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Pisa-Verona, guerriglia ultras in mezzo al quartiere: la follia e (le falle nella sicurezza) nel racconto di un lettore

di Redazione Pisa

	La via degli scontri
La via degli scontri

Solo per una coincidenza fortuita (e fortunata) gli studenti in uscita dal Da Vinci-Fascetti non si sono “incrociati” con la violenza degli ultrà

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PISA. «Quando le strade sono vuote e non ci sono tifosi a giro è tutto chiuso, blindato. Un cittadino non può tornare a casa, un vecchietto non può passare. Però poi succedono queste cose. La sicurezza dov'è? Sono arrivati troppo presto i tifosi?».

A scrivere queste parole è un nostro lettore, Marco Gianni, che ben esemplifica i sentimenti di tanti cittadini, ma in particolare dei residenti di porta a Lucca, dopo gli scontri tra ultras del Pisa e del Verona. Perché le scene di guerriglia dentro al quartiere non si possono dimenticare. Così come non potranno essere scordati gli odori e i rumori di questa giornata particolare.

«Abbiamo sentito gli scoppi – spiegano due ragazzi, affacciati dalla finestra al primo piano delle loro casa di via Piave – e poi abbiamo visto le botte. C’era un ragazzo a terra con la testa spaccata e continuavano a picchiarlo. Sono dovuti intervenire i poliziotti per portarlo all’ambulanza».

A rendere ancora più surreale il tutto, il fatto che la partita non fosse di domenica e, di conseguenza, le vicine scuole fossero aperte. Solo per una coincidenza fortuita (e fortunata) dunque gli studenti in uscita dal Da Vinci-Fascetti non si sono “incrociati” con la violenza degli ultrà.

Una situazione che, tornando al nostro lettore Gianni, lascia «profonda amarezza per la mancanza di sicurezza. Assenza totale di presidi, forze dell'ordine, transenne, barriere dello stadio aperte. Nessuna scorta. Si doveva sapere che Verona (e in futuro Lazio) sono le due squadre più critiche e si doveva blindare in anticipo».

Durante la mattinata di ieri c’è stato anche qualche momento di tensione con dei residenti della zona che si sono trovati a non poter rientrare nelle proprie abitazioni per qualche decina di minuti. Tutto risolto in poco tempo, ma certo non un’esperienza da replicare.

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