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Pisa, un bilancio dell'era Inzaghi: gli esordi, il segnale per la serie A e il lascito

Pisa, un bilancio dell'era Inzaghi: gli esordi, il segnale per la serie A e il lascito

Oggi è attesa l’ufficialità del divorzio: andrà al Palermo ma non lo farà gratis. Ripercorriamo una storia molto intensa

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PISA. Dovrebbe arrivare oggi l'ufficialità della fine del rapporto di Filippo Inzaghi con il Pisa. Una storia che stava andando decisamente per le lunghe e che invece ha trovato la parola fine. La società nerazzurra libererà Inzaghi che adesso potrà andare al Palermo che verserà al Pisa un indennizzo di 900mila euro. Il Pisa al momento non tratta giocatori con il Palermo ma potrebbe farlo in un secondo momento.

L’inizio

Quindi dopo neppure un anno le strade del Pisa e di Filippo Inzaghi si dividono. L'epilogo era ormai scontato da almeno un paio di settimane. La storia tra il Pisa e Inzaghi inizia un anno fa. Proprio a metà giugno si intuisce, qualche giorno dopo un incontro a Forte dei Marmi con Alexander Knaster, che sarà il tecnico piacentino la nuova guida del Pisa. Dopo la tentata rivoluzione con Aquilani, allenatore al debutto assoluto, il Pisa fa una scelta totalmente diversa. Il pomeriggio del 3 luglio 2024 il Pisa annuncia Inzaghi e fin da subito la piazza gradisce un nome che in serie B è garanzia di risultati. Su tutti il campionato vinto nel 2019/2020 a Benevento ma anche i playoff conquistati con Venezia e Reggina. Oltre a un nome da spendere per la grande carriera da attaccante. Alla conferenza stampa di presentazione Inzaghi spiega che ha cercato a lungo Pisa: «Da tre anni volevo questa piazza. Cercavo un progetto importante e credo proprio di averlo trovato». L'allenatore sembra già vedere quello che succederà: «La cosa più importante è creare un gruppo forte che tenga alla maglia. Dobbiamo riconquistare i tifosi. Vedo già grande entusiasmo e forse troppa benevolenza nei miei confronti senza aver fatto ancora nulla. Sono convinto che la squadra sia forte e vogliamo tornare ad essere competitivi. Dobbiamo costruire un corpo unico. Abbiamo grandi leader come Caracciolo, Marin e Calabresi. Sono convinto che Moreo tornerà in doppia cifra». La costruzione di questo corpo unico nasce con gli allenamenti a porte aperte prima della partenza per il ritiro di Bormio. In Valtellina si cementa il gruppo che già dalle amichevoli estive dimostra di essere forte. Pareggia 1-1 con l'Inter e poi, il successo in Coppa Italia col Frosinone, avvia un cammino esaltante.

Il cammino

Il corpo unico, un gruppo più forte degli infortuni di Esteves e Leris, i giocatori pronti a buttarsi nel fuoco per l'allenatore, la sintonia con la società, per tutta la stagione, e con i tifosi. Il profilo basso, «sono gli altri a dover vincere per forza», ripeteva spesso Inzaghi, e qualche bella intuizione. Su tutte quella di Touré a destra o il lancio graduale di giovani come Angori, Lind e Bonfanti. Moreo non va in doppia cifra ma gioca una stagione straordinaria. L'attaccante milanese è tornato, assieme a Matteo Tramoni, di nuovo ai livelli di Brescia nel 2021-2022. Dove c'era Inzaghi. Ma la vera forza dell'allenatore è stata mentale. Perfetto nel gestire i momenti più difficili. Dopo le due sconfitte con Sassuolo e Spezia il suo «In serie A ci andiamo noi» è stato un segnale importante assieme a quello dei tifosi che dopo il ko del Picco andarono allo stadio ad applaudire la squadra. Tutti gli obiettivi della vigilia sono stati centrati, compreso quello di riportare un entusiasmo che covava sotto la cenere. Il 4 maggio, nonostante la sconfitta a Bari, viene certificato il capolavoro con il ritorno in A dopo 34 anni. Una cosa non certo scontata i cui meriti, al di là di come è finita l'avventura, non possono essere tolti a nessuno. Dalla società, ai giocatori e allo stesso Inzaghi e allo staff tecnico.

La fine

Dopo Pisa-Cremonese 2-1, ultima giornata di campionato, Inzaghi disse: «Io qui sto bene, ho trovato una società che finalmente mi fa lavorare come mi piace. Tutti i presupposti per andare avanti ci sono. Ho un contratto, non vedo problematiche. La Serie A, come ho già detto, è un altro sport e dovremo farci trovare pronti. Voglio tornarci come penso io. Servirà un altro capolavoro, ma siamo già attrezzati». Ma anche il presidente Giuseppe Corrado e il patron Alexander Knaster avevano avuto parole di stima per Inzaghi alla festa promozione. Il resto è storia recente. Se non c'erano più le condizioni per andare avanti è giusto che ognuno prenda la sua strada. Si rischiava di rovinare un quadro perfetto dopo aver regalato una grande felicità a una città intera. Pisa per almeno dieci giorni sembrava Rio de Janeiro durante la settimana del Carnevale. Qualcuno si sente "tradito", altri guardano già avanti. Una cosa è certa per chi ha il nerazzurro nel cuore: cambiano gli allenatori e i giocatori ma il Pisa resta. Quello che conta è il bene della squadra. A cui ha contribuito, seppur per meno di un anno, appena 345 giorni se oggi sarà ufficializzato l’addio, anche Filippo Inzaghi. 
 

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