Il Tirreno

Pistoia

«Credevo fosse finita». Restituito alla vita dopo il grave incidente

Luca Lo Presti insieme ai medici e agli infermieri che lo hanno assistito per un mese e mezzo
Luca Lo Presti insieme ai medici e agli infermieri che lo hanno assistito per un mese e mezzo

Luca, 23 anni, salvato dall’équipe del San Jacopo

27 novembre 2023
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PISTOIA. «Il manubrio della moto mi si era conficcato nell’addome. All’inizio ero cosciente, carico di adrenalina, non percepivo nessun dolore, ma, poco dopo, un dolore fortissimo mi ha pervaso e subito deve essere iniziata l’emorragia. L’ultima scena in memoria è quella sull’ambulanza. E quando mi sono risvegliato, dopo dieci giorni, ero in terapia intensiva e non respiravo più autonomamente. Avevo vari drenaggi, non parlavo e facevo anche la dialisi. Ho capito che venivo tenuto in vita dalle macchine e che non avevo speranza».

A parlare è Luca Lo Presti, 23 anni. Il giovane pistoiese è tornato a casa dopo 45 giorni di ricovero, trascorsi prima in terapia intensiva e poi nel reparto di chirurgia dell’ospedale San Jacopo, dove era stato trasportato e operato d’urgenza a causa del grave trauma al fegato subito in un incidente. Un intervento durato un’intera notte, di cui lui non ricorda nulla. Ma è a quell’intervento, ai medici e agli infermieri che lo hanno curato, che deve la vita.

«Intorno a me – racconta oggi – si avvicendavano i medici e gli infermieri, e proprio grazie a loro ho trovato la forza di combattere. Ma anche grazie ai miei familiari: quando ho riacquistato la voce, le prime parole che ho detto e che amavo la mia ragazza e la mia famiglia. Il recupero è stato lungo e faticoso, ma le équipe infermieristiche sono state grandiose, e anche i medici: il dottor Michelagnoli ha fatto di tutto per farmi uscire dal suo reparto di terapia intensiva e per restituirmi, soprattutto, l’autonomia respiratoria. E il dottor Fedi, che mi ha operato, trovava anche il tempo per portarmi a passeggiare in carrozzina nei corridoi dell’ospedale. Per tutte queste persone la mia gratitudine è immensa: mi hanno salvato la vita».

Le condizioni del giovane motociclista – spiega l’Asl – erano gravissime: «Con valori al limite della compatibilità con la vita».

Luca era giunto in condizioni critiche al pronto soccorso del San Jacopo (diretto dal dottor Mirco Donati, con il coordinamento infermieristico della dottoressa Cristina Cascini) ed era stato portato immediatamente in sala operatoria. È stato operato più volte, eseguendo un “packing epatico” (praticamente il fegato è stato compresso con delle garze per arrestare l’emorragia) che è stato rimosso dopo tre giorni e, successivamente, raggiunta una stabilità emodinamica, è stata asportata la parte del fegato compromessa.

Il decorso post-operatorio in terapia intensiva è stato lungo e complesso (quasi un mese) e caratterizzato da numerose insufficienze d’organo, che hanno richiesto diversi interventi specialistici, sia per l’insufficienza respiratoria, che per quelle epatica e renale (tra cui tracheotomia e dialisi ad alto filtraggio).

Insomma, trattamenti tipici di un vero e proprio Trauma center, come quello che si trova a Careggi . La terapia intensiva del San Jacopo è diretta dal dal dottor Giuliano Michelagnoli (coordinatrice infermieristica, Nadia Cunti). All’ospedale di Pistoia sono stati inoltre centralizzati gli interventi di chirurgia epatobiliare: la struttura è a carattere dipartimentale, diretta dal dottor Massimo Fedi, e il cCentro ultraspecialistico pistoiese dispone di risorse umane e strumentali e posti letto dedicati per un migliore percorso assistenziale dei pazienti che provengono da tutti gli ospedali dell’As Toscana centro. Le équipe della sala operatoria e della terapia intensiva sono formate per trattare anche i casi ad alta complessità come quello del giovane centauro.

«Il trasferimento gli sarebbe stato fatale, viste le condizioni cliniche di grave instabilità. Le componenti della medicina d’urgenza, chirurgica e di terapia intensiva hanno dimostrato una elevata competenza con un risultato di cui siamo tutti orgogliosi» spiega il direttore della rete ospedaliera, la dottoressa Lucilla Di Renzo.

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