Economia
Prato, truffa sui bonus edilizi: imprenditore e commercialista agli arresti domiciliari
I due principali indagati, residenti a Trani e a Pescia, non hanno convinto il gip dopo i sequestri per 8,5 milioni di euro scattati a metà maggio
PRATO. Il giudice per le indagini preliminari di Pistoia ha disposto gli arresti domiciliari per un imprenditore edile di Trani e una commercialista di Pistoia nell’ambito dell’inchiesta della guardia di finanza di Prato sulla cosiddetta “truffa delle facciate”, una frode da 11 milioni di euro sui lavori coperti dal Superbonus che in questi anni hanno arricchito centinaia di truffatori in tutta Italia.
I due principali indagati (c’è anche un prestanome che però non è stato sottoposto a misure di custodia) sono stati sentiti nei giorni scorsi dal gip ed evidentemente non lo hanno convinto. Entrambi hanno rinunciato al ricorso contro i sequestri per 8,5 milioni di euro che erano scattati alla metà di maggio e l’imprenditore ha anche ammesso le sue responsabilità. I sequestri riguardano un capannone industriale in Puglia, una ex casa cantoniera a Pescia e un ex albergo a Montecatini. Ci sono anche altri crediti pendenti, compresi tra i 5 e i 6 milioni di euro, che nel frattempo sono stati bloccati.
«L’indagine, avviata nel 2022, – spiega una nota della Finanza – ha consentito di ricostruire l’operatività di un sistema fraudolento, attivo a livello nazionale, volto alla creazione e commercializzazione di crediti d’imposta fittizi connessi al cosiddetto “Bonus Facciate”, introdotto dalla Legge 160/2019 e reso cedibile e monetizzabile presso soggetti terzi (inclusi intermediari finanziari) dal Decreto rilancio (34/2020). Gli indagati, attraverso la falsa attestazione di lavori edilizi mai eseguiti, in tutto o in parte, hanno indotto in errore l’Agenzia delle Entrate, generando crediti d’imposta inesistenti che venivano successivamente ceduti a terzi soggetti in buona fede o monetizzati con il concorso di intermediari professionali. In molti casi, gli immobili risultavano intestati a soggetti completamente ignari, talvolta coinvolti solo formalmente tramite la sottoscrizione inconsapevole di atti preliminari o dichiarazioni predisposte ad arte. Il danno stimato per l’erario è enorme, non soltanto in termini economici diretti, ma anche per l’effetto distorsivo arrecato alla corretta allocazione delle risorse pubbliche stanziate per il rilancio del comparto edilizio e dell’economia nazionale. I proventi illeciti, ottenuti dalla cessione fraudolenta dei crediti, sono stati successivamente riciclati e
reimpiegati mediante complesse operazioni finanziarie e l’acquisto di beni di lusso, immobili e autovetture di alta gamma, nel chiaro intento di ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa delle somme e di reinserirle nel circuito economico legale».