Il grande affare della prostituzione, “stipendio” da 50mila euro al mese: i retroscena dell’inchiesta sulle lucciole cinesi in Toscana
Ma più della metà va agli sfruttatori: la guerra tra bande per il controllo del lucroso settore fa emergere tariffe e possibili guadagni
PRATO. Una giovane prostituta cinese può guadagnare fino a 50.000 euro in un mese, ma all’inizio gliene restano in tasca “solo” 20.000, mentre il resto va a chi la sfrutta. La contabilità della prostituzione orientale a Prato è descritta in dettaglio nelle intercettazioni contenute nell’inchiesta che giovedì ha portato in carcere quattro cinesi, un italiano e un pachistano, accusati a vario titolo di tentata estorsione e sfruttamento della prostituzione nell’ambito di una guerra tra bande per il controllo del mercato del sesso a pagamento in città.
Il sistema
Una telefonata, in particolare, è illuminante. Risale al 21 gennaio. Da una parte c’è Chen Hui, il cinese di 35 anni, detto Gambarotta, a cui la sera del 1° ottobre hanno bruciato la macchina nel parcheggio del Wall Art Hotel di viale della Repubblica dopo aver messo una bara con la sua foto davanti all’ingresso. Dall’altra c’è una prostituta di 35 anni che dalla Cina ambisce a venire a Prato. Quasi quattro mesi prima i membri di una banda rivale capeggiata da Hu Haijie, 33 anni, volevano estromettere Chen Hui dal business, ma dopo un periodo di turbolenza Chen è tornato in sella e al telefono illustra all’aspirante lucciola le condizioni di lavoro. Intanto bisogna procurarsi un visto turistico.
Non è difficile, al limite si paga una mazzetta. Oppure si entra illegalmente passando da Serbia e Grecia. Se l’aspirante lucciola non ha i soldi necessari, Chen è disposto ad anticiparli per poi scalarli dai futuri guadagni. Lui poi pagherà l’albergo e il vitto, ma non quando alla prostituta verrà il ciclo (in quei giorni dovrà trovarsi un’altra sistemazione). L’orario è abbastanza pesante: bisogna essere a disposizione da mezzogiorno alle 3 di notte. All’inizio Chen prenderà il 60% dei guadagni, poi a scalare, e in base alla bravura di lei, si scenderà al 50% e al 40%.
Le tariffe
La tariffa minima è di 200 euro a prestazione, e se lei arriva con soldi suoi non è obbligata a rimanere alle dipendenze di Chen, passato un mese di attività (quest’offerta, poco verosimile, sembra più che altro un modo per invogliare la “candidata”). «Hai 35 anni e non sei di primo pelo» dice Chen, dunque non puoi tirare su più di 20.000 euro al mese, ma quelle giovani arrivano anche a 50.000. Cifre comunque di tutto rispetto, che fanno capire come mai le bande cinesi si contendano il predominio nel settore. E possano permettersi di pagare profumatamente un pachistano come Haider Baber Zamer, 48 anni, per pedinare il boss rivale. Zamer al telefono dice di aver incassato anche mille euro per controllare per poche ore i movimenti di Chen Hui. Glieli ha dati Hu Haijie, il presunto mandante del macabro avvertimento della bara, che anche dopo il 1° ottobre ha continuato a dare la caccia a Chen Hui, sparito dalla circolazione e nascosto a San Piero a Ponti.
La guerra tra bande
Secondo le risultanze delle indagini della squadra mobile, Chen Hui avrebbe avuto un debito di 24mila euro con Hu, di 10.000 con un altro cinese e di 15.000 con un altro ancora. Ma non era solo per riscuotere un presunto credito che gli hanno bruciato la macchina e hanno messo la sua foto sulla bara. Volevano estrometterlo dal mercato del sesso a pagamento. All’inizio sembravano esserci riusciti, poi Chen si è riorganizzato e sembra che volesse rendere pan per focaccia. Il suo rivale Hu poteva contare su un picchiatore calabrese, Domenico Gagliardi, anche lui arrestato, che al telefono esorta a battere il ferro finché è caldo, cioè a insistere con l’offensiva contro Chen Hui, ma l’altro teme, a ragione, di essere già indagato e gli ordina di lasciar perdere. Chi invece non aveva voglia di lasciar perdere è lo stesso Chen Hui, che il 18 gennaio incarica un picchiatore di andare a “lasciare qualche livido” sulla faccia di Wei Bin, un membro della gang rivale. La guerra per il controllo della prostituzione era iniziata molto prima e se non fosse intervenuta la Procura poteva finire anche molto male.
Le lucciole preferiscono gli Usa
Tre giorni prima, il 15 gennaio, Chen Bin parla al telefono con un procacciatore di ragazze che vive in Cina. Concordano le tariffe (200 euro la “prestazione base”, 300 la “prestazione normale”, 600 euro il “servizio completo”) e parlano anche di una cosa che preoccupa gli sfruttatori pratesi. Sembra che le giovani cinesi non siano più disposte a venire in Europa, preferiscono andare direttamente negli Stati Uniti, o usare l’Europa solo come un trampolino di lancio.
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