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La testimonianza di Costagli nelle parole della nipote

La testimonianza di Costagli nelle parole della nipote

SANTA CROCE. Un toccante ricordo del proposto monsignor Livio Costagli – che non è nel libro/testamento “Gli ozi di Fucecchio”che viene presentato oggi, alle 16, nella sala parrocchiale – ci aiuta a...

14 aprile 2012
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SANTA CROCE. Un toccante ricordo del proposto monsignor Livio Costagli – che non è nel libro/testamento “Gli ozi di Fucecchio”che viene presentato oggi, alle 16, nella sala parrocchiale – ci aiuta a conoscerlo più da vicino. L’ ha scritto la nipote Annunziata Costagli nel giorno di Pasquetta, in quella casa dove il sacerdote ha vissuto dopo aver lasciato la chiesa Collegiata. Oggi la donna leggerà in pubblico il testo integrale, di cui anticipiamo un’ampia sintesi.

«Zio, te ne sei andato e hai portato con te anche una parte molto importante della mia vita, ma mi hai lasciato l’impronta della tua vita insieme a tanti ricordi, conversazioni, confidenze, i tuoi rimpianti e amarezze. Ora sei nella pace, nelle braccia del Signore, di quello stesso Signore al quale veramente hai dato e speso tutta la tua vita, di quello stesso Signore nel quale hai sempre creduto. Avevo solo 4 anni quando per un mistero d’amore (tu lo hai chiamato così) io arrivai in una canonica a Orentano, dove subito stetti bene con zia Armida, zio Dante e te. Sono cresciuta, mi avete voluto un gran bene e io non vi ho più lasciato nemmeno per un giorno. Siete stati la mia famiglia, senza togliere niente a mamma Angiolini, babbo Renato e ai miei fratelli Maria e Romano. Ricordo con molto rimpianto (avevo 11 anni) quando tu hai accettato l’incarico di andare a Santa Croce come nuovo parroco. Io volevo restare a Orentano, ma con quella tua obbedienza, anche noi dovemmo dire il nostro sì insieme al tuo. Il tempo ci aiutò e pian piano tu zio cominciasti subito a fare molte cose. Io mi sposai, ma la mia vita non cambiò di molto. Avevo tempo di aiutarti in molte cose, curavo la chiesa più di casa mia. Mi ripetevi tante volte che come per una mamma sono tante le gioie, anche per un prete ci sono altrettante gioie. Eri un prete forse anche un po’ burbero, ma nascondevi un’umanità infinita. Ho imparato molte cose da te, specialmente in questi ultimi anni, quando hai lasciato Santa Croce ma solo fisicamente, perché il tuo cuore, il tuo “essere” sono rimasti là per sempre. Ricordo con molta sofferenza le tue giornate da inventare, il nulla da fare da un giorno all’altro, tu che ti alzavi la notte per battere a macchina gli articoli del tuo giornalino, per non togliete tempo al giorno seguente che ti aspettava. Sono stati i libri i tuoi compagni di noia, da lì hai attinto la forza di accontentarti di quello che ti veniva concesso di fare. La tua “nuova vita” era concentrata su quell’unica ora durante la quale potevi partecipare alla santa messa. Non avrei mai creduto che ti avrei perso in pochi giorni, quando sono a venuta a conoscenza del tuo stato di salute ho scelto di proteggerti, di non dirti… e ogni giorno che venivo in ospedale mi abbracciavi contento e mi ripetevi. “Ecco, arriva il mio angelo custode!”. E io riuscivo a malapena a bloccare le lacrime».

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