Il Tirreno

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Tribunale

Prato, ennesimo stop nel processo “China Truck”


	Gennaio 2018, le perquisizioni nei magazzini della logistica cinese
Gennaio 2018, le perquisizioni nei magazzini della logistica cinese

La pubblica accusa contesta la traduzione delle telefonate e la perizia è stata dichiarata inutilizzabile: i tempi si allungano

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PRATO. Sembra quasi una maledizione quella che ha colpito il processo scaturito dall’inchiesta “China Truck”, un’indagine della squadra mobile della polizia su una presunta associazione a delinquere nel settore della logistica cinese con decine di imputati. A tre anni dalla prima udienza e a sette anni dagli arresti scattati nel gennaio 2018, per fatti risalenti agli anni precedenti, il processo è ancora al palo. L’ultimo stop è arrivato lunedì 29 settembre, quando il pubblico ministero Lorenzo Gestri ha chiesto e ottenuto dal Tribunale l’inutilizzabilità della perizia sulla trascrizione delle telefonate (la traduzione dal cinese all’italiano) effettuata da un perito cinese madrelingua, che però non si è presentata in aula. Questo sarebbe stato un problema risolvibile. Il vero problema è che il pubblico ministero ha ravvisato nella perizia numerosi errori: conversazioni tradotte senza l’indicazione di giorno e orario della chiamata, oppure senza i nomi degli interlocutori. Il pm ha contestato anche alcune omissioni fatte arbitrariamente dalla traduttrice che ha depennato alcuni passaggi ritenendoli non rilevanti. Va da sé che sulla rilevanza di certi materiale deve decidere il pubblico ministero e non l’interprete. Per questo la perizia è stata ritenuta inutilizzabile e la traduttrice, che ora è in Cina, non verrà pagata. Ora però bisognerà trovare un altro perito e, una volta affidato l’incarico, aspettare come minimo altri tre mesi per il deposito della perizia.

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