Pistoia, contaminazione del Brusigliano: via a georadar e perforazioni
Approvato il piano di caratterizzazione, la ditta Materia 3 al lavoro da fine agosto
PISTOIA. Georadar, sondaggi e campionamenti di suolo sia in superficie che in profondità e nella falda acquifera, l’uso di piezometri ed escavatori, il controllo dei pozzi, le analisi chimiche. Buona parte del repertorio delle moderne indagini geofisiche è racchiuso nel piano di caratterizzazione approvato dalla Conferenza dei servizi indetta dal Comune di Pistoia e che sarà effettuato a partire da fine agosto nell’area del torrente Brusigliano.
Lo scopo è verificare – nella zona della maxi discarica abusiva tra la parte posteriore dell’ospedale San Jacopo e l’ingresso al campo nomadi e che ormai rappresenta da anni una ferita aperta per la comunità pistoiese – la presenza di sostanze inquinanti e delle loro fonti, in modo da poter procedere poi alla bonifica. Quest’ultima, da terminare o quasi entro il 2026 e che sarà propedeutica alla realizzazione in loco dell’attesa cassa d’espansione dell’Ombrone, è già finanziata per 1, 3 milioni dal Pnrr, somma a cui si aggiungono i 300mila euro per la messa in sicurezza e la caratterizzazione alle porte.
Dal cronoprogramma stilato dalla ditta che ha progettato il piano e che è incaricata di eseguirlo, la start up Materia 3 con sede a Scandicci, le indagini ambientali cominceranno il 28 agosto e termineranno il 22 dicembre, giorno fissato per il report dei risultati. Prima però di procedere, è necessario che l’area da 32mila metri quadri registrata all’anagrafe regionale dei siti inquinati come “sito orfano PT-042” sia liberata dai cumuli di rifiuti di ogni genere abbandonati periodicamente lungo la stradina verso il campo nomadi e sull’argine del fosso. Sacchi neri di ritagli tessili, scarti di cantieri edili, vecchi elettrodomestici, mobili, persino carrozzerie di un paio di auto. E a poche decine di metri da tutto ciò, si stagliano i casotti dei pozzi che servono l’acquedotto cittadino. Dell’operazione di ripulitura precedente alla caratterizzazione, come gli anni scorsi, si sta occupando Alia. Mentre nelle scorse settimane il riposizionamento delle videocamere di sorveglianza ha incrementato le multe e portato in sede penale all’apertura di 34 fascicoli da parte della procura della Repubblica per il reato di discarica abusiva.
«Per capire come orientare le indagini abbiamo effettuato uno studio preliminare con un sopralluogo e con l’ausilio di un drone – spiega Marcello Ghinassi, socio di Materia 3, che in tutto impiega sul progetto una quindicina di persone – dopodiché abbiamo strutturato il piano: una volta usato il georadar per assicurarci di non danneggiare eventuali sottoservizi (tubature ecc, nda) faremo 18 saggi o sondaggi verticali che sono perforazioni del terreno volte a campionare suolo e acqua di falda. Cinque di queste verticali saranno attrezzate a piezometro, una sorta di piccolo pozzo che permette di campionare terreno e falda. Sui campionamenti svolgeremo le analisi chimiche, grazie alle quali scopriremo se suolo e acqua risultano conformi alle soglie di contaminazione oppure no. Abbiamo deciso di procedere in due periodi diversi (estate e autunno) per monitorare l’eventuale mutamento delle caratteristiche. Il piano sarà la nostra guida, salvo variazioni in corso d’opera dettate anche dal contraddittorio con Arpat».
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