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Pistoia

La storia

Fatema, dall’Afghanistan dei talebani alla libertà di giocare a calcio in Toscana: storia di un sogno realizzato

di Stefano Baccelli

	Lida Bettarini e Fatima Haidari
Lida Bettarini e Fatima Haidari

23 anni, in fuga da Kabul: «Da tre anni sento la mia famiglia solo su WhatsApp: mi manca moltissimo»

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PISTOIA. Fatema Haidari, classe 2001, indossa il velo anche quando scende in campo. Profuga afgana con la passione del calcio, da quest’anno è un’attaccante della Worange Pistoia. La sua non è stata una fuga dalla fede religiosa, ma da un Paese in cui sono calpestati i diritti umani e imperano le discriminazioni di genere.

A metà agosto del 2021 cercava un futuro quando da Kabul, tra le bombe e la calca, è riuscita a salire sull’aereo che la toglieva alle grinfie dei talebani. Il sorriso bellissimo e lo sguardo di Fatema sembrano proiettati verso terre lontane. Vive in Toscana da tre anni e desidera raccontare al mondo intero la sua fierezza, nonostante lo sguardo nasconda un velo di malinconia. Si è conquistata una nuova speranza attraverso l’impegno e lo studio, senza rinunciare alla sua passione più grande: il pallone. Era una promettente calciatrice quando riuscì a volare verso la libertà. Appena approdata in Italia ha dovuto imparare la lingua (sembra nata a Firenze per il suo slang), nonostante fosse in possesso di un fluente inglese. Ha studiato e si è affermata nel mondo del lavoro.

La carriera

La carriera nel calcio (era nel giro della nazionale del suo Paese) resta un sogno nel cassetto: lo sport e la Figc l’hanno sostenuta nel suo percorso di rinascita. Fino alla stagione scorsa militava nel Centro Storico Lebonsky di Tavarnuzze, un club in cui l’inclusione è un marchio di fabbrica. Da quest’anno, come detto, fa parte della Worange, unica società calcistica di Pistoia 100% al femminile. Strano a dirsi: si parla di due società la cui mission è di vincere sì sempre, ma contro i pregiudizi e le discriminazioni. Fatema succede in qualche modo a Joe, rifugiata nigeriana che nel 2017 fu tesserata dalla Cf Pistoiese all’epoca presieduta da Giampaolo Bonacchi. Oggi Joe si è rifatta in Italia una vita ed è felicemente sposata.

Il club

Il club pistoiese conferma così la sua vocazione nella difesa dei diritti umani. Si ritrova alla corte di Lida Bettarini grazie all’accordo della medesima con la Fc Pistoiese. Anche l’atterraggio a Chiazzano, fortemente voluta da mister Lorenzo Fibbi, è stato un po’ avventuroso, attraverso dinamiche che a volte il destino prova a disegnare. Nulla di simile a quello del 2021 ovviamente, quando Fatema raggiunse il Belpaese insieme a due compagne di squadra e il suo allenatore afgano Nadjibulla.

La storia

«L’Herat Football Club, squadra di calcio della mia città – racconta – era una società femminile, la prima nata nel Paese nel 2014». Era quello un tentativo di emancipazione che si sviluppava grazie al fragile castello di diritti e di libertà costruito con l’aiuto dei governi occidentali. Dopo l’avvento dei talebani le calciatrici hanno smesso di esserlo, alle donne è proibito perfino di studiare e lavorare figurarsi fare sport. «Portavamo un messaggio molto forte, quello di praticare uno sport maschile. Era difficile ma bello, poi tutto è finito – racconta – avevo conosciuto un giornalista italiano, Stefano Liberti, che nel 2017 aveva realizzato in Afganistan un documentario sul calcio femminile. Lo abbiamo ricontattato nel 2021 quando erano tornati i talebani per chiedergli di aiutarci a scappare, e così è stato. A Firenze abbiamo usufruito di un progetto di accoglienza del Comune durato due anni. Adesso lavoro alla centrale operativa per la gestione dei parcheggi». Quando le facciamo notare che indossa un elegante smartwatch sorride: «Noi atleti basiamo la vita sullo sport in cui il tempo va controllato bene». Perché il Lebonsky? «Cercavamo una famiglia. È stato mister Renzo Ulivieri tramite la Figc ad indirizzarci lì. Adesso sono qui dove arrivo per la fiducia riposta in me e per un obiettivo importante».

«Mi manca tantissimo la famiglia – risponde poi alla domanda “sei felice?” – che da tre anni sento solo tramite WhatsApp. Là ho una sorella di 15 anni e un fratello di 10. Spero che possano raggiungermi. Là una vita normale è impossibile senza i diritti basilari. Non voglio che rimanga un sogno sto aspettando i corridoi umanitari, che credo siano l’unica strada percorribile».

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