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Babbo, mamma e figlio di 7 mesi in fuga dai talebani afgani adesso hanno una nuova casa

Babbo, mamma e figlio di 7 mesi in fuga dai talebani afgani adesso hanno una nuova casa

07 agosto 2022
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PISTOIA. Sono una madre, un padre e un bimbo di sette mesi. Sono in fuga dalla guerra e dalle persecuzioni in Afghanistan, e ora si trovano in salvo a Pistoia. È così composta la famiglia di profughi afghani accolta in città nell'ambito del progetto dei "Circoli Rifugio - Nessuno in strada" promosso dall’ Arci nazionale per rispondere all'emergenza umanitaria scoppiata in Afghanistan un anno fa.

La famiglia, arrivata sul territorio pistoiese grazie all'associazione Arci Madiba onlus che aderisce ai Circoli Rifugio, è atterrata in Italia da Islamabad (Pakistan) insieme ad altri 214 profughi afghani il 27 luglio, dopo essere stati costretti a vivere mesi in Pakistan, in fuga dal proprio paese.

Il viaggio verso l'Italia è stato reso possibile grazie alla firma del protocollo di intesa con lo Stato italiano, sottoscritto il 4 novembre 2021 da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle chiese evangeliche in Italia, Tavola valdese, Arci, Caritas italiana, Iom, Inmp e Unhcr. Solidaire, in collaborazione con Open Arms, ha contribuito all’organizzazione del volo.

Per Arci si tratta del primo corridoio umanitario a cui prende parte, dando accoglienza a donne, uomini e bambini di origine afghana. In Toscana, in particolare, l'esperienza di accoglienza di Arci Madiba nei confronti della famiglia afgana è l'unica sul territorio, legata a un corridoio umanitario.

Insieme ad altri arrivi dall’Iran, il 25 e il 28 luglio, i rifugiati afghani accolti nel nostro paese sono 300. Tre di loro hanno trovato una casa e un progetto di integrazioni ad attenderli proprio a Pistoia.

Il nucleo familiare arrivato a Pistoia è composto da Sadia N., dal marito Abdul Salam., entrambi di 29 anni, e dal loro bambino Masih, di 7 mesi. Il piccolo è nato a Islamabad in Pakistan, dopo la fuga dei genitori da Kabul, la capitale afghana occupata dai talebani che nell'agosto 2021 - dopo la ritirata delle truppe statunitensi dal paese - hanno rovesciato il governo civile riprendendo il controllo dell'Afghanistan. Sadia è laureata in letteratura inglese e, prima di fuggire dalla sua casa a Kabul, lavorava da 9 anni nel campo della formazione e dell'insegnamento per il Ministero afghano. La sua lingua madre è il Dari e parla inglese, urdu e pashto.

Abdul Salam, marito della donna, è laureato in management, e ha 5 anni di esperienza lavorativa nel settore privato. In procinto di laurearsi anche in giurisprudenza, è stato costretto ad abbandonare gli studi per fuggire dalle persecuzioni dei talebani. Abdul parla Dari, Pashto e Urdu.

In Afghanistan, la situazione di Sadia era piuttosto complessa, perché il padre è country director per il paese dell'ong Hand in Hand International, e per questo perseguitato dai talebani insieme al resto della sua famiglia. Famiglia che, ancora oggi, si trova nascosta in Afghanistan.

«Sono una delle donne più fortunate tra gli oltre 38 milioni di persone del popolo afghano – dice Sadia, che in Afghanistan si occupava di formazione per le giovani donne – E questo, grazie al fatto di essere stata portata in salvo in Italia con il supporto del governo italiano».

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