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Calcio: il caso

Il pentimento di Buffon: «Mi comprai il diploma. Fu scorretto, non lo rifarei»

Gigi Buffon, oggi 46 anni, è capodelegazione della Nazionale
Gigi Buffon, oggi 46 anni, è capodelegazione della Nazionale

Uno dei monumenti del calcio italiano ha deciso di ripercorrere i momenti più belli e quelli meno esaltanti della sua lunghissima carriera: «La Juve? Mette a soqquadro le tue certezze, ma quando si prende non ti molla più»

12 febbraio 2024
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A cuore aperto. Anche raccontando le cose di cui non va particolarmente fiero. Con coraggio, Gigi Buffon ha scelto di mettersi a nudo in una lunga intervista in occasione dell’evento “Campioni sotto le stelle” a Biella.

Uno dei monumenti del calcio italiano ha deciso di ripercorrere i momenti più belli e quelli meno esaltanti della sua lunghissima carriera, da Parma a Parma, passando per la Juve, il Psg e soprattutto la Nazionale di cui è ancora il simbolo.

Il portiere campione del mondo 2006, che oggi ha 46 anni e ricopre il ruolo di capo delegazione azzurro, ha ammesso però di avere anche un grande pentimento extracalcistico che riguarda un errore fatto quando aveva diciott’anni, era una stella in Serie A e aveva già debuttato in maglia azzurra nella celebre serata di Mosca .

«Di errori ne ho fatti parecchi, soprattutto quando ero giovane – ha confessato Buffon dal palco biellese – quello di cui vado meno orgoglioso è di essermi “comprato” il diploma, non lo rifarei perché c'è una nota di scorrettezza e scorciatoia e io non sono mai stato uno da scorciatoie.

Mi piace pensare quindi che la mia imperfezione dia agli altri un'idea di umanità e mi renda vicino alla gente».

Tornando poi alle esperienze di calcio giocato, il fuoriclasse carrarese ha parlato della sua lunga esperienza in maglia bianconera, dove ha vinto una serie impressionante di scudetti.

«La Juve è stata la mia vita calcistica – ha detto Buffon – ci sono stati i ricordi bellissimi, un'avventura e crescita umana e consacrazione dal punto di vista sportivo. L'universo Juventus manda a soqquadro le tue certezze, però nel momento in cui riesci a fartelo tuo non ti mollerà mai». E sulla Champions League: «Non è mai stata una ferita per me, per me è stata lo stimolo per battermi ogni anno per qualcosa di estremamente grande. Se poi devo fare un discorso generale che tocchi il mondo Juve, compagni e dirigenti, mi è dispiaciuto tanto per loro e per i tifosi che da trent'anni più o meno anelano a questa coppa. Per me, giocare in Champions la gioia era già quello, vincerla sarebbe stato chiudere il cerchio ma se ci ripenso non mi interessa».l

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