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Anche il Var s’inchina, la lezione di Maria Sole alla prima in serie A

di Giorgio Billeri
Anche il Var s’inchina, la lezione di Maria Sole alla prima in serie A

La livornese Ferrieri Caputi nella storia: prestazione perfetta, giusta la decisione lampo sul rigore, il primo giallo dopo 57’

03 ottobre 2022
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Nel glossario del calcio sta scritto: l’arbitro migliore sembra che non ci sia. Non si fa troppo notare, non ostacola il romanzo della partita, ne facilita soltanto la lettura. Maria Sole Ferrieri Caputi da Livorno, la prima volta di un arbitro donna in serie A, proprio questo ha fatto.

Ha diretto senza stravolgere, ha guidato senza protagonismi.

Correndo, faticando (l’arbitro spende quanto un giocatore, bene ricordarlo), restando sempre a un passo dall’azione, come da manuale del perfetto fischietto. Non ha mai perso la serenità, la lucidità, l’ombra di un sorriso sotto la maschera da direttore di gara, l’eleganza del gesto anche quando i giocatori - a loro non frega niente del sesso dell’arbitro, e ci pare anche giusto - sono arrivati vicinissimi, alitando proteste e parole non proprio da collegio inglese. Lei, Maria Sole, del suo Dna livornese porta anche una certa propensione a sdrammatizzare e anche quelle parole forti, allora, le sono sembrate mazzi di rose rispetto ai campi sterrati, alle situazioni complicate, alle offese della lunghissima gavetta in giro per lo Stivale.

Le è bastato fulminare con lo sguardo Candreva, capitano della Salernitana, che protestava al suo indirizzo, forse più per sfogare la rabbia repressa di una giornata storta (alla fine il Sassuolo passeggerà per 5-0 sulla formazione di Davide Nicola, già, ex allenatore del Livorno, magari una giovanissima Maria Sole avrà tifato per lui). Le è bastato puntare un dito contro il ruvido centrale difensivo campano Daniliuc che si professava innocente dopo aver massaggiato urbi et orbi le caviglie di Pinamonti.

Così ha ottenuto subito il rispetto delle squadre e del pubblico, incuriosito certo, ma prodigo di applausi (nessun coro becero, almeno questo risulta).

Così, quando Maggiore, centrocampista della Salernitana ha mandato a terra con un sagace colpo d’anca in area l’avversario diretto, il neroverde Ceide, Maria Sole non ha avuto dubbi: braccio teso verso il dischetto, decisione in una frazione di secondo. Senza ripensamenti, l’espressione decisa. Quando un arbitro è bravo, basta il suo istinto se la visuale è sgombra e la mente è lucida. Ma poi iIl pensiero, sottile e fastidioso, ha attaversato tutto noi: e se avesse sbagliato? E se il Var la sconfessasse sarebbe un nuvolone nero, una zona d’ombra su una giornata storica? Suspence durata un minuto: dalla sala Var arriva la conferma, è rigore.

Maria Sole prende fiducia eper lei aumenta il rispetto. Dirà alla fine della partita Dionisi, allenatore del Sassuolo: «Ho stretto la mano a fine partita a Ferrieri Caputi come ogni domenica a qualsiasi arbitro: non mi chiedete della prima donna arbitro in A, perchè per me e' come un arbitro uomo. Non voglio parlarne troppo, perchè vorrebbe dire rimarcare la differenza.

E invece secondo me e' una questione normale...».

Finalmente normale, verrebbe da dire. Intanto la partita di Maria Sole, non particolarmente nervosa visto anche il risultato ormai deciso, va avanti senza angosce. La prima ammonizione, per dire, arriva al 57’ perchè lei lascia giocare, all’inglese, e gli spet[atori apprezzano.

E Davide Nicola, ex allenatore di quel Livorno che la ragazza guardava dalla tribuna, tanti anni fa, cosa ne pensa?

«Immagino che questo giorno sarà ricordato, parliamo di un arbitro che ha fatto la sua gavetta. Personalmente non mi sono accorto chi fosse l'arbitro. Ha fatto bene la sua partita, noi potevamo fare meglio la nostra».

Nicola, si sa, è un gentiluomo ma le sue parole erano sincere, Perchè Maria Sole, col sorriso, con eleganza, senza farsi tropponotare, ha scritto la storia.

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