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Calcio: Serie B

Il Pisa si gode l’effetto D'Angelo: il cambio in panchina funziona, ma non per tutti

di David Biuzzi

	Luca D'Angelo
Luca D'Angelo

Il ritorno del condottiero ha riacceso la squadra ed è stato lui l’unico a fare il pieno tra i quattro allenatori attesi alla prima uscita stagionale

04 ottobre 2022
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PISA. Nessuno come Luca D’Angelo. Certo, non è una novità per il popolo nerazzurro, che il condottiero di Pescara lo ha applaudito e coccolato anche nei giorni della separazione, ma un’altra prova provata è arrivata del debutto-bis del tecnico di Pescara alla guida del Pisa.

L’unico brindisi

La prima sosta del campionato di Serie B edizione 2022/2023, infatti, aveva prodotto una sorta di rivoluzione delle panchine con ben quattro cambi. La stessa scelta dei dirigenti nerazzurri, infatti, l’avevano presa proprio l’avversario di turno Perugia, con Silvio Baldini al posto di Fabrizio Castori, il Como, con Moreno Longo a rimpiazzare Giacomo Gattuso, e il Benevento, con Fabio Cannavaro sulla sedia che fu di Fabio Caserta. Il ballo dei debuttanti, insomma, con quattro allenatori alla prima uscita. Alla fine, però, a ballare da solo è stato proprio D’Angelo. Nel senso che solo lui ha brindato alla prima con una vittoria, nel pomeriggio di sabato 1 ottobre al Renato Curi. Lo ha fatto a spese di Baldini, che era nella sua stessa situazione, mentre Longo è caduto a Cosenza e Cannavaro ha spartito la posta con l’Ascoli. Non sempre e non per forza, dunque, cambiare il manico produce risultati. Soprattutto nell’immediato. Certo, rispetto agli altri, D’Angelo aveva il vantaggio di tornare a casa, dove conosce molto (quasi tutti i giocatori, tutti i dirigenti, la piazza e i suoi umori) e quindi dove sa bene quali tasti premere, in campo e fuori.

Chi resiste

Qualche volta, insomma, è meglio insistere. Una strada che il Pisa aveva provato a battere dopo la sconfitta interna contra con la Reggina, quando tutto lo stato maggiore (il patron Alexander Knaster, il presidente Giuseppe Corrado, i direttori Giovanni Corrado e Claudio Chiellini) avevano confermato la fiducia a Rolando Maran. Uscire dalla tempesta con lo stesso timoniere, infatti, solitamente regala convinzione e slancio. L’attesa reazione, però, nella successiva sfida di Venezia non si era vista. O forse solo in parte. Non abbastanza, comunque, per “salvare” l’allenatore di Trento nonostante il pareggio. Ma anche in questo caso è quello che è successo nello scorso weekend a ribadire che era giusto almeno provarci. Da un analoga situazione di crisi, infatti, sono venute fuori con vittorie tutt’altro che scontate Attilio Tesser e il suo Modena, che ha battuto la capolista Reggina, e Ivan Javorcic e il suo Venezia, capaci di piazzare il poker sul campo della favorita Cagliari.

In salita

Provarci, insomma, era quasi doveroso. Perseverare, invece, sarebbe stato un errore pesante. La situazione, infatti, poteva farsi davvero molto complicata. Tanto che l’acuto di Perugia, per quanto importante e scintillante, da solo non basta. Il primo successo stagionale ha tolto il Pisa dallo scomodo ultimo posto in classifica, infatti, ma non dalle sabbie mobili di una classifica ancora decisamente troppo precaria. Naturalmente più di un passo alla volta non si può fare, ma anche i risultati dell’ultimo turno (con la caduta simultanea delle due capolista, ora raggiunte del Bari) racconta che in un torneo dagli equilibri sottili recuperare terreno non è semplice. Ora il Pisa si è riacceso, è vero, ma non deve più spegnersi. D’altra parte il tecnico non vuole essere chiamato il salvatore della patria né può o deve essere confuso con Re Mida. Anche perché trasformare tutto quel che si tocca in oro per il mitologico sovrano era una maledizione e non certo una dota. Ma se è vero che chi ben comincia è a metà dell’opera Luca D’Angelo ha già fatto un bel passo avanti.


 

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