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Siccità, sos per gli olivi di Pistoia

Siccità, sos per gli olivi di Pistoia

La via contro il cambiamento climatico è l’irrigazione goccia a goccia come sta già facendo la start up Ager Oliva sulla collina di Sant’Alessio

06 agosto 2022
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PISTOIA. Soffrono a macchia di leopardo i 7.000 ettari di uliveti in provincia di Pistoia. La siccità colpisce anche uno degli alberi simbolo del nostro territorio. Il repentino esordio della stagione calda ha inciso negativamente sull’allegagione dei frutti, con “colatura dei fiori” fuori dall’ordinario sin da maggio, e poi con le piccole olive in fase di crescita che stanno cadendo a terra secche.

«Le perdite produttive variano a seconda dell’esposizione dell’uliveto e della capacità del terreno di trattenere umidità – spiega la Coldiretti di Pistoia – Si preannuncia comunque un’importante riduzione di produzione nella stagione. Ma non è un problema contingente, è strutturale».

Lo confermano, ancora una volta, i dati sulle temperature in Italia. Il 2022 si classifica fino ad ora in Italia come l’anno più caldo di sempre, con una temperatura addirittura superiore di +0,98 gradi rispetto alla media storica, con precipitazioni praticamente dimezzate lungo la Penisola (analisi Coldiretti relativa ai primi sette mesi dell’anno su dati Isac Cnr, che effettua rilevazioni in Italia dal 1800).

Fenomeni che impattano anche sugli uliveti: il caldo rischia di far crollare le rese produttive.

I rimedi ci sono e le aziende agricole si stanno muovendo per dare futuro ad una pianta che oltre a fornire l’eccellenza assoluta che è l’extravergine toscano, è uno dei simboli del paesaggio pistoiese.

la “Ager Oliva” è una start up fondata a Pistoia da tre giovani che permette di adottare o regalare un ulivo abbandonato in Toscana e poi ristruttura l’uliveto. Gli appassionati sostenitori ricevono una bottiglia di extravergine biologico, oltre alla etichetta col proprio nome sull’olivo adottato. Un’azienda che favorisce l’aggregazione produttiva e il mantenimento degli uliveti storici delle colline toscane, consapevole che per raggiungere gli obiettivi occorre innovare.

«Per questo – commenta Tommaso Dami, ideatore di Ager Oliva – quando recuperiamo un uliveto cerchiamo di dotarlo di impianti irrigui a goccia. Come nel nostro uliveto a Sant’Alessio, sulle primissime colline di Pistoia, dove abbiamo irrigato 2 ettari investendo direttamente noi».

«È la dimostrazione che è già possibile agire per contrastare le conseguenze del cambiamento climatico – spiega Francesco Ciarrocchi, direttore di Coldiretti Pistoia– Siamo appena agli inizi. Per favorirne la diffusione su vasta scala dell’irrigazione negli uliveti, anche collinari, occorre che le imprese vengano sostenute nell’impegno finanziario tramite adeguati bandi pubblici legati ai Piani di sviluppo rurale e che aumenti la disponibilità d’acqua a scopo irriguo. Per questo occorre puntare sull’implementazione del progetto invasi elaborato da Anbi e Coldiretti, che permetterebbe di accumulare una percentuale maggiore dell’acqua piovana, oggi all’11%».

L’Italia resta comunque un paese piovoso, con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente, ma per le carenze infrastrutturali – denuncia Coldiretti – se ne trattengono solo l’11%.

«Gli agricoltori sono già impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti, ma non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio, la produzione di cibo e la competitività dell’intero settore alimentar» afferma Coldiretti nel sottolineare la strategicità in questo momento storico del progetto invasi.

L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli. «Gli uliveti sono bellezza e ricchezza – spiega Ciarrocchi – ma occorre investire per mantenere il patrimonio di piante, con sistemi irrigui che rispondano alle mutate condizioni climatiche, stimolando misure che evitino l’abbandono».

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