo soggetto a ondate rock ma soprattutto sopraffatto dalla massa degli spettatori. Non più di 200, ma comunque abbastanza per comprometterne la salute.

I 200 sfilano con l’aria di privilegiati. Potranno dire io c’ero. Gli stessi del maggio 2009. Che Patti, nessuna polemica al seguito, il David sopra, lei sotto, accolse per un reading performance, intervallando versi del Buonarroti, liriche sue e canzoni sulle corde della chitarra, a latere della mostra “La perfezione nella forma”, dedicata all’amico Robert Mapplethorpe, che lì si faceva spazio fra i Prigioni e le tele. Patti era venuta a visitare la Galleria accompagnata da Jonathan Nelson, studioso del Rinascimento.

Ieri invece è arrivata con i figli, Jackson e Jesse, musicisti entrambi, al piano lei, alla chitarra lui. Il tono non è più segnato da quell’atmosfera radical chic come nel 2009. Il clima è più popolare. Sarà la stagione che non promette niente di buono. Patti con la sua voce bella e luminosa, densa d’echi fragili e di rimbombi opachi, ancora calda a dispetto dell’età (75 primavere) a schitarrare sotto la tribuna del David – tribuna che compie 140 anni e per questo viene festeggiata – c’ha preso gusto.

La direttrice del museo Cecilie Hollberg ha fiutato l’evento e non se l’è lasciata sfuggire. Il format è il solito. E non potrebbe essere altrimenti. Hollberg introduce, salgono i musicisti, Patti saluta il David, le mani giunte, in segno di ringraziamento o di preghiera, poi via via i saluti e i ringraziamenti, le poesie e le canzoni. Tutto rigorosamente in inglese che magari un saluto ruffiano tipo “Firenze ti amo”, non ci stava male. Ma non importa. Il pubblico dei 200 è entusiasta. Il vecchio rock non invecchia. E Patti resta pur sempre la sua sacerdotessa. Poi quando partono “People have the power” e “Because the Night”, che rompono l’equilibrio “pastorale” della scaletta, lo slancio è unanime. Tutti a intonare e saltellare.

«Un evento straordinario, indimenticabile – afferma Cecilie Hollberg – che chiude in modo spettacolare la prima parte di David 140 dopo che si sono susseguiti musicisti, storici dell’arte e giornalisti per rendere omaggio, ciascuno con il proprio sapere, alla più celebre delle sculture». Orgogliosa della nuova opportunità che l’Accademia le ha offerto di “sedere” fianco a fianco col David, “An evening of poetry and music”, questo il titolo della performance, ha visto con la famiglia Smith anche la partecipazione all’amico di lunga data Tony Shananha al basso.

La festa di Patti, dopo i versi di “The boy who loved Michelangelo” e “Reflecting Robert” dedicati a Mapplethorpe, e alcuni dei suoi pezzi forti, in versione squisitamente acustica (fra cui la suggestiva “Greatful” del 2000) si è chiusa con un corale Happy Birthday per la figlia Jesse che festeggiava proprio ieri i suoi 36 anni. Un motivazione in più per dire “io c’ero”.l


 

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