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Più ossigeno nei reparti e monoclonali a casa: ecco come l'ospedale si è salvato dal collasso

Maria Lardara
Un reparto Covid (foto d'archivio)
Un reparto Covid (foto d'archivio)

Matarrese: "L'impiego massiccio di ventilazione non invasiva ha evitato che tanti pazienti finissero intubati in terapia intensiva". Straniero quasi un paziente su due: molti di loro non possono essere assistiti a casa perché senza medico

27 aprile 2021
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PRATO. L’appuntamento con i giornalisti nell’atrio dell’ospedale è per le 9.30. Lunedì 26 aprile, primo giorno di zona gialla. Daniela Matarrese, direttrice del Santo Stefano, arriva tutta trafelata. «Dovevo gestire i ricoveri no Covid di 25 persone in area medica». Sì perché ci sono anche quelli. Ieri le nuove degenze per Covid sono state sette. La numero uno dell’ospedale vede una luce in fondo al tunnel. «Numeri in discesa», ammette. E i numeri dei ricoveri, quelli più freschi e aggiornati, li snocciola: 154 posti occupati in area medica (si può arrivare fino a 175), 19 su 20 in terapia intensiva, 58 al Pegaso, 42 nel presidio La Melagrana, 24 al vecchio ospedale. Cala la pressione sui reparti. Perché cala quella sul territorio. «Le Usca e i medici di famiglia sono le nostre sentinelle sul territorio. Il trend dei ricoveri è in discesa ma non va abbassata la guardia. Chiediamo a tutti i cittadini pratesi di continuare a mantenere le misure di distanziamento, mascherine e igiene delle mani. Il virus continua a circolare anche se siamo nella fase di lenta discesa della terza ondata». Negli ultimi dieci giorni il 40 per cento dei ricoveri ha interessato i cittadini stranieri: Non solo cinesi ma anche pazienti di altre etnie.

MENO INTUBATI

Se nella terza ondata si è alleggerita la pressione sulle terapie intensive (mai oltre 20 posti occupati) è grazie all’aumento della capacità di ossigeno (30 per cento in più) per la ventilazione non invasiva. «A novembre ci siamo attrezzati nell’area medica con l’uso massiccio della ventilazione non invasiva: internisti, pneumologi e medici di tutte le specializzazioni hanno imparato a usare questi ventilatori, compreso il nostro personale infermieristico adeguatamente formato. Questo ha fatto sì che si evitasse di intubare i pazienti in terapia intensiva». Un vero e proprio reparto di subintensiva allestito in area medica con 60 caschi di Niv (ventilazione meccanica non invasiva): insieme a quello di Empoli, nell’area Toscana Centro l’ospedale di Prato ha la percentuale più alta di pazienti trattati con la ventilazione.

I MONOCLONALI

Decolla la sperimentazione della cura a base di anticorpi monoclonali contro il Covid. A distanza di un mese, i primi risultati della terapia fanno ben sperare: su 35 pazienti individuati, solo tre hanno avuto necessità del ricovero mentre otto hanno raccontato la scomparsa dei sintomi dal giorno dopo la somministrazione.

I NUMERI

Dall’inizio della pandemia sono state ricoverate per Covid 2.025 persone al Santo Stefano: attualmente l’età media dei pazienti ricoverati col coronavirus è di 68 anni. Fino al 19 aprile 2021, si contavano 397 decessi per Covid: sono i dati forniti dall’Istituto superiore di sanità.

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