Il Tirreno

Pontedera

Il personaggio

Da Buti a Dublino per la Dea: Alberto chiude il ristorante “Paccì” e si gode l’Atalanta

di Francesco Paletti

	Alberto Gennai a Dublino con la sciarpa dell'Atalanta
Alberto Gennai a Dublino con la sciarpa dell'Atalanta

In provincia di Pisa c’è un tifoso sfegatato della formazione di Bergamo: nella serata in cui i nerazzurri sono saliti sul tetto d’Europa battendo il Bayer Leverkusen lui era lì, nello stadio in cui i ragazzi di mister Gasperini hanno scritto una pagina di storia del calcio italiano

24 maggio 2024
2 MINUTI DI LETTURA





BUTI. Era chiuso anche nella sera di mercoledì 22 maggio  “Paccì”. «E stasera (giovedì 23 maggio, ndr) la stessa cosa: mi devo riprendere, ho dormito poco e sulle poltroncine dell’aeroporto», dice Alberto Gennai, “Paccì” appunto.

Innamorato della Dea

L’ultras butese dell’Atalanta e il proprietario di questo paradiso della cucina toscana nel cuore del paese del palio e del “cantar maggio”, dove si può ancora gustare la vera trippa alla butese. Per andarci, però, è consigliabile prima controllare il calendario della “Dea”: «Sì ho chiuso il ristorante per due giorni: sono partito mercoledì mattina da Pisa, scalo a Parigi, alle 14 ero già a Dublino e alle 17 allo stadio. Come facevo a non esserci?», ride Paccì con la voce stanca e soprattutto rauca di chi ha cantato fino all’alba: è ripartito dall’Irlanda nella mattina di giovedì 23 maggio alle 11 dopo una notte in bianco, stesso tragitto dell’andata. «Ma ha capito cosa è successo? L’Atalanta ha vinto l’Europa League, una città di 120mila abitanti sul tetto d’Europa». E non è solo questo: «Abbiamo schiantato i campioni di Germania, una squadra che veniva da 51 risultati utili consecutivi – riepiloga – e prima abbiamo eliminato lo Sporting Lisbona, campione del Portogallo, il Liverpool di Jurgen Klopp con la vittoria memorabile sul campo dei Red Devils e il Marsiglia».

Irriducibile

Le ha viste tutte, o quasi, dallo stadio “Paccì”. Chiudendo il ristorante, ovviamente. C’era al Velodrome di Marsiglia e ad Anfield Road. Ma c’era anche nel 2018 a Dortmund per la sfida con il Borussia e l’anno dopo a Manchester per la gara di Champions League contro il City di Guardiola. «Ho girato l’Europa, grazie alla Dea, ma sempre con la croce pisana al collo: lo sanno anche a Bergamo, il primo amore non si dimentica mai». Galeotto fu Caniggia: «Era forte, ma soprattutto aveva i capelli lunghi e l’aria da ribelle: mi incuriosì, cominciai a seguire qualche partita e subito dopo diventai tifoso della Dea». Oggi gli idoli sono altri: «Lookman? È stato straordinario, ma mi entusiasmo di più per Ederson, Koopmeiners e soprattutto De Roon, anche se con il Bayer non c’era». Il numero uno in assoluto, però, resta «il “Gasp” (l’allenatore Gian Piero Gasperini, ndr), il migliore di tutti».  

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Primo piano
La tragedia

Fincantieri, trovato morto il presidente Claudio Graziano