Il vescovo Nerbini ai pratesi: «Non pensate solo ai regali»
Il religioso invita a riscoprire il significato autentico della ricorrenza e ricorda le difficoltà dei giovani: «Solo 4 su dieci dicono di essere felici»
PRATO. Un Natale meno legato ai regali, che sappia riscoprire il suo vero significato. così lo immagina il vescovo Giovanni Nerbini nel suo messaggio ai fedeli.
«Nella serata di domenica 18 dicembre, come da tradizione a Times Square – scrive Nerbini – si sono spente tutte le insegne pubblicitarie per lasciare spazio a un’unica immagine del presepe davvero suggestiva. Gli sguardi dei passanti erano rivolti agli schermi che «ricordavano» il vero contenuto della festa che ci stiamo preparando a celebrare. Poi tutto ha ripreso il corso abituale. Ma in chi osserva si fa spontaneamente strada la domanda: ma il significato del Natale è tutti qui? Una piccola emozionante parentesi di immagini tra la frenesia degli acquisti? Questo è certamente un rischio. Negli ultimi decenni il dato commerciale ha preso il sopravvento su tutto il resto fino a raggiungere il livello attuale».
Nerbini cita una frase del mistico tedesco Silesius (“Se anche Cristo fosse nato a Betlemme mille volte ma non nasce in te, allora è nato invano”) per riportare tutti al vero significato della ricorrenza: «Questa affermazione ci mette di fronte al senso originale del Natale ed il rischio che corrono coloro che lo celebrano. Cristo viene a portare all’uomo quella verità, quell’amore che l’uomo non possiede; viene a salvarlo dal male che invade il suo cuore, dal peccato che avvelena la sua vita e lo porta a combattere contro tutti i suoi simili. La sua novità non può essere esteriore, ma prima intima, personale, poi comunitaria e cosmica. Egli è venuto a cambiare i cuori e le relazioni, a portare una pace che è puro dono. L’uomo è invitato ad accoglierla ed essa è destinata a trasformarlo radicalmente. Questo nuovo anno ha portato ancora nuove guerre, abbiamo subìto una disastrosa alluvione che ha messo in ginocchio aziende e famiglie riaprendo il dibattito sui cambiamenti climatici. Non possiamo cambiare il corso degli eventi, ma possiamo cambiare noi stessi, le nostre assurde e disastrose decisioni, le relazioni tra le persone imparando la difficile arte del prendersi «cura» degli altri, della nostra terra, dei nostri rapporti interpersonali. Chi soffre di più questo insieme di cose sono i piccoli, gli adolescenti, i giovani che arrancano nel cercare il loro posto e la loro realizzazione nella quasi totale indifferenza. Per curare i gravi disturbi che sempre più spesso si manifestano si raccomandano le cure di specialisti e si prescrivono farmaci mentre coloro che insistentemente chiedono di lavorare nella prevenzione dei gravi disturbi vengono ignorati. In una recente indagine che ha per oggetto gli adolescenti tra i 14 ed i 18 anni è emerso che solo quattro su dieci affermano di essere felici. Vorrei allora augurare a tutti un Santo Natale diverso, lontano dalla frenesia degli acquisti, carico di calma e riflessione personale. Vorrei che fosse anche il giorno in cui ci si siede a tavola con familiari e parenti per esprimere l’affetto che ci unisce, il desiderio di stare insieme non soffocato da altre preoccupazioni».