Pistoia dice addio a Papotto, l’artista leggero che sapeva parlare al cielo
È morto Luigi Russo, scultore, pittore e storico professore del Liceo Artistico Petrocchi. Il ricordo commosso del Comune e della Biblioteca San Giorgio, tra l’albero di metallo e l’“Ascensione”, opere-simbolo lasciate in dono alla città
PISTOIA La notizia è arrivata in silenzio, nel cuore della Biblioteca San Giorgio, mentre scorrevano le iniziative contro la violenza sulle donne. Una di quelle coincidenze che somigliano a un segno. Luigi Russo, per tutti “Papotto”, non c’è più. La città lo ha saputo così, quasi in punta di piedi, e istintivamente si è raccolta attorno alle sue opere, come si fa con le presenze che continuano a parlare anche quando la voce si spegne.
Il primo gesto, raccontato dal Comune e dalla Biblioteca, è stato quello di avvicinarsi al grande albero di metallo che domina l’atrio: una scultura di forte impatto, offerta da Papotto in comodato nel 2023, diventata in poco tempo uno dei simboli più familiari della San Giorgio. Poco più in alto, tra il primo e il secondo piano, “Ascensione”, il grande dipinto donato nel 2011, testimonia da anni quel dialogo tra terra e cielo che attraversa tutta la sua ricerca.
Nato a Catania, ma pistoiese per destino, come lo definiscono le parole ufficiali di commiato, Papotto è stato prima di tutto un professore amatissimo al Liceo Artistico Petrocchi. Intere generazioni lo hanno incontrato nelle aule, tra gessi, fogli e colori, imparando da lui non solo un mestiere, ma un modo gentile e profondo di stare nell’arte e nella vita. E poi lo hanno ritrovato nelle mostre, negli spazi pubblici, nei luoghi condivisi della città.
La sua era un’espressività originale, capace di usare l’allegoria e il simbolo per raccontare l’essenziale: la relazione tra l’uomo e la natura, tra la materia e la trascendenza, tra la vita e la morte. Celebri le sue piccole sculture di carta: leggere come un respiro, eppure resilienti, quasi indistruttibili. Un paradosso poetico che lo ha fatto conoscere anche fuori dai confini cittadini, in Italia e all’estero.
Ma oggi Pistoia lo saluta soprattutto per ciò che è stato come uomo: gentile, mite, sempre sorridente. Il Comune, la Biblioteca, l’intera comunità si stringono attorno alla moglie, al figlio, agli allievi. Resta l’immagine, tenera e potente insieme, evocata nel ricordo pubblico: Papotto già intento, altrove, a creare nuove figurine di carta, leggere e forti. Come lo sono state le sue opere. Come lo è stato il segno che ha lasciato nel tempo della città.
