Il Tirreno

Pisa

Sanità: la storia

Un melanoma scoperto al mare, il racconto di Daniele Biagini: «Così la mia vita è stata salvata»

di Paola Silvi

	Daniele Biagini
Daniele Biagini

Pisa, la visita sulla spiaggia, durante un’iniziativa di sensibilizzazione sull’esposizione al sole. La diagnosi e le cure del dottor Cristian Fidanzi nella testimonianza del 53enne di Calci

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CALCI. «Era l’estate scorsa. Ero al mare a Marina di Pisa e dovevo partire la settimana successiva per Formentera. A tutto pensavo tranne che a un tumore. In spiaggia c’era un’iniziativa di prevenzione e sensibilizzazione sulla corretta esposizione al sole. Visto che ero già lì decisi di andare. Il dermatologo appena mi dette una rapida occhiata mi fissò subito un appuntamento al mio rientro dalle vacanze. Avevo un melanoma». Comincia così la storia di Daniele Biagini, 53enne, residente a Calci. E del suo medico Cristian Fidanzi che gli ha salvato la vita.

Fidanzi, specialista in dermatologia e venereologia all’Aoup di Pisa, era stato chiamato a intervenire al bagno Uisp per una giornata di prevenzione su queste tematiche come tante se ne organizzano soprattutto d’estate. «Alla fine del dibattito e dei consigli – racconta il dermatologo – su richiesta di qualche persona presente mi sono prestato a vedere qualche nevo che loro segnalavano. Non erano visite ma solo valutazioni preliminari dei vari bagnanti».

Quando è stato il turno di Daniele però Fidanzi, con il suo dermatoscopio alla mano, una specie di lente che permette – a chi se ne intende ovviamente – di apprezzare tutta una serie di caratteristiche cutanee, ha capito subito che qualcosa non andava. «Su di lui avevo visto una lesione atipica. L’ho convocato in ospedale e gliel’ho tolta. Era un melanoma invasivo in fase iniziale. È stato immediatamente asportato, poi c’è stato – ripercorre le tappe – un intervento di allargamento. Le ecografie seguenti erano tutte negative e anche alla visita che ha fatto recentemente era tutto a posto. Verosimilmente il problema è stato risolto».

Ma se Fidanzi, nel suo ruolo di medico ne parla dal punto di vista clinico, per Daniele la questione assume tutta un’altra prospettiva. «Sono stato baciato dalla fortuna –, dice senza girarci troppo intorno. – Ho i capelli rossi e le lentiggini. Sapevo di essere un soggetto a rischio tanto che avevo avuto anche dei precedenti. Ma tra la pandemia e il lavoro avevo trascurato i controlli e, sinceramente, non avendo nessun sintomo, proprio non ci pensavo. Del resto finché le malattie non ti toccano da vicino, non credi mai che quello che si sente in giro possa capitare anche a te».

E invece in un’assolata giornata di sole e di relax di fine luglio arriva la doccia fredda. La diagnosi che non ti aspetti. «È successo tutto in fretta. Appena tornato dalle vacanze sono andato all’appuntamento che già avevo fissato. Il dottore mi ha asportato il nevo. Avrei dovuto aspettare i canonici 40 giorni per i risultati dell’esame istologico ma dopo poco più di una settimana mi ha contattato. La notizia è stata di quelle brutte – aggiunge – ma alla fine, grazie alla tempestività e alla professionalità del medico, a cui sarò eternamente riconoscente, c’è stato un lieto fine». Da allora Daniele non salta una mappatura dei nevi e quel periodo è un ricordo inquietante ma lontano.

«La mia vita – conferma – scorre come prima ma ho imparato una lezione che difficilmente dimenticherò. La prevenzione conta e salva. Controllarsi permette di avere chance per il futuro». E l’esposizione al sole rappresenta il più importante fattore di rischio per lo sviluppo dei tumori della pelle che possono dividersi in due grosse categorie: i melanomi e i non melanoma skin cancer. «I primi – spiega Fidanzi – sono tumori a prognosi peggiore che derivano dai melanociti, ovvero da quelle cellule deputate alla produzione di melanina, cioè di pigmento. I secondi invece dai cheratinociti e sono rappresentati dai carcinomi basocellulari e squamocellulari. I basocellulari hanno una prognosi ottima mentre gli squamocellulari talvolta possono metastatizzare anche se molto meno frequentemente dei melanomi. Il melanoma è un tumore maligno che può originare non solo sulla pelle ma anche nell’occhio, nel cavo orale, nei genitali e a livello delle meningi. Estramente raro prima nella pubertà, tende a colpire prevalentemente i soggetti tra i 30 e i 60 anni. È il secondo tumore più frequente sotto i 50 negli uomini e l’’incidenza è in costante aumento. Anche se oggi, grazie alle diagnosi nuove e precoci si riscontrano molti melanomi sottili, con spessore ridotto e una buona prognosi». Sette melanomi su dieci originano però da cute sana, da un nevo non esistente prima. «Quando arriva ex novo, si presenta come nuova lesione piana pigmentata nero bluastra, a crescita irregolare, disomogenea nel colore e nei bordi e nella forma. E dopo essere cresciuta in senso orizzontale inizia a farlo in senso verticale ispessendosi. Questa è la variante cronica più frequente. Ma il melanoma nella fase iniziale ha uno sviluppo lento e questo ci consente, se adeguatamente diagnosticato, di asportarlo senza nessun’altra conseguenza per il paziente. Proprio come nel caso di Daniele», conclude.

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