Il Tirreno

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In tribunale

Marzia Corini assolta perché il fatto non sussiste: «Finisce un incubo durato nove anni»

di Francesco Paletti
Marzia Corini assolta perché il fatto non sussiste: «Finisce un incubo durato nove anni»

Il processo sulle morte del fratello avvocato, la sentenza d’appello bis: «Devo ancora metabolizzare l’accaduto»

28 marzo 2024
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PISA. La fine di un incubo lungo nove lunghissimi anni. È innocente la dottoressa Marzia Corini, anestesista che ha lavorato per 20 anni all’Ospedale di Cisanello di Pisa prima di diventare medico umanitario a tempo pieno, impegnata sui teatri di guerra di mezzo mondo. Assolta con formula piena: il fatto non sussiste. Vuol dire che il fratello Marco, notissimo avvocato penalista di La Spezia scomparso il 25 settembre 2015, è deceduto per cause naturali: un tumore all’intestino. Non è stata lei ad ucciderlo. Così ha stabilito ieri la Corte d’assise d’appello di Milano, giungendo alle stesse conclusioni cui era arrivata quella di Genova del 2022. «Sì, è tutto vero, ma ancora devo metabolizzare quanto è accaduto: per nove anni ho convissuto con l’accusa di aver ucciso mio fratello per questioni di eredità. È stato così fino alle 14.30 di oggi (ieri ndr): oltre al peso che un’accusa del genere può avere sulla vita di una persona che sa di essere innocente, sarebbe stata anche la nemesi della mia vita».

È presto per voltarsi indietro e guardare a quell’incubo iniziato nove anni fa?

«Sì. Ho bisogno di realizzare, anche psicologicamente, che è tutto alle spalle».

Che cosa prova nei confronti di chi l’ha indicata come l’assassina i suo fratello?

«Bella domanda. Non credo di provare odio: è un sentimento troppo grande e forte per la “piccolezza” di chi mi ha attaccato e accusato. Rimane, però, la profonda amarezza per quei nove anni che ho trascorso con questa enorme fardello sulle spalle: sarà impossibile dimenticarli. Consideri che il 6 agosto compirò 60 anni e quando è iniziato tutto ne avevo cinquantuno. Non si può prendere a una persona un periodo così lungo della vita: credo che nel sistema ci sia qualcosa di profondamente sbagliato».

Che cosa?

«Non lo so, sono un medico e non un giurista. Ma in questi anni mi sono chiesta più volte che cosa mi sarebbe potuto accadere se non avessi potuto permettermi, anche economicamente, una difesa così lunga e impegnativa. E ho pensato anche alle tante persone che possono trovarsi in una situazione simile, senza avere le mie possibilità, magari perché hanno figli o famiglia o, invece, non hanno un lavoro: che ne è di loro? Ecco perché le dico che credo proprio che il sistema vada cambiato».

Adesso che cosa farà?

«I prossimi giorni mi serviranno per cominciare a rendermi conto di ciò che è accaduto e anche per iniziare a elaborare il lutto. Poi ripartirò. Ho scelto di fare il medico in missioni umanitarie, quella è la mia vita e continuerò a farla, almeno fino a quando le condizioni di salute me lo permetteranno».

Sa già dove andrà?

«Proprio non ne ho ancora idea (sorride): consideri che stamani (ieri, ndr) , quando sono partita da casa, ero ancora l’assassina di mio fratello. Medici Senza Frontiere mi aveva proposto un lavoro in Afghanistan, ma ci sarà tempo per valutare e decidere».

A Pisa da quando si è sparsa la voce della sua assoluzione fra chi la conosce c’è stato quasi un respiro di sollievo collettivo.

«Qualcosa ho visto, ma non ho ancora avuto modo di guardare con attenzione. Pisa per me è stata una città molto importante: lì ho studiato e lavorato per venti anni. Ho tanti amici. In generale proprio la stima, la vicinanza e la solidarietà delle tantissime persone che mi hanno conosciuto negli anni, in Italia e all’esterno, sono state probabilmente uno dei principali motivi che mi hanno spinto ad andare avanti e ad arrivare fino a questa sentenza. ..».

In che senso?

«L’ho già detto altre volte e non ho problemi a ripeterlo: dal 2015 ad oggi più di una volta ho pensato che il suicidio potesse essere una via d’uscita ragionevole. Se non l’ho fatto, probabilmente, è anche per quell’ondata d’affetto, solidarietà e fiducia che in tanti mi hanno manifestato ininterrottamente fin dall’inizio».
 

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