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La storia

Dimitri Zinetti, dottore in economia e contadino: «Adesso salvo gli antichi oliveti»

di Francesco Paletti

	Dimitri Zinetti tra gli ulivi del monti pisani
Dimitri Zinetti tra gli ulivi del monti pisani

Buti, quattro anni fa l’addio alla Fondazione “Sipario Toscana”. Con due amici ha deciso di proteggere le coltivazioni: «Tenere puliti i terreni serve contro gli incendi»

31 dicembre 2023
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BUTI. La laurea in economia e commercio l’ha riposta nel cassetto. E quattro anni fa ha pure salutato con gratitudine e gentilezza gli amici ed ex colleghi della Fondazione “Sipario Toscana”, lasciando quel lavoro in sicuro nell’amministrazione dell’ente gestore della “Città del Teatro” di Cascina. Per diventare un contadino e, soprattutto un “eroe degli olivi”, dal nome del gruppo di olivicoltori del Monte Piano impegnato nel recupero degli antichi oliveti abbandonati.

È la storia di Dimitri Zinetti, 50 anni, bergamasco trapiantato a Piavola, la località del comuni di Buti tristemente conosciuta anche per l’eccidio.

«Come ci sono finito? Le vie dell’amore – sorride divertito -: sono arrivato perché la mia ex moglie viveva a Cascina e da lì ho cominciato a frequentare quei monti retrostanti e mi sono innamorato dell’olivo, una pianta che, invero, nei territori di cui sono originario non era molto coltivata». Dopo è stato, praticamente, un continuum in crescendo, come per altro nelle grandi storie d’amore: «Venti anni fa ho acquistato il primo oliveto, otto anni dopo ho aperto “L’Aspro”, la mia azienda agricola e quattro anni fa mi sono deciso a fare il grande passo – ride – : ho mollato tutto e sono diventato contadino».

Da un po’ è anche un “eroe degli olivi”: «Non da solo, inseme a Francesco Consalvo e a Francesco Elter di Calci, uno che fa uno olio biologico spaziale, purtroppo – continua- nettamente migliore del mio e agli amici del Frantoio degli Olivi». Si sono dati una missione: recuperare il maggior numero possibile di antichi oliveti che, «se ben tenuti, sono davvero eterni» sottolinea In primo perché ce n’è bisogno: «Consideri che solo nel territorio butese, che conosco meglio, ma che non è certo messo peggio degli altri, circa un terzo sono in stato di abbandono o quasi». E poi perché «tenere puliti gli oliveti, togliendo i rovi e gli arbusti, è una misura importante di prevenzione antincendio: aiuta moltissimo ad evitare il propagarsi delle fiamme, nelle malaugurata che, accidentalmente o volontariamente, venga appiccato il fuoco».

A Piavola ci vive pure Zinetti. Immerso in un terreno di sette ettari in cui, oltre ai suoi oliveti, ci sono anche boschi di pino e castagneti. In compagnia pure di una decina di pecore, «utilissime per tenere puliti gli oliveti senza necessità di accendere fuochi» sorride. Produce olio biologico e da qualche anno ha anche promosso una start up innovativa per favorire la tracciabilità dell’olio d’oliva. E intanto prova pure a diversificare le sue produzioni: «Ho mille piante di aloe arborescens, che è un po’diversa dall’aloe comune, ma da cui è possibile ottenere un estratto molto ricostituente – sorride – e poi presto vorrei aprire un piccolo punto vendita giù in paese, con un locale per l’imbottigliamento del mio olio». Così va per l’economista bergamasco divenuto olivicoltore sul Monte Pisano. Che, intanto, fa i conti con l’ultimo raccolto: «Com’è andata? Purtroppo partivamo dal disastro lasciato dalla mosca olearia e a luglio ha pure piovuto – spiega -: come quantità la produzione, purtroppo, è stata limitata. In compenso devo dire che la qualità è eccellente».


 

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