Il Tirreno

Pisa

L’intervista

Le spiagge del litorale pisano verso il pienone. Ma Fontani racconta le difficoltà dei balneari (a partire dalle banche)

di Roberta Galli
Sopra una veduta del litorale pisano
Sopra una veduta del litorale pisano

Fabrizio Fontani (Sib): «La prospettiva delle aste blocca gli investimenti»

13 maggio 2024
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MARINA DI PISA. «I nostri clienti ci hanno concesso di nuovo la loro fiducia. Il lavoro non manca, ma è altissimo il timore che questo possa essere davvero l’ultimo anno per noi, senza dimenticare che a rischio ci sono tanti posti di lavoro, tra chi è impiegato sulle spiagge e chi opera nelle attività ricettive collegate. Per non parlare dell’indotto. L’iter della Bolkestein, tra sentenze varie, sta marciando spedito e all’orizzonte non vediamo niente di buono». Ad accendere di nuovo i riflettori sugli stabilimenti balneari è Fabrizio Fontani, imprenditore di lungo corso, titolare di due Bagni a Tirrenia, e presidente del Sib (Sindacato Italiano Balneari) aderente a Confcommercio Provincia di Pisa.

Sul mare la stagione è partita ancora una volta con il piede giusto. Le prenotazioni corrono e i numeri, in tema di presenze, fanno sperare di eguagliare i successi dello scorso anno. Buona parte degli stabilimenti ha aperto già il primo maggio, ma il morale tra gli addetti ai lavori è bassissimo.

«Il rischio che corriamo alla luce dei fatti è altissimo. Sulle spiagge del litorale pisano – spiega ancora Fontani – c’è il lavoro di tante famiglie di imprenditori che negli anni hanno creato opportunità anche per gli altri. Se la politica resta immobile andremo tutti a casa, senza una garanzia, senza un pur minimo risarcimento e questo è ingiusto, perché noi svolgiamo da sempre un servizio apprezzato da tutta la comunità».

Fontani, tutto dipende dalle aste?

«Certo, è questa la nostra spada di Damocle. Viviamo questa lunghissima fase, ormai sono anni, nell’incertezza più assoluta. Manca una normativa precisa che ci tuteli. Affrontiamo giorno per giorno la situazione come se fossimo in mezzo alla nebbia. Si susseguono sentenze che si contraddicono tra di loro. Nel frattempo continuiamo ad aspettiamo una risposta forte dal governo per porre fine a questa agonia che ormai si protrae da troppi anni e noi siamo veramente stanchi».

Come affronta l’impegno quotidiano un imprenditore balneare?

«Malissimo, pensando tutti i giorni che questa potrebbe essere l’ultima stagione, ma dobbiamo impegnarci lo stesso, con la determinazione e la professionalità di sempre, perché i clienti meritano il nostro rispetto. Ma come imprenditori abbiamo veramente le pile scariche. Passiamo da una riunione all’altra, tra avvocati e commercialisti, mentre il nostro mestiere sarebbe quello di pensare a investire per il futuro e a migliorare le nostre aziende».

Una situazione che blocca gli investimenti?

«È naturale. Sfido chiunque a mettere mano al portafoglio non conoscendo la fine di tutta questa storia. Il nostro è un quadro allucinante sotto ogni punto di vista, perché gli stabilimenti balneari sono aziende che hanno bisogno di nuova linfa continua, di migliorie e soprattutto di una stabilità da offrire ai dipendenti, che sono le risorse primarie per poter portare avanti tutti i nostri servizi».

Già ci sono ripercussioni nelle attività locali?

«Assolutamente sì. Come è difficile fare investimenti, allo stesso tempo è problematico pensare di fare progetti a lungo termine sulle risorse umane e così molti si rendono conto della precarietà e preferiscono puntare la loro attenzione su altri settori. Così si perdono professionalità e competenza. Ma non solo. C’è chi vorrebbe, nonostante tutto, portare avanti la propria impresa, ma il sistema creditizio non concede più niente: le banche non ci danno mutui perché formalmente la scadenza della concessione è arrivata. E spesso dobbiamo impegnare risorse personali per far fronte a ogni esigenza».

Cosa vi aspettate a questo punto?

«Quello che chiediamo da sempre: una parola definitiva da Roma che possa mettere fine a tutto questo caos. Il governo deve assolutamente mantenere gli impegni presi. Sul nostro futuro si stanno addensando nubi sempre più fosche, alimentate da un caos normativo che sta portando ogni Comune a legiferare per conto proprio, in assenza di una legislazione nazionale univoca. È impensabile a metà 2024, con le aste alle porte, dover ancora chiedere alla politica di agire».

Qual è il suo appello?

«Noi non abbiamo più tempo, il governo deve rendersene conto e agire di conseguenza, ma subito perché a rischio ci sono famiglie e posti d lavoro, non solo sul litorale pisano, ma in tutta Italia».

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