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Più lavoro in concia grazie a quei Paesi dove la vaccinazione corre più veloce

Andreas Quirici
Un’operaia al lavoro in conceria
Un’operaia al lavoro in conceria

Le griffe riforniscono i negozi di Cina, Stati Uniti e Inghilterra. Benefici per la pelle toscana del Distretto di Santa Croce sull'Arno dopo il calo del 26% nel 2020

10 marzo 2021
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SANTA CROCE SULL'ARNO. I vaccini anti-Covid spingono la pelle conciata in Toscana a intravedere la luce in fondo al tunnel. Detta così è forse un po’ troppo ottimistica, ma rappresenta il senso di quanto sta accadendo da un paio di mesi a questa parte nel distretto conciario di Santa Croce sull'Arno. Le imprese di pelle e cuoio, in larga parte, stanno lavorando per le griffe che vanno per la maggiore in paesi come Cina, Stati Uniti e Regno Unito. Proprio quelli in cui la campagna vaccinale sta procedendo meglio che in Europa. È presto per parlare di ripresa. Ma può bastare per guardare al futuro con un po’ più di ottimismo.

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Le grandi firme della moda sono proprio quelle che stanno rifornendo i negozi del lusso cinesi, americani e inglesi. «I volumi sono chiaramente ridotti rispetto al passato – spiega Michele Matteoli, presidente del Consorzio conciatori di Ponte a Egola –. Normalmente, in questo periodo si attende l’inizio della produzione invernale che, di solito, rappresenta il grosso degli ordinativi di un intero anno. È chiaro che questa volta la situazione è molto diversa dal passato. Ma da un paio di mesi il lavoro è rientrato per i rifornimenti delle boutique in quei Paesi dove il ritorno alla normalità è più vicino grazie ai vaccini».

Fabrizio Nuti, titolare della conceria Nuti Ivo di Santa Croce e di recente eletto presidente dell’Unione nazionale industria conciaria (Unic), condivide la visione sullo scenario attuale: «È inevitabile che si stia lavorando per quelle aree in cui la campagna delle vaccinazioni contro il coronavirus corre più spedita. Di sicuro non è il caso dell’Europa o dell’Italia, visti gli intoppi che abbiamo registrato finora. Anche se, credo, l’attuale governo stia lavorando per dare una netta accelerata per un’operazione che appare l’unica via di uscita per tornare a viaggiare e, nel nostro caso, a rivedere un livello di consumi tali da far ripartire l’economia. A novembre e dicembre, in effetti, abbiamo assistito a una netta ripresa del lavoro che è proseguita fino alla metà di gennaio per poi rallentare di nuovo. Attendiamo la partenza della produzione legata alle calzature per valutare meglio questo particolare momento congiunturale».

Quel che appare più evidente è proprio l’importanza dei vaccini. Che, secondo Maila Famiglietti, presidente dell’Associazione conciatori di Santa Croce, rappresenta la chiave per migliorare i dati sull’export di un settore, come quello di pelle e cuoio, che nel 2020 ha perso il 26 per cento del fatturato: «Le esportazioni per noi valgono il 70 per cento del business. Fatalmente, in questa fase caratterizzata dall’azzeramento sociale e dal timore degli spostamenti, non possiamo che sperare nei vaccini. Le aspettative sono di una ripartenza dell’economia mondiale quando la campagna vaccinale sarà davvero entrata nel vivo. E la dimostrazione arriva proprio dai movimenti a cui assistiamo in Cina, Stati Uniti e Regno Unito dove le somministrazioni di vaccini stanno procedendo molto più spedite».

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