Il Tirreno

Prato

i controlli

Ispettori dell'Asl a caccia di focolai: irregolari otto aziende su 34

La sede pratese del dipartimento prevenzione dell'Asl in via Lavarone
La sede pratese del dipartimento prevenzione dell'Asl in via Lavarone

Prato, le maggiori criticità su sanificazione mascherine e gestione degli spazi comuni. La tendenza delle aziende cinesi a chiudere subito non appena si verificano molti casi di Covid
 

29 aprile 2021
2 MINUTI DI LETTURA





PRATO. Sono state otto su 34 le aziende produttive dell’area pratese oggetto dei controlli effettuati nelle prime tre settimane di aprile dal gruppo operativo del Dipartimento di prevenzione dell’Asl per il monitoraggio sui focolai Covid segnalati nei luoghi di lavoro. Nell’attuale fase epidemica, caratterizzata da una significativa diffusione del contagio nelle aree a maggiore densità abitativa e produttiva, i tecnici della prevenzione sono impegnati in questa campagna straordinaria indirizzata verso i luoghi di lavoro in cui è stata constatata una pluralità di casi Covid-19 positivi, individuati nell’attività di tracciamento o oggetto di segnalazione. Delle 34 aziende controllate, dieci sono risultate a conduzione cinese. In otto (sei italiane e due cinesi) sono state applicate sanzioni.

Ulteriori otto aziende (sei cinesi e due italiane) sono state trovate chiuse per decisione spontanea dei titolari. Nelle restanti 18 i protocolli anticontagio sono risultati applicati, la gestione dei focolai è risultata sotto controllo con osservanza dei provvedimenti di quarantena da parte dei lavoratori contatti stretti dei casi e messi in atto gli interventi di sanificazione straordinaria. Diverse imprese hanno disposto l’esecuzione di tamponi diagnostici anche ai soggetti che non risultavano contatti stretti. Le principali criticità riscontrate hanno riguardato tre aspetti. La sanificazione è il primo, in particolare per l’uso di prodotti non conformi alla circolare del ministero della Salute e al Rapporto Iss e l’insufficiente aerazione dei locali. Poi l’uso di mascherine non adeguate come le cosiddette “mascherine di comunità”. Il terzo aspetto è la gestione degli spazi comuni (sala riunioni, spazio caffè e snack) non ben gestiti ed organizzati con rischio di assembramenti.

Proprio in relazione alle criticità rilevate il Dipartimento di prevenzione dell’Asl raccomanda le aziende di attenersi alle disposizioni. L’Asl sottolinea che i contatti stretti devono essere individuati dall’azienda in collaborazione con il medico competente, ove presente, ed essere allontanati dal luogo di lavoro dandone comunicazione all’azienda sanitaria per la conseguente emissione dei provvedimenti di quarantena. In nessun caso i contatti stretti possono restare a lavoro, neanche sottoponendosi a tampone. La circolare del ministero di Sanità dello scorso 12 aprile prevede che i contatti stretti debbano sempre effettuare un tampone (molecolare o antigenico) dopo 10 giorni per poter rientrare nel luogo di lavoro, mentre per i casi positivi a lungo termine è riconfermata la necessità di un tampone (antigenico o molecolare) negativo per il rientro al lavoro. Nelle attività di verifica i tecnici della prevenzione hanno rilevato la tendenza da parte delle aziende a conduzione cinese di chiudere in modo spontaneo quando si verifica un focolaio. In alcuni casi si sono verificate difficoltà nell’ individuare il domicilio dei casi e di conseguenza rintracciare i contatti stretti per poter emettere i provvedimenti di quarantena.

Primo piano
La tragedia: la ricostruzione

Rogo al poligono di Galceti, le vittime hanno provato a domare le fiamme con l’estintore: chi sono, cos’è successo e le testimonianze

di Paolo Nencioni