Il Tirreno

Pistoia

Il caso

Pistoia, la battaglia di Flora costretta a vivere tra liquami e muffa insieme alle figlie

Flora Prendushi con gli avvocati Gianmarco Torrigiani e Paolo Russo
Flora Prendushi con gli avvocati Gianmarco Torrigiani e Paolo Russo

Da anni chiede invano una nuova casa popolare

16 maggio 2024
3 MINUTI DI LETTURA





PISTOIA.  Ogni settimana, Flora Prendushi, guardia giurata e madre di due figlie ventenni che abitano con lei, è costretta a far intervenire una ditta di spurghi per far svuotare il grande “pozzo nero” che si trova proprio sotto l’appartamento a piano terra di cui è assegnataria. La signora abita dal 2014 in via D’Aragona 82, nella zona delle case popolari di Bottegone, in un condominio apparentemente in buono stato ma che, probabilmente, nasconde nel sottosuolo dei difetti di costruzione: periodicamente i liquami fuoriescono infatti dal lavabo della cucina e dai servizi igienici del bagno, creando una situazione insostenibile.

La richiesta

L’umidità che proviene dal sottosuolo, inoltre, contribuisce a creare uno strato perenne di muffa che si eleva per parecchie decine di centimetri sui muri dell’appartamento, creando una situazione surreale. Adesso, quindi, Flora Pendushi è giunta al limite dell’umana sopportazione e, con il supporto degli avvocati Gianmarco Torrigiani e Paolo Russo, chiede al Comune di Pistoia e alla Spes di poter cambiare appartamento, visto che la vita in quello di via D’Aragona è diventata impossibile.

«La situazione qui è non è più sostenibile – spiega sconsolata – Non si possono lavare i piatti in un lavabo che si riempie in continuazione di liquami. L’umidità che proviene dal sottosuolo mi obbliga inoltre a stuccare e a verniciare continuamente i muri di casa, e gran parte dei mobili della cucina e della mia camera da letto sono danneggiati irreparabilmente. Ho chiesto da tempo al Comune di cambiarmi casa ma, da anni, mi viene risposto che la mia situazione non ha le caratteristiche di urgenza da giustificare un provvedimento del genere».
Che quell’appartamento celasse una forte criticità, la signora Pendushi se ne rese conto dopo poche settimane dal suo ingresso.

La storia

«Dopo pochi giorni – ricorda – iniziai a notare che l’umidità saliva dal pavimento. Poi, d’improvviso, il lavabo e i servizi igienici iniziarono a straripare di liquami. Nel frattempo, parlando con i miei nuovi vicini, venni a conoscenza che la casa non era abitata da 11 anni, visto che i precedenti assegnatari l’avevano lasciata per non dover vivere in una situazione del genere. A me però nessuno aveva detto questo e io e le mie figlie, di cui una sofferente d’asma, ci trovammo a vivere fra muffa, umidità e liquami». Il motivo scatenante di questa situazione è stato poi scoperto con il tempo, durante una delle cicliche “invasioni” di liquame. «Tempo fa la casa fu invasa dal liquame – spiega Flora – che quella volta usciva dal water e dal lavabo con più forza del solito. A un certo punto notai che in camera mia una mattonella del pavimento era stata addirittura divelta dalla pressione dell’acqua sottostante. Quando la situazione tornò un po’ più normale, mi resi conto che proprio sotto camera mia c’è il pozzo nero di tutto lo stabile. Con un metro a piombo, misurai la sua profondità, che è di circa 2 metri e mezzo».

La battaglia

La signora Pendushi ormai è decisa a far valere le proprie ragioni, come spiegano all’unisono i due avvocati di cui si sta avvalendo in questa battaglia: «Noi stiamo proponendo un accordo transattivo. Dobbiamo tenere oltretutto presente che la signora ha subito forti danni al suo mobilio e ha affrontato in prima persona tutte le spese per l’imbiancatura e la stuccatura delle pareti. Quello che noi chiediamo è che alla signora sia consentito di avere l’assegnazione di un’altra casa popolare e che le venga riconosciuto un giusto indennizzo per i danni subiti. Auspichiamo inoltre che la Spes provveda poi a risanare questa abitazione, rivedendo il sistema degli scarichi e dotandola magari di un vespaio che la rialzi dal suolo. Qualora però non si giunga a questo accordo, siamo pronti a far valere in giudizio le ragioni della signora Pendushi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Primo piano
La tragedia: la ricostruzione

Rogo al poligono di Galceti, le vittime hanno provato a domare le fiamme con l’estintore: chi sono, cos’è successo e le testimonianze

di Paolo Nencioni