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Il contrappasso del Milan: le possibile cause della crisi rossonera

di Fabrizio Bocca
Il contrappasso del Milan: le possibile cause della crisi rossonera

Il sospetto è che oggi la squadra di Pioli paghi con gli interessi, nel classico contrappasso dantesco, quello che ha avuto in regalo ieri

06 febbraio 2023
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E’ probabile che in questo momento Jerry Cardinale, 54enne finanziere italo-americano e grande manovratore di capitali da miliardi di dollari, di fondi speculativi molto aggressivi e al vertice di Red Bird Capital, si stia domandando: perché ho speso 1200 milioni di euro per comprare il Milan? 

Mentre lui si dà presumibilmente del fesso e del turlupinato, il Milan che ha comprato quando festeggiava lo scudetto adesso precipita miserevolmente in classifica e non ne azzecca più una perdendo tutto il perdibile. Un 2023 da incubo, tre sconfitte in campionato, cinque in totale considerate Supercoppe e Coppe Italia fallite, due derby persi in 18 giorni, un diluvio di gol subiti (19 in 8 partite del 2023). Dallo scudetto al serio rischio di non riuscire a tenere almeno il posto in Champions League. In pratica l’apocalisse, la caduta degli dei, il Titanic e via da un disaster movie all’altro. 

Esistono talmente tante spiegazioni, analisi, radiografie della stupefacente crisi - dal mercato totalmente sbagliato alla perduta ispirazione di Pioli, dagli infortuni alla dilagante fiacca rossonera, dall’effetto Mondiale alla vanagloria dei calciatori - che si resta sempre più convinti che il caso colpisca senza guardare in faccia nessuno, che fortuna e sfortuna non esistono ma guarda un po’ dove vanno ad accanirsi, che anche gli scienziati del calcio alla fin fine si aggrappano alla stregoneria. Insomma il sospetto è che oggi il Milan paghi con gli interessi, nel classico contrappasso dantesco, quello che ha avuto in regalo ieri. 

La crisi poi ha una sua classica banalità di copione: Pioli rivede le sue idee e i suoi schemi, a conferma che gli schemi buoni sono quelli che vincono, e come fanno tutti quando la bufera imperversa si copre, si stringe nell’impermeabile e apre l’ombrello per non fradiciarsi di gol. Da che il calcio fu inventato tanti hanno provato strade alternative ma alla fine il “primo non prenderle” sta sempre lì a comandamento numero 1. Anche per l’indignazione di Arrigo Sacchi, nume tutelare del Milan moderno, che vede nell’operazione una bestemmia in chiesa. Oggi l’Arrigo fa il grillo parlante: “Il Milan a 5 in difesa, anatema su di voi!”. E comunque dai 3 gol presi nel derby in Supercoppa (e 4 dalla Lazio, 5 dal Sassuolo…), almeno si è scesi all’unico preso da Lautaro domenica sera. 

Nella banalità del copione della crisi ci sono anche le frasi che si dicono in questi momenti “Non siamo una squadra così matura” ma anche un sorprendente Pioli che si autocondanna e ammette che lo stravolgimento del Milan è stata una mossa fatta nel momento di panico. Il che conferma che in certi casi si va avanti a tentoni nel buio. Nessuno è così malvagio da chiedere il ribaltone della panchina, ma tutti sanno che a un certo punto il calcio chiede di far scattare il count down.

Ma soprattutto la dissipazione del Milan è il contrappeso perfetto - secondo l’ingegneristica dell’ascensore - della contemporanea ascesa del Napoli a quote siderali. E’ come se forze, idee e talento fossero passati da una parte all’altra. Per dare al campionato un nuovo perfetto equilibrio tra gioia e dolore, a successo corrisponde fallimento. 

Contrappasso perfettamente misurabile in 18 punti di differenza accumulati in poco più di metà campionato. Se a questi aggiungessimo i 7 punti di differenza da cui il Napoli partiva dopo la fine del campionato scorso (Milan campione a 86, Napoli terzo a 79), scopriremmo che la differenza di valore tra il Napoli e Milan è oggi quantificabile in 25 punti. E siamo solo a febbraio. E comunque tenendo da parte qualsiasi altra considerazione sulla Champions League in arrivo (Eintracht per il Napoli, Tottenham per il Milan). 

Napoli e Milan insomma sono i contrappesi di un nuovo equilibrio del campionato. Una distribuzione equa di prime volte: Stefano Pioli precipita di nuovo in uno dei tanti psicodrammi precedenti ai fortunati anni del Milan e Luciano Spalletti sale al suo posto ormai vicinissimo alla soglia delle 1000 panchine da professionista, raggiungendo il suo apice. Il Milan perde Ibrahimovic che ha pagato la tassa ai suoi 41 anni, e il Napoli fa vedere al mondo un centravanti che gli assomiglia molto, per far gol di testa allo Spezia Osimhen è salito a 2,58 metri, un’elevazione impressionante. Non taekwondo ma basket sotto rete. 

Nel Milan scompare misteriosamente Rafa Leao, ieri fenomeno e oggi confinato in panchina di cui si leggono solo ormai le (dis)avventure contrattuali, e nel Napoli sale Kvaratskhelia, assist e gol per tutti. E’ come se forza e talento fossero sempre quelli e si trasferissero da uno all’altro. Che spiegazione dare a tutto questo, se non che il calcio ha un’entità superiore che lo governa?

E Jerry Cardinale pensava che trovare 1200 milioni per comprare il Milan fosse la cosa più difficile…

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