Pistoia, la grande fuga dei medici di base: tanti i pensionamenti e le rinunce
Il presidente dell’Ordine: criticità sulla montagna e in parte a Quarrata
PISTOIA. Sempre più medici di famiglia vanno in pensione, e c’è anche chi lascia l’incarico prima del tempo, mentre basso è il numero dei neolaureati destinato a sostituirli. Sul territorio pistoiese, due sono le criticità: la montagna, con zone del tutto scoperte, e, in minor misura, il comune di Quarrata. Un fenomeno che riveste il carattere di emergenza, ma che andrà migliorando, seppur lentamente nel tempo, per via di un sistema molto ingessato che non aiuta questo progressivo spostamento verso un nuovo medico degli assistiti, che a loro volta aumentano con la crescita dell’aspettativa di vita media.
Una realtà dunque difficile quella che, con spirito comunque costruttivo, inquadra il presidente provinciale dell’Ordine dei medici. Secondo Beppino Montalti, sui medici di famiglia ricadono sempre più compiti e mansioni, a causa dell’assenza della medicina territoriale. Un aspetto questo che va ad incidere anche nella valutazione complessiva da parte di un medico sull’opportunità d’intraprendere questo percorso.
La chiamano la “grande fuga” dei medici di famiglia. Il problema è preoccupante perché appare inarrestabile, ma non si fa niente per trovare una soluzione e il futuro è tutt’altro che roseo.
«Su questa situazione, che sembra di fuga – precisa il dottor Montalti – c’è da dire innanzitutto che ci troviamo probabilmente all’apice di un “plateau”, dove da un lato assistiamo a una grande quantità di pensionamenti e di mancato prolungamento dell’attività e dall’altro a un numero basso di entrate di laureandi. Sul nostro territorio abbiamo avuto recentemente due criticità, come quella della montagna pistoiese, con aree del tutto scoperte, e un problema simile, seppur di minor portata, anche a Quarrata. Si tratta di un fenomeno che sta attraversando il suo momento di massima criticità e che si andrà a stabilizzare, lentamente, nei prossimi anni. La stabilizzazione è lenta per via di un sistema molto ingessato che non aiuta questo progressivo spostamento di pazienti, che a loro volta aumentano con la crescita dell’aspettativa di vita media».
Sui medici di famiglia ricadono sempre più compiti e mansioni a causa dell’assenza della medicina territoriale, un aspetto questo che va ad incidere nella valutazione complessiva dell’opportunità di intraprendere questo percorso. Da tempo, si è ricorsi ad una soluzione “tampone”, affidando i pazienti anche ai sanitari della Guardia medica, cifra che però sta progressivamente aumentando. Arriveremo, di fatto, a un “doppione” dei medici di base?
«In realtà – spiega Montalti – il problema principale in tal senso è l’accesso alla continuità assistenziale, alla guardia medica, anche al personale di medicina di base con un numero medio basso di pazienti. Se fino a qualche tempo fa solo i medici di famiglia senza pazienti potevano svolgere attività nella guardia medica, negli ultimi tempi si è assistito a una serie di deroghe che consentono il doppio incarico per medici che hanno fino a qualche centinaio di pazienti, essendo l’attività di continuità assistenziale svolta prevalentemente il sabato e la domenica. Una situazione che senza dubbio va monitorata e regolamentata con maggiore attenzione».
Tempo addietro, si diceva che avere una “condotta” medica, che col passare degli anni poteva diventare “massimalista”, ovvero con 1.800 pazienti, era come avere un “poderino” in Chianti. Oggi, per i neolaureati questa opportunità è ancora appetibile o finirà per trasformarsi in un necessario ripiego?
« Non credo però si possa parlare di ripiego per i neolaureati, o in generale per tutti i colleghi – risponde il presidente dell’Ordine – perché a fronte di numeri importanti di pazienti, dovuto all’innalzamento del massimale fino a 1.800, è altrettanto vero che viene commisurato il riconoscimento economico, in particolar modo nelle aree meno antropizzate. Se in tempi non troppo lontani abbiamo visto molti colleghi tornare a praticare la professione da specialista, a discapito della medicina di base, negli ultimi periodi abbiamo assistito al percorso inverso, in alcuni casi con richieste di rientro nella medicina di base in situazioni gestite male da realtà amministrative che hanno provato a intervenire con bandi selettivi, senza avere la possibilità di gestire fattivamente alcuna selezione o assunzione, che passa, inevitabilmente, dalla Asl territoriale di competenza.