Il Tirreno

Prato

Economia circolare

A Prato gli stracci hanno una seconda vita grazie all’intelligenza artificiale

di Paolo Nencioni
Una simulazione di come sarà il nuovo Textile Hub di Baciacavallo
Una simulazione di come sarà il nuovo Textile Hub di Baciacavallo

Al via i lavori per la costruzione dell’impianto di selezione al Textile Hub di Baciacavallo

23 maggio 2024
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PRATO. «Tutta a Prato, in stracci, va finire la storia d’Italia e del mondo, glorie e miserie, vittorie e sconfitte». Lo scriveva quasi 70 anni fa Curzio Malaparte in “Maledetti toscani” e da ieri è ancora più vero con l’inizio dei lavori di quello che è stato chiamato Textile Hub e che lui probabilmente avrebbe preferito chiamare Centro di raccolta dei cenci.

Si tratta dell’impianto di selezione automatica dei rifiuti tessili di Alia Multiutility, finanziato in parte dai fondi Pnrr, che entro la prima metà del 2026 sorgerà in via di Baciacavallo accanto al depuratore industriale di Gida. Sull’area acquistata da Alia sono al lavoro le ruspe della ditta Polistrade. Il progetto, dal costo totale di 29,5 milioni di euro (di cui 23,5 per gli impianti e le opere complementari, 2 per l’acquisto dei terreni e 4 per gli spostamenti di pozzi e tubature di acqua e gas), prevede la realizzazione di un impianto di recupero di rifiuti speciali non pericolosi, derivanti da scarti di origine tessile e indumenti usati, costituito da un capannone principale della superficie di circa 6.400 metri quadrati, con un’altezza di 10 metri, all’interno del quale verranno posizionati gli stoccaggi dei rifiuti in ingresso e dei rifiuti intermedi e le linee di selezione automatica e semi-automatica dei rifiuti tessili, nonché le presse per la riduzione volumetrica dei prodotti. Un secondo capannone, di circa 2.000 metri quadrati, ospiterà una linea di sfilacciamento, ma anche parte degli stoccaggi dei rifiuti intermedi e, al primo piano, uffici, spogliatoi e servizi igienici.

A pieno regimo l’Hub tratterà due tipi di flussi: 20.000 tonnellate di materiale all’anno (più o meno corrispondenti all’intero fabbisogno regionale) derivanti dal circuito del post consumo e 13.000 tonnellate all’anno derivanti dal circuito del pre-consumo (circa il 50% di questa tipologia di rifiuti, tipicamente scarti tessili di produzione e lavorazione, deriverà dalle attività del distretto tessile di Prato). Si stima che, per quel che riguarda il post consumo, il 60% dei capi (12.000 tonnellate), dopo la sanificazione, verrà inviato ad aziende già presenti sul territorio pratese e specializzate in questo settore di mercato. Il restante 40%, composto da capi di abbigliamento non riutilizzabili, una volta eliminate le componenti accessorie come cerniere, fibbie, bottoni, verrà inviato alla linea automatica che selezionerà i rifiuti per fibra e colore e poi potrà essere inviata alla linea di pre-sfilacciatura per agevolare, se del caso, il successivo riciclo meccanico.

L’impianto di selezione automatica utilizzerà l’intelligenza artificiale (con la tecnologia Fibersort della ditta belga Valvan).

C’è una grande incognita non ancora sciolta, che riguarda le confezioni cinesi. Sono queste a produrre la gran parte degli scarti tessili che per anni abbiamo poi trovato abbandonati in anonimi sacchi neri nei campi e lungo i fossi. Bisognerà convincere questi imprenditori a conferire gli scarti tessili nel nuovo Hub di Baciacavallo. Teoricamente le fibre di cotone, lana e seta possono rientrare nel ciclo produttivo come materia prima seconda, mentre l’acrilico sarebbe destinato alla discarica. Meglio ancora, secondo il sindaco Matteo Biffoni, presente ieri a Baciacavallo, per produrre energia (in un termovalorizzatore o in un rigassificatore) come già fanno a Brescia.

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