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Vecchiano, maxi truffa con le auto pagate e mai consegnate: in sette finiscono a processo – I nomi e le accuse

di Redazione Pisa

	Da sx Mucci e Lucchesi durante la trasmissione delle Iene
Da sx Mucci e Lucchesi durante la trasmissione delle Iene

Tutti rinviati a giudizio per la vicenda della “Autoelle” di Vecchiano. Dovranno rispondere di associazione a delinquere

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VECCHIANO. Approderà a processo la vicenda della concessionaria Autoelle di Nodica che – secondo la procura di Pisa – avrebbe visto quasi 200 persone pagare per automobili mai arrivate. Sul banco degli imputati ci saranno tutti i sette indagati per i quali ieri il gup di Pisa Nunzia Castellano ha disposto il rinvio a giudizio. La presunta associazione a delinquere finalizzata alla truffa e all’appropriazione indebita avrebbe fatto sparire 1,4 milioni di euro tra il 2019 e il 2021.

Gli imputati

A processo, dunque, andranno Martina Mucci, 26 anni, di Cecina, legale rappresentante dell’autosalone poi dichiarato fallito nel 2022; Francesco Lucchesi, 49 anni, di Castelnuovo, domiciliato a Ferrara; Gianfilippo Ciaramella, 51 anni, residente a Rosignano Marittimo; Raul Bianchi, 62 anni, di Camigliano (Capannori); Sante Vito Didio, 47 anni, di Prato; Antonella Monaco, 43 anni, di Prato; Maurizio Pantaleoni, 58 anni, di Roma.

Le accuse

Per tutti, eccetto Pantaleoni, l’accusa è di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e all’appropriazione indebita. Promotrice dell’organizzazione illecita sarebbe stata Meucci, nel ruolo di responsabile sulla carta dell’Autoelle, della quale Lucchesi era l’amministratore di fatto. Didio gestiva invece l’ Autonoleggio Latini Sas di Prato mentre Monaco figurava come legale rappresentante della ditta individuale Feel Pride di Prato e Ciaramella e Bianchi, infine, erano i venditori in forza all’Autoelle.

La bancarotta

Un altro filone dell’indagine riguarda la bancarotta di Autoelle Group, con un “buco” stimato in circa 900mila euro. Secondo la procura i responsabili sarebbero stati Mucci, Lucchesi, Didio, Monaco e Pantaleoni come amministratore di diritto dell’autonoleggio Latini Sas.

Nel dettaglio, Didio e Monaco avrebbero messo a disposizione i conti correnti su cui venivano riversati i soldi della presunta truffa e avrebbero emesso false fatture con causale “noleggio auto” per operazioni inesistenti.

Il sistema prevedeva che le vetture venissero pubblicizzate su siti e riviste specializzate attraverso offerte accattivanti. Il cliente entrava nei locali di Nodica, versava l’anticipo e poi passava il tempo, anche mesi, a sollecitare consegne che non venivano concluse. In alcuni casi sarebbero stati falsificati pure i contratti di finanziamento intestati a ignari automobilisti per l’acquisto di veicoli che poi venivano trasferiti su altri proprietari. E il debitore inconsapevole veniva, quindi, cercato dalla finanziaria per restituire soldi mai visti.

In televisione

La vicenda vede 190 parti offese in tutta la Toscana, ma anche da molte altri parti d’Italia, dal Piemonte alla Sicilia. Del caso si occuparono anche le Iene. In tv Mucci ammise le spese folli per viaggi a Montecarlo e borse (anche di 15mila euro) con i soldi della società: «Ho sbagliato, ma sono una prestanome di Lucchesi». E lui, il presunto responsabile, dopo essere stato braccato tra Castelnuovo, Lucca e Cecina alla fine si arrese all’inviato del programma tv. E in lacrime ammise che «gli errori si fanno tutti nella vita».
 

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