Il Tirreno

Prato

Allarme delle aziende del comparto dei casalinghi: «E ora il basso costo ci invade»

Allarme delle aziende del comparto dei casalinghi: «E ora il basso costo ci invade»

200 aziende del comparto tra Prato e Pistoia con oltre 700 addetti e oltre 200 milioni di fatturato. «Dall’Asia non hanno i nostri costi e ci fanno concorrenza sleale. Serve aiuto»

01 ottobre 2022
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PRATO. Oltre all’esplosione dei costi energetici e delle materie prime, un’altra spada di Damocle si abbatte ora su oltre 200 aziende del comparto casalinghi e pulizia della casa tra Prato e Pistoia con oltre 700 addetti e oltre 200 milioni di fatturato, che rischiano una crisi senza ritorno. L’ulteriore tegola caduta su tutte le imprese che lavorano nei beni di consumo – plastica, vetro, gomma e chimica – piove anche stavolta dall’estero ed è l’arrivo della concorrenza delle merci provenienti da medio ed estremo oriente, falsata per di più dalla disparità nei costi di trasporto. «È a fortissimo rischio – spiega il presidente del settore plastica, vetro, gomma e plastica di Cna Toscana Centro Marcello Rafanelli – la tenuta dell’intera filiera della plastica e dei casalinghi, che rappresenta una fetta importante dell’economia del territorio. In particolare si parla di circa 200 aziende attive nei settori fabbricazione di prodotti chimici e fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche su tutto il territorio di Pistoia e Prato». In un contesto così pesante per le aziende europee e italiane in particolare (a partire dai costi dell’energia), prosegue Rafanelli, «ora il problema è rappresentato dal dumping esercitato da Paesi asiatici che producono a prezzi irrisori perché agevolati, sia sul piano energetico che del costo del lavoro e, in primis, dei trasporti. Parlo di realtà che oggi si trovano molto più avvantaggiate rispetto alle nostre imprese locali e che stanno ampliandosi in importanti fette di mercato Ue e Extra Ue. Ecco perché in questa particolare situazione, le aziende del settore ritengono decisivo «sollecitare Governo e Europa affinché siano presi provvedimenti urgenti per tutelare le produzioni italiane, per limitare il forte differenziale di costi che è attualmente presente tra le aziende Italiane e Europee rispetto a quelle collocate nel medio e estremo oriente. Più precisamente riteniamo fondamentale che sia valutata l’attuazione di un filtro più ferreo per i beni provenienti dall’extra Unin e e destinati alla casa e all’acquisto da parte delle famiglie, visto che la competitività delle aziende italiane e locali è fortemente indebolita da cause esterne che sfuggono al controllo del Governo e della Commissione » . Ma non è tutto. Aggiunge Rafanelli, «la criticità del rapporto con le aziende di paesi extra UE riguarda anche il tema della partecipazione alle fiere internazionali, un elemento decisivo per riacquisire fette di mercato nel post covid e sempre più spesso registriamo che dalle fiere in Asia (in particolare in Cina) siano di fatto bandite le aziende UE, mentre non è prevista alcuna forma di filtro inverso negli eventi che si svolgono in UE».
 

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