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Psichiatra aggredita al Santa Chiara: è una stretta collaboratrice della dottoressa Barbara Capovani

di Sabrina Chiellini
Psichiatra aggredita al Santa Chiara: è una stretta collaboratrice della dottoressa Barbara Capovani

Pisa, solo l’intervento degli infermieri ha evitato il peggio

28 marzo 2024
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PISA. Non è trascorso ancora un anno dall’uccisione della psichiatra Barbara Capovani e nello stesso reparto si registra un’altra aggressione ai danni di una collega della psichiatra uccisa da un suo paziente. L’ultima vittima è una dottoressa del reparto di psichiatria di Pisa, una collega della dottoressa Capovani, presa a pugni e schiaffi durante il turno di notte di alcuni giorni fa. La donna è stata sbattuta a terra da una paziente, che era stata ricoverata nel reparto di psichiatria in seguito ad un trattamento sanitario obbligatorio. In un momento di rabbia, la paziente ha preso a calci la dottoressa fino a farla cadere. Solo l’intervento degli infermieri ha evitato il peggio. Poi la denuncia, per evitare che la stessa persona possa farlo di nuovo.

La dottoressa aggredita è una stretta collaboratrice di Barbara Capovani, è stata curata al pronto soccorso e dimessa con sette giorni di prognosi. «La problematica delle aggressioni al personale sanitario impiegato nei Servizi Psichiatrici di diagnosi e Cura (Spdc) – sottolinea Angelo Cerù direttore del dipartimento salute mentale della Asl Toscana nord ovest – rappresenta un tema sul quale l’Asl ha messo in campo diverse misure per prevenire le aggressioni: dalla presenza della vigilanza al cambio turno alla possibilità di richiedere un intervento della stessa attraverso il numero breve, dall’assistenza legale a quella psicologica. Sebbene il personale sia professionalmente preparato a gestire le situazioni di crisi che possono verificarsi quando si ha a che fare con questo tipo di pazienti, purtroppo può accadere che si verifichino episodi violenti». Massimo Ughi, responsabile della rete della sicurezza e prevenzione nei luoghi di lavoro, ricorda che nei giorni scorsi con la Prefettura di Pisa «è stato firmato un protocollo d’intesa in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie, per la gestione degli interventi urgenti nei casi di aggressione e di violenza nei confronti degli operatori, condiviso con l’Azienda ospedaliero universitaria pisana e le forze di polizia, dove sono previste azioni volte alla prevenzione, valutazione e riduzione del rischio per gli operatori nello svolgimento della loro attività».

Il dottor Giuseppe Figlini, presidente provinciale dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri rileva che «questi eventi sono sempre più frequenti e gravi. I medici e il personale sanitario in generale sono diventati il capro espiatorio della sanità pubblica. È successo prima con gli operatori della sicurezza, poi della scuola e ora tocca a chi lavora nella sanità». Dalla statistica arriva un’idea di quella che è la situazione. «Ci sono le aggressioni rivolte alla persona – aggiunge – come quella avvenuta ai danni della psichiatra. Ma ora sono in aumento esponenziale anche quelle dei “familiari” nei confronti di tutto il personale sanitario. Succede soprattutto nei pronto soccorso degli ospedali, specialmente quando ci sono lunghe attese o quando qualcuno pensa di non ricevere le giuste attenzioni, non sapendo che i medici stanno facendo tutto il possibile. In Toscana, per fare un esempio, l’azienda che ha avuto più denunce nei confronti del personale è l’ospedale pediatrico Meyer: evidentemente sono quelle dei familiari che pensano di non trovare risposte adeguate. Sono persone che vedono il medico come un nemico e non come un professionista a tutela della loro salute. Il malcontento per come sono organizzati i servizi ricade sugli operatori come se fossero loro i responsabili dei disservizi quando invece sono a loro volta vittime di come è ormai organizzata la sanità pubblica, sottoposti a turni pesanti, a lavorare sotto stress. C’è bisogno di rivedere il sistema e di restituire ai medici e agli operatori sanitari la giusta considerazione».

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