Il Tirreno

Pistoia

disavventura sulla montagna pistoiese 

Sei ragazzini prigionieri nella tormenta salvati nella notte insieme al parroco

Francesco Turchi
Sei ragazzini prigionieri nella tormenta salvati nella notte insieme al parroco

Per gli escursionisti (nel gruppo anche altri 2 adulti) 5 ore da incubo a meno 10. «Vento forte, nebbia e pioggia ghiacciata»

30 dicembre 2021
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Francesco Turchi

cutigliano. Un incubo fatto di vento, nebbia e gelo. Nel cuore della montagna.

Al buio, lontani da casa, per quella che doveva essere una gita di due giorni e che invece, per sei ragazzini di 13 e 14 anni e tre adulti (tra i quali il prete che aveva organizzato la spedizione), si è trasformata in una disavventura difficile da dimenticare, ma per fortuna a lieto fine.

I loro “angeli” hanno la divisa del Soccorso alpino e speleologico toscano.

Che li hanno individuati e raggiunti, nella zona del Passo del Cancellino, nel cuore della montagna pistoiese, per poi “scortarli” fino alle ambulanze che hanno atteso a Pratorsi il gruppo di ragazzini, per poi accompagnarli all’ospedale di Pistoia, dove sono arrivati nel cuore della notte, impauriti e infreddoliti, dopo una giornata iniziata con il loro entusiasmo baciato dal sole e conclusa dopo ore di paura e cattivi pensieri a una temperatura percepita di -10. Il gruppo era partito dal comune di Casciana Terme Lari all’alba di martedì, sotto la guida di Tommaso Botti.

Zaini a spalla e ciaspole d’ordinanza per raggiungere il rifugio del Montanaro, in località Poggio dei Malandrini, a due ore di cammino dai centri abitati di Maresca e Gavinana, dove avrebbero dovuto trascorrere la notte, per poi ripartire verso casa nella giornata di ieri.

Il furgone della comitiva ha raggiunto la Doganaccia. E da lì è iniziata l’avventura all’insegna dell’amicizia e della spensieratezza, che hanno scandito la prima tappa, fino al rifugio sul lago Scaffaiolo, dove il gruppetto di escursionisti ha pranzato: «Quando siamo usciti – raccontano – il meteo era cambiato. C’era tanta nebbia. Ci siamo rimessi in cammino seguendo il sentiero».

Passo dopo passo, però le condizioni climatiche si sono fatte sempre più difficili: «Si è alzato un vento fortissimo e la pioggia era ghiacciata. Era difficile anche rimanere in piedi e poi non si vedeva praticamente più niente». Con il passare dei minuti, la preoccupazione ha preso il sopravvento.

E ha spinto il parroco e gli altri due accompagnatori a bloccare l’escursione.

Anche perché per raggiungere il rifugio del Montanaro sarebbe servita almeno un’altra ora di cammino.

Nessuno, a quel punto, se l’è sentita di azzardare.

Sono le 17,30 circa quando don Tommaso Botti chiede l’intervento dei soccorritori e riunisce i ragazzini in un’area meno esposta alla pioggia e al vento. Ma il lieto fine è ancora lontano.

Perché la zona è particolarmente impervia: i soccorritori possono raggiungerla soltanto a piedi.

Serve tempo.

Il gruppo si fa forza a vicenda. Passa un’ora, poi un’altra. Il freddo è pungente, l’attesa si fa sempre più dura, mentre il parroco – in contatto costante con i soccorritori – e gli altri due accompagnatori cercano di tranquillizzare i giovani escursionisti. Che accolgono con un sorriso le luci e le voci che annunciano l’arrivo degli angeli, poco prima delle 20. Inizia una nuova passeggiata, stavolta verso valle.

Il freddo ha quasi bloccato le gambe di una quattordicenne, che viene trasportata in barella. Gli altri camminano autonomamente. Stremati, poco dopo le 22, arrivano a Pratorsi.

Quindi il trasferimento all’ospedale di Pistoia, dove finalmente – stremati ma in buone condizioni di salute – hanno potuto riabbracciare i genitori.

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